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Decalogo per una Europa sostenibile

Internalizzare i costi ambientali, sviluppare indicatori ambientali e sociali che vadano oltre il PIL, eliminare i sussidi dannosi per l’ambiente e quelli ai combustibili fossili, tagliare le emissioni del 30%, riformare la Politica Agicola in senso green, sostenere…

Internalizzare i costi ambientali, sviluppare indicatori ambientali e sociali che vadano oltre il PIL, eliminare i sussidi dannosi per l’ambiente e quelli ai combustibili fossili, tagliare le emissioni del 30%, riformare la Politica Agicola in senso green, sostenere di più la tutela della biodiversità, rafforzare la valutazione di impatto ambientale.
Questo in sintesi il decalogo che in vista del Consiglio Europeo del 22-23 novembre i Direttori Generali del WWF dei vari paesi europei hanno scritto in una lettera aperta ai capi di Stato “Per un’Europa più sostenibile” perché  il WWF ritiene che sia necessario affrontare ora le sfide ambientali, sociali ed economiche per pianificare una transizione ecologica verso una società europea più sostenibile.

“L’Europa è giunta a un bivio. I negoziati riguardanti il bilancio 2014-2020 giungeranno alla fine di questo mese  a una decisione cruciale. Il Presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, ha messo a punto una roadmap europea che rappresenta un’opportunità storica per iniziare un nuovo ciclo di civilizzazione sul nostro vecchio continente. L’Europa è stata responsabile dell’invenzione e della diffusione a livello mondiale di concetti fondamentali come lo stato di diritto, la democrazia e lo stato sociale.

Oggi l’Europa ha la possibilità di fare scelte politiche ambiziose e definire un nuovo modello di sviluppo basato sulle necessità del genere umano e del Pianeta. Per rendere questo possibile il WWF ritiene che sia necessario affrontare ora le sfide ambientali, sociali ed economiche per pianificare una transizione ecologica verso una società europea più sostenibile ed ecologica.

Il WWF Francia alla chiusura della sesta edizione del suo Green Forum, il 28 settembre del 2012, ha lanciato l“Appello di Parigi” adottato da tutti i WWF europei che stanno richiedendo agli Stati membri del Consiglio Europeo, al Parlamento europeo e alla Commissione Europea di ravvivare l’ideale di un’Europa sostenibile come strumento per unire i popoli d’Europa nel perseguire un obiettivo comune.

La transizione ecologica: una grande opportunità per una nuova politica industriale
Combinare l’economia con l’ecologia in una nuova transizione ecologica è una formula che contiene grandi prospettive come strumento per rilanciare l’economia e creare posti di lavoro.

Si tratta soprattutto di un ideale che può garantire un’iniezione di fresco ottimismo nel progetto europeo, galvanizzando i cittadini attorno a una visione della società socialmente ed ecologicamente responsabile.
Pertanto richiediamo ai capi di Stato e ai Governi europei, alla Commissione Europea e al Parlamento europeo di impegnarsi per i 10 principi fondamentali come modello per lo sviluppo sostenibile che rappresenta l’unica soluzione delle crisi che affliggono il nostro continente.”

La lettera è stata firmata da Adriano Paolella Direttore Generale WWF Italia e dai colleghi
Gerald Steinlegger, WWF Austria – David Nussbaum, WWF UK – Gitte Seeberg, WWF Denmark Damien Vincent, WWF Belgium – Hakan Wirten, WWF Sweden – Eberhard Brandes, WWF Germany – Liisa Rohweder, WWF Finland – Akos Fath, WWF Hungary – Johan van de Gronden, WWF Netherlands – Juan Carlos del Olmo, WWF Spain – Demetres Karavellas, WWF Greece – Magdalena Dul-Komosinska, WWF Poland –  Andreas Beckmann WWF DCPO – Paolo Lombardi, WWF MEDPO – Tony Long, WWF European Policy Office.

L’APPELLO DI PARIGI

1. Internalizzare i costi ambientali esterni nei processi decisionali governativi, aziendali ed economici;
2. Sviluppare indicatori ambientali del benessere sociale diversi dal PIL. Tali indicatori dovrebbero costituire la base della formazione delle politiche e dei processi decisionali, compresi i programmi di riequilibramento economico per i paesi in forte crisi come la Grecia il Portogallo.
3. Riorientare il bilancio europeo 2014-2020 per porre fine ai sussidi dannosi dal punto di vista ambientale e riorientarli verso i settori della green economy (innovazione ecologica, energia e risparmio delle risorse, energia rinnovabile, edilizia sostenibile, veicoli a basse emissioni di carbonio, agricoltura sostenibile ecc.) che sono più sostenibili e capaci di creare maggiore occupazione. Almeno il 25% del prossimo bilancio europeo dovrebbe essere allocato alla lotta ai cambiamenti climatici e ai relativi adattamenti, e il 15% dovrebbe finanziare la protezione della biodiversità e delle risorse naturali;
4. Riformare radicalmente la Politica Agricola Comune, rafforzando il secondo “pilastro” dello sviluppo rurale, destinando il 50% delle risorse alle misure per sostenere le sfide ambientali e promuovere  pratiche agricole più sostenibili, e riformando in modo significativo il primo “pilastro” con una componente “verde” efficace, per garantire così una legittimazione delle risorse che il bilancio UE impegna per l’agricoltura;
5. Porre fine ai sussidi pubblici per le infrastrutture high-carbon come il traffico aereo e stradale e garantire al contrario sostegno ai trasporti low-carbon che oltre a soddisfare obiettivi ambientali più diffusi e ridurre gli impatti come la frammentazione degli habitat, includono il trasporto pubblico e forme di trasporto intelligente (es. car sharing, car pooling).
6. Porre fine ai sussidi per i combustibili fossili e riorientarli verso fonti energetiche ad alta efficienza e rinnovabili;
7. Aumentare il budget del programma  LIFE, fino a raggiungere l’1% del prossimo bilancio europeo 2014 – 2020, allo scopo di sostenere la conservazione della biodiversità in Europa;
8. Rafforzare piuttosto che indebolire le valutazioni di impatto ambientale, che sono cruciali per aumentare l’efficienza dei progetti europei e ridurre il rischio di incidenti e di impatti negativi sul territorio;
9. Rafforzare l’obiettivo della riduzione delle emissioni per l’Unione Europea dal 20% al 30% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 e raggiungere obiettivi di efficienza energetica rafforzando al tempo stesso l’Emission Trading Scheme  (ETS) per Europa;
10. Introdurre una tassa sulla transazioni finanziarie per controllare meglio  il sistema finanziario ricavando nuovi fondi pubblici per la transizione ecologica nell’Unione Europea.

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