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Nuovi dati sulla mortalita’ del lupo grazie a citizen science

Negli ultimi 6 mesi solo il 6% di lupi sono morti per cause naturali: la prima causa di morte sono incidenti stradali e bracconaggio Dalle live streaming con gli esperti WWF sul lupo su Facebook Nel giorno del…

Negli ultimi 6 mesi solo il 6% di lupi sono morti per cause naturali: la prima causa di morte sono incidenti stradali e bracconaggio

Dalle live streaming con gli esperti WWF sul lupo su Facebook

Nel giorno del Wolf Day del WWF arrivano nuovi dati sulla mortalità dei lupi nel nostro paese che confermano quanto il simbolo della biodiversità italiana continui ad essere ad alto rischio. Si tratta dei risultati dei primi sei mesi del progetto ‘Morte tra i lupi – quanti lupi muoiono ogni anno in Italia?’, lanciato dal gruppo ItalianWildWolf, composto da ricercatori, fotografi e appassionati del lupo. Questo progetto di citizen science, in cui i cittadini sono chiamati a raccogliere dati a scopo scientifico, rappresenta il primo esempio in Italia, applicato al lupo, ed ha l’obiettivo di attivare una raccolta di dati basati su osservazioni dirette e sulle notizie delle cause di morte del lupo diffuse da tutti gli organi di informazione.
In soli 6 mesi sono state segnalate ben 53 carcasse, ma molte di più potrebbero essere quelle mai rinvenute o passate sotto silenzio. Dai dati raccolti dal 1 novembre 2016 al 30 aprile 2017, è emerso che solo il 6% dei decessi registrati è riconducibile a cause naturali, mentre gli incidenti stradali (53%) ed il bracconaggio (32%) rappresentano le prime cause di morte. Tuttavia queste percentuali sono difficilmente rappresentative, in quanto è molto più probabile rinvenire una carcassa lungo la strada piuttosto che in un bosco: quindi sia il bracconaggio che le morti naturali potrebbero avere un’incidenza maggiore, sebbene dietro agli stessi investimenti si possano nascondere episodi di avvelenamento che debilitano i lupi esponendoli maggiormente al rischio di incidenti.
Gli episodi di bracconaggio sono stati compiuti con i mezzi più diversi, dalle armi da fuoco a lacci a bocconi avvelenati. Tra le regioni con il numero più elevato di segnalazioni (prevalentemente per incidenti stradali) spunta il Piemonte, in cui il lupo è presente almeno dal 1992 e che rappresenta un corridoio essenziale per la sopravvivenza del lupo sull’Arco alpino.
Il problema della mortalità per cause antropiche, per quanto difficile da stimare, si conferma, ancora una volta, significativo per la popolazione di lupo italiana, soprattutto sull’Arco alpino.
Il WWF ringrazia ItalianWildWolf per il prezioso lavoro, invitando tutti i cittadini e gli appassionati a collaborare alla raccolta delle informazioni, ad auspica una maggiore collaborazione tra gli enti preposti, in particolare Istituti Zooprofilattici, Regioni, ASL, Parchi ed ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), al fine di elaborare dati ancora più robusti e scientificamente attendibili. Intanto il Piano nazionale di gestione del lupo nel quale sono presenti azioni importanti per la tutela del simbolo della biodiversità italiana continua ad essere fermo in Conferenza Stato-Regioni: il WWF ribbadisce la richiesta che venga approvato al più presto senza il paragrafo sugli abbattimenti legali, così come indicato dalla quasi totalità delle Regioni.

È possibile partecipare al progetto di ItalianWildWolf alla pagina www.facebook.com/lupiuccisi/ e sostenere fino al 22 maggio la campagna #SOSLUPO del WWF attraverso un SMS solidale al numero 45524*, lanciata per contrastare il bracconaggio e favorire la coesistenza del lupo con le attività antropiche.

Dalle 18:00 alle 19:00 diretta streaming con esperti WWF sul lupo per parlare delle minacce e dei metodi per una convivenza possibile
 

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