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Una discarica a Villa Adriana? No, grazie

La scelta di aprire una discarica in una cava dismessa a poca distanza da un patrimonio mondiale come la Villa Adriana di Tivoli, per di più in una area sensibile sotto il profilo idrogeologico, è talmente assurda da…

La scelta di aprire una discarica in una cava dismessa a poca distanza da un patrimonio mondiale come la Villa Adriana di Tivoli, per di più in una area sensibile sotto il profilo idrogeologico, è talmente assurda da aprire scenari molto preoccupanti. La prossimità a siti di straordinaria qualità archeologica e paesaggistica sarebbe già sufficiente a rendere inaccettabile la collocazione di una discarica di inerti ma se proviamo ad allargare il discorso il quadro diviene se possibile ancora peggiore. Cosa significa utilizzare questa discarica per riempirla con le macerie del tragico terremoto? Significa ritenere che tra Amatrice e Corcolle – distanti oltre 130 km – non esista un sito alternativo adatto e che sia quindi ragionevole attivare un traffico importante di mezzi pesanti, con conseguente spreco di energia e di soldi. Difficile da credere. Sono stati fatti studi comparativi con altri siti, si sono stimati gli impatti di un trasferimento così lungo e massiccio? Non se ne ha notizia, e questo è grave visto che i lavori in quella che si vorrebbe come discarica sono già in corso. Non vorremmo scoprire in un prossimo futuro che lo smaltimento delle macerie possa essere un “apripista” per intenzioni ben diverse. Infatti la cava di Corcolle – dopo essere stata in passato proposta e bocciata come discarica – potrebbe oggi esclusivamente utilizzare terre di scavo destinate al ripristino ambientale successivo alla sua chiusura; per accogliere le macerie del terremoto dovrebbe essere attivata e classificata come discarica destinata a ricevere rifiuti solidi urbani, perché come tali sono classificate le macerie.
E nel prossimo futuro – sottolinea il WWF Lazio – disponendo di una discarica vuota ed abilitata in Comune di Roma, si continuerà ad esportare i rifiuti della capitale in altre Regioni e si inizierà ad importare le macerie, in una girandola surreale di trasporti su gomma? Oppure, in una Roma in palese difficoltà nella gestione dei propri rifiuti, arriverà un commissario “ad acta” che, con motivazioni nobili quali la tutela della salute pubblica, proporrà di aprire “temporaneamente” la ex cava di Corcolle ai rifiuti romani? Non possiamo essere certi di quello che accadrà ma l’esperienza fa ritenere il secondo scenario ben più credibile del primo. E in questa ipotesi, in spregio ai target europei di gestione dei rifiuti, avremo realizzato – nel 2018 –  una delle discariche peggio collocate del Pianeta. Ci auguriamo di sbagliare ma il sospetto che aperta una breccia ci ritroveremmo a combattere contro un nuovo ‘mostro’ è forte quanto sgradevole. Ancora una volta si affronterebbe la gestione del ciclo dei rifiuti irresponsabilmente dalla coda, anziché dalle priorità che l’Europa indica con chiarezza e che avrebbero suggerito altra destinazione anche per le macerie.

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