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E’ ancora possibile la sostenibilità?

Troppo spesso oggi l’aggettivo “sostenibile” è stato svuotato del suo vero significato, come dimostrano moltissimi prodotti e attività “green”, che sono solo un po’ meno dannosi rispetto alle alternative convenzionali. A causa del potere della ‘sosteniblablablà’ (come la…

Troppo spesso oggi l’aggettivo “sostenibile” è stato svuotato del suo vero significato, come dimostrano moltissimi prodotti e attività “green”, che sono solo un po’ meno dannosi rispetto alle alternative convenzionali. A causa del potere della ‘sosteniblablablà’ (come la definisce il Presidente del Worldwatch Institute, Robert Engelman) il mondo ha in buona parte ignorato il ricco spettro di cambiamenti politici, culturali e tecnologici che possono tracciare la strada verso un futuro realmente sostenibile. Ma i ripetuti allarmi della comunità scientifica – e il 27 settembre verranno resi noti i primi dati del quinto rapporto dell’IPPC (Intergovernmental Panel on Climate Change) sullo stato del sistema climatico – indicano che questi cambiamenti sono quanto mai urgenti. Ma trasformare la società attuale in una società sostenibile è ancora possibile?

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Se lo chiede il nuovo volume del Worldwatch Institute “State of the World 2013 – È ancora possibile la sostenibilità?” la cui edizione italiana, a cura del direttore scientifico del WWF Italia Gianfranco Bologna per Edizioni Ambiente, viene presentata oggi a Padova, nell’ambito della XV assemblea del Coordinamento delle Agende 21 Locali Italiane, e in diretta streaming  (ore 17), con la partecipazione tra gli altri di Michael Renner, senior researcher del Worldwatch Institute.

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Nello State of the World 2013, scienziati, esperti di politica ed economia e opinion leader di fama mondiale affrontano la questione cercando di ridare un senso al termine “sostenibilità” per superarne la mera accezione di strumento di marketing. Nel farlo, definiscono parametri di valutazione e quantificazione della sostenibilità, analizzano le politiche e le azioni che possono metterci sulla strada della prosperità senza intaccare il benessere delle generazioni future (dalle soluzioni energetiche alla trasformazione dei mercati fino alle nuove tecniche agricole), ed esplorano i modi in cui, se non interveniamo in modo efficace prima di raggiungere i punti critici planetari, governi e comunità dovranno preparare le società al declino ambientale e all’esaurimento delle risorse, rafforzando la democrazia, la resilienza e la protezione del patrimonio culturale.

Hanno detto:

Carlo Petrini:  “La sostenibilità non è una delle opzioni, ma la sola che ci rimane. È tempo di comprendere che solo le produzioni, i comportamenti, i consumi e le politiche che hanno la sostenibilità ambientale,
quella economica e quella socio-culturale come quadro di riferimento devono avere cittadinanza sul pianeta. Il resto va considerato nemico del bene comune
”.

Mario Tozzi:  “Nessuno sviluppo sembra sostenibile in un pianeta così pieno di uomini così esigenti: invece ci sono ancora tutti i motivi per cambiare idea, lottare e riconvertire prima la cultura e poi le attività produttive. Sono anni che il Worldwatch Institute analizza la Terra con il pessimismo dei numeri e, nello stesso tempo, ci spinge a operare con l’ottimismo della volontà”.

Luca Mercalli:  “Anche se stiamo stupidamente perdendo tempo, non è mai troppo tardi per imboccare la strada della sostenibilità. Il modo migliore per farlo è smettere di parlare e praticarla“.

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