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2017: l’anno in cui il pianeta ha accelerato la sua crisi

La visione di insieme dei momenti più significativi va oltre la sequenza temporale: l’accelerazione evidente denuncia il fatto che per molti processi di persistente degrado dei sistemi naturali siamo ormai molto vicini al sorpasso di punti critici, oltre…

La visione di insieme dei momenti più significativi va oltre la sequenza temporale: l’accelerazione evidente denuncia il fatto che per molti processi di persistente degrado dei sistemi naturali siamo ormai molto vicini al sorpasso di punti critici, oltre i quali la nostra capacità di azione per sovvertire la situazione può essere quasi nulla.
La successione degli uragani nell’area atlantica e soprattutto della loro forza e intensità ha lasciato colpiti molti studiosi; la visione di tre uragani insieme, Katia, Irma e Josè, fotografati dai satelliti, ha sorpreso tutti. Una fotografia satellitare così è apparsa una significativa preoccupante novità. Globalmente nella stagione si sono scatenati ben 16 uragani. Inoltre, per diversi ecosistemi forestali che costituiscono una fonte indispensabile di ossigeno e di sequestro di CO2, in condizioni di forti ondate di calore e prolungati periodi di siccità, non sono più “sequestratori” di anidride carbonica (biossido di carbonio) ma diventano emettitori di CO2.

Il cambiamento climatico del quale si sta discutendo in questi giorni nel nuovo summit a Bonn (la 23° conferenza delle Parti, COP, della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici) è un facilitatore di questi processi. Quest’anno si è rafforzata la concentrazione di anidride carbonica nella composizione chimica dell’atmosfera che ha sorpassato le 400 ppm (parti per milione di volume) già nel 2016. Una concentrazione simile non è presente nell’atmosfera da almeno 800.000 anni (dati accertati dalle bolle d’aria presenti nei carotaggi dei ghiacci di questo lungo periodo) e, secondo i dati paleoclimatologi indiretti, le 400 ppm sono state raggiunte 3-5 milioni di anni fa durante la metà del Pliocene; in quel periodo i ghiacciai della Groenlandia e dell’Antartide si erano fusi o ritirati, il livello dei mari era superiore di 10-20 metri rispetto al livello attuale e la temperatura era di 3-4°C superiore a quella attuale. 
 
“E’ necessaria una grande pressione pubblica sui governi e sulle autorità politiche, e il WWF si batte per realizzare concretamente l’Accordo di Parigi sul clima e l’Agenda 2030 con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, documenti sottoscritti da tutti i paesi del mondo in sede Nazioni Unite, nonché un grande Patto internazionale sull’ambiente, come indicato dal Presidente francese Macron alle Nazioni Unite, che metta insieme l’impegno di tutti per salvaguardare i sistemi naturali di tutto il mondo che costituiscono la base fondamentale del nostro sviluppo e del nostro benessere ”, ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia che conclude: “Al fianco di questa opera di pressione tutti possiamo fare qualcosa ogni giorno, con azioni concrete, per ridurre il nostro impatto sulla natura. E già oggi sono tanti gli esempi di soluzioni adottate da comunità in tante parti del mondo che stanno facendo la differenza. Grazie al WWF puoi fare parte di chi si preoccupa del nostro futuro, di quello dei nostri figli, figlie e nipoti e delle generazioni che verranno. E della natura che garantisce il nostro futuro”.

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