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Professione volontario: la storia di Valentina, Oasi WWF di Vanzago

Trovare al mondo un bambino che non ami gli animali è raro, ma trovarne uno che li ami tutti lo è ancora di più. Valentina Morino è una di quelle. Oggi volontaria presso l’Oasi WWF di Bosco Vanzago,…

Trovare al mondo un bambino che non ami gli animali è raro, ma trovarne uno che li ami tutti lo è ancora di più. Valentina Morino è una di quelle. Oggi volontaria presso l’Oasi WWF di Bosco Vanzago, alle porte di Milano, Valentina amava fin da piccola collezionare giochi e tutto quanto facesse riferimento al mondo animale: “Adoravo ogni singola specie ma temevo i ricci, per via dei loro aculei. Poi, nel 1990, durante un normale giorno di scuola, conobbi il WWF e così all’età di soli nove anni decisi di iscrivermi”.
Un legame che dura ancora oggi, e che ha permesso a Valentina di procedere verso il raggiungimento del suo obiettivo. Ma sarebbero in errore tutti coloro che la immaginassero con uno stetoscopio appeso al collo, perché la strada da lei percorsa è stata un’altra, seppur parallela: quella del volontariato. “Sono laureata in lingue e nonostante fin da piccola sognassi di fare la veterinaria, il volontariato si è rivelato un’ottima alternativa che ancora oggi mi riempie di soddisfazioni”.
Un percorso il suo, raggiunto nel corso degli anni e dei viaggi, dove oltre la valigia portava con se l’amore per gli animali, cercando sempre un’esperienza che potesse farla stare in loro compagnia. “Nell’estate del 2012 ero in vacanza a Lampedusa quando, per puro caso, mi sono imbattuta nel Centro di recupero WWF per le tartarughe marine. Vedere le sofferenze di quegli esseri, incappati in ami, reti o lenze, o soffocati dalla plastica e bisognosi di cure mi ha spinta l’anno successivo a tornare nello stesso posto, ma questa volta come volontaria, a supporto delle attività del Centro.”
Simili realtà, destinate al recupero e al reinserimento in mare – ma anche alla sorveglianza dei nidi – sono organizzate ogni anno dal WWF al fine di tutelare, con il supporto fondamentale dei volontari, una specie altamente a rischio che deposita stagionalmente le sue uova lungo il litorale agrigentino in Sicilia e sulla costa reggina calabrese.“A Lampedusa ho trovato finalmente un modo di aiutare gli animali e di avere un primo contatto con loro, ma da quel momento in poi ho capito anche di non poterne più fare a meno nella mia vita quotidiana”
Ed è così che, aiutata dalla molteplicità di oasi protette sparse su tutto il territorio nazionale, è arrivata a Vanzago. Eredità WWF dal 1977 questo bosco, riserva naturale, caratterizzata da habitat di foreste miste e zone umide, ricca di varietà floristiche e faunistiche tra cui il capriolo, i rondoni, le civette e ancora volpi, ricci e gheppi. Siamo a due passi dalla metropoli, e i pericoli sono molti; la fortuna di questi animali però è quella di avere un vero e proprio ospedale a pochi metri dalla loro casa. Si tratta del Cras (Centro Recupero Animali Selvatici) ed è qui che Valentina, insieme ad altri volontari, si occupa dei casi più disparati: animali vittime dell’impatto con i veicoli o con le linee elettriche , fino ai danni portati dall’inquinamento e i ricoveri di specie protette abbattute dai bracconieri. Gran parte rinvenuti nel bosco o sulla strada dai molti visitatori del bosco.
“Prima mi limitavo a mansioni più semplici come la pulizia delle gabbie; ma adesso, a quattro anni di distanza e grazie ai corsi del Cras e alle direttive apprese dal nostro veterinario, ho imparato a fare interventi di primo soccorso: dalle iniezioni sottocute al compito di imboccare i rapaci meno autonomi e fare terapie antibiotiche; al punto che oggi vengo scambiata con piacere per una veterinaria.”
Gli anni trascorsi a Vanzago hanno dato a Valentina  la possibilità di esaudire non solo il desiderio di stare vicina agli animali, ma anche di specializzarsi su di un gruppo ben preciso: i ricci. “Proprio quelli che fin da piccola mi facevano più paura, adesso riesco a maneggiarli senza alcun problema e anzi, per il monitoraggio dei singoli individui, marco gli aculei con diversi colori e ogni domenica li peso e li controllo. Ora sento un gran feeling con questi animaletti, quasi fossero lì per ricordarmi di quanto la mia passione abbia lasciato indietro qualsiasi timore”.
Ma l’emozione per chi lavora in un’Oasi come Vanzago e molte altre realtà simili in Italia, non si limita alla felicità di una liberazione, “che è sempre toccante”, ci conferma Valentina. L’emozione è anche quella di poter godere di un luogo rimasto intatto proprio grazie a loro, i volontari; che si occupano di tutelare quegli stessi luoghi ricevendo in cambio dei momenti unici come può esserlo l’incontro fortuito con una specie rara.” Quello si che è indescrivibile, la nostra oasi in particolare ha delle voliere per la riabilitazione dei rapaci e per portare il cibo agli animali, si deve percorrere un buon tratto di strada nel bosco più selvatico, dove a volte capita di incrociare qualche capriolo. Vedere l’animale in natura e imbattersi in lui senza preavviso è un’esperienza che ti fa sentire davvero privilegiato”.
Un privilegio al quale nessuno deve rinunciare, “perché se c’è vera passione e rispetto per gli altri esseri chiunque è in grado di svolgere questa attività”. L’esperienza di Valentina non è ancora finita e il suo futuro continuerà in compagnia degli animali. Per adesso c’è ancora molto lavoro da fare lì a Vanzago, ma non esclude esperienze diverse come quella di Lampedusa o perché no, un buon centro europeo di riabilitazione per i ricci, dove imparare ancora di più su queste “creature affascinanti”.
Eva De Vecchis
 

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