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Cambiamenti climatici e territorio abbandonato. E’ questa la bomba da disinnescare.

Nell’affrontare la tragedia di Refrontolo si oscilla tra la denuncia dell’incuria e l’abbandono in cui versa il nostro territorio e l’allarme per gli effetti del cambiamento climatico in atto. Il WWF sottolinea che si tratta di aspetti concomitanti,…

Nell’affrontare la tragedia di Refrontolo si oscilla tra la denuncia dell’incuria e l’abbandono in cui versa il nostro territorio e l’allarme per gli effetti del cambiamento climatico in atto. Il WWF sottolinea che si tratta di aspetti concomitanti, che si potenziano a vicenda, come una vera e propria “bomba” sul nostro territorio.

“I fenomeni estremi e le anomalie sono in aumento (di frequenza e di intensitá) in tutto il mondo: le stesse compagnie di riassicurazione lo denunciano costantemente -sottolinea Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF –  “Gli scienziati sottolineano che questa é una conseguenza del cambiamento climatico in atto, dovuto all’aumento della concentrazione della CO2 e dei gas serra in genere, in atmosfera.
I flash flood, cioé le precipitazioni improvvise e intense, si sono moltiplicati in tutto il mondo, da fenomeno considerato raro e anomalo. Per fermare la progressione del cambiamento climatico c´é solo una cosa fare: smettere di pompare anidride carbonica e gas serra derivanti da attivitá umane in atmosfera, e farlo in fretta. Ma al tempo stesso occorre cercare di adattarsi al fenomeno giá in atto e alle conseguenze ormai inevitabili. Adattarsi vuol dire innanzi tutto mettere in sicurezza il territorio, riparare al dissesto idrogeologico, ripristinare la funzionalitá dei sistemi naturali, il primo e miglior argine alle conseguenze dei fenomeni atmosferici intensi. Mettere in conto il cambiamento climatico, quindi, vuol dire che i piani dovranno essere piú severi e settati sulla moltiplicazione dei fattori di rischio, altro che alibi !
Ora peró sorgono spontanee alcune semplici domande: dopo ogni disastro viene detto che stiamo facendo o abbiamo fatto la strategia di adattamento al cambiamento climatico, un lavoro meritorio che ha visto coinvolti scienziati, istituzioni, societá civile.  Peró la strategia presuppone piani di azione, altrimenti rimane lettera morta: il Ministero dell’Ambiente deve velocizzare questa fase operativa a livello nazionale e regionale, non sulla spinta delle emergenze, ma per prevenire le emergenze. Le Regioni dovrebbero poi fare il proprio dovere, ammettendo che il governo del territorio é stato abbandonato e riprendendo in mano la situazione. Infine, una parola sulle emergenze: non é vero che le bombe d’acqua non si possono prevedere, altrimenti non si spiegherebbero i servizi di ‘flash flood warning’ nati in tutto il mondo. In tal senso va verificato, adeguato e potenziato anche il servizio meteorologico pubblico, che sia regionale o dell’Aeronautica Militare, come avviene anche nei maggiori Stati ‘liberisti’ del mondo. Certo, viene da domandarsi se il cambiamento climatico sia davvero compreso nelle sue implicazioni operative dalla classe dirigente, certo non solo quella politica: si pensi alle conseguenze per le attivitá produttive e i trasporti.”

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