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Cibo come medicina per il corpo, lo spirito e l’ambiente

La Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) – in collaborazione con Fondazione Sviluppo Cà Granda e WWF Italia – ha radunato oggi a Expo autorità istituzionali ed esperti nutrizionisti,  per approfondire la paternità tutta italiana dell’ecologia alimentare. Nel…

La Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) – in collaborazione con Fondazione Sviluppo Cà Granda e WWF Italia – ha radunato oggi a Expo autorità istituzionali ed esperti nutrizionisti,  per approfondire la paternità tutta italiana dell’ecologia alimentare.

Nel convegno odierno organizzato ad Expo dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), alcuni Assessori di Regione Lombardia, Autorità istituzionali, amministratori locali, Rettori di università italiane, imprenditori e top manager della sanità pubblica e privata – hanno riaffermato la validità scientifica della Dieta Mediterranea sia sotto il profilo della salute che sotto quello ambientale.
 
Fino agli anni ‘80, dei cosiddetti alimenti funzionali, ossia dei cibi capaci di influire positivamente su funzioni dell’organismo, non si parlava perché erano la prassi. Stessa cosa per i prodotti a chilometro zero.. Oggi, invece, tutto questo è considerato una conquista. In quest’ottica, un esempio di buona pratica è quello di Fondazione Sviluppo Cà Granda, che nell’ambito del Progetto di valorizzazione del proprio (immenso) patrimonio rurale, ha avviato un progetto di filiera corta volto ad utilizzare per le proprie mense  riso e latte prodotti nei terreni agricoli della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, come era una volta.  
E’ diventato un traguardo da raggiungere anche la sostenibilità ambientale, intesa principalmente come valorizzazione delle distintive peculiarità dei territori e come tutela delle risorse naturali. Su questo tema, il WWF, Civil Society participant di EXPO 2015, collabora all’evento odierno portando la propria esperienza sulla sostenibilità e in particolare raccontando il Decalogo per il mangiare sostenibile (http://www.oneplanetfood.info/mipaaf), una vera e propria guida rivolta ai cittadini che chiama ad azioni di responsabilità anche gli agricoltori e l’industria. Dieci semplici regole per mangiare sostenibile, dal consumo di prodotti locali e di stagione all’acquisto di prodotti poveri di imballaggi che guardano all’ambiente e alla salute. Autorevoli esponenti del mondo cattolico e musulmano, quali Padre Giansandro Cornolti, Vice Presidente di OSF e l’Imam Yahya Pallavicini, Vice Presidente della Co.Re.Is., hanno sottolineato come il cibo, inteso come occasione di convivialità e fautore di aggregazione e buon umore, sia da intendersi anche come “medicina per lo spirito”.
 
I 34 relatori presenti al convegno si sono fatti portavoce non di una teoria alimentare, ma di una sorta di appello alla comunità sia scientifica che sociale: la salute non è un patrimonio, perché si può anche nascere malati, ma l’ambiente lo è e, in quanto tale, va assicurato il più possibile. La conquista di un maggior stato di salute dipende dalla conservazione dei fattori ambientali che caratterizzano un territorio e da un’alimentazione che si potrebbe, quindi, definire ecologica.
 
 La scienza medica avanza continuamente nella cura delle cosiddette “malattie del benessere” – arteriosclerosi, diabete, ipertensione, obesità, per citare le principali; “occorre che l’intera società contribuisca a tale progresso con una nuova cultura della prevenzione, che non si esaurisca nella diagnostica, ma si concentri innanzitutto sugli stili di vita alimentari e ambientali – ha sottolineato il Prof. Alessandro Miani, Presidente di SIMA – che ha aggiunto – Ambiente è anche ciò che occupa gli spazi vuoti all’interno del nostro organismo: cavità buccale, esofago, stomaco, così come trachea, bronchi e polmoni. E’ quindi da considerarsi ambiente anche il cibo che mangiamo così come l’aria che respiriamo. In quest’ottica, seguire buone regole alimentari significa salvaguardare la propria salute ma anche quella del Pianeta”.
 
 
L’Assessore all’Ambiente, Avv. Claudia Maria Terzi ha dichiarato: “Agricolture intensive e fertilizzanti chimici fanno male all’ambiente e al cibo che arriva sulle nostre tavole.  I nostri figli hanno diritto ad una alternativa. Ma a concederla dobbiamo essere noi adulti. Il filosofo Feuerbach diceva: ‘sei ciò che mangi’. Io aggiungerei due interrogativi: Sai cosa mangi? Sai cosa sprechi?  Mi auguro che da Expo qualcosa di buono e sano possa uscire…”.
 
Il Rettore dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, prof.ssa Cristina Messa ha sottolineato come il legame tra cibo e salute  siano ampiamente studiati ma non così noti,  soprattutto dalla popolazione che è sempre più anziana e non sempre ha un approccio psicologicamente corretto con l’alimentazione.  

In uno studio condotto dal BCFN, è stato stimato come il 30% dell’impronta ecologica di una nazione come l’Italia sia connessa alla catena di produzione e al consumo di cibo. In sintesi, l’alimentazione ha un impatto rilevante sull’uso del territorio, oltre che sul consumo di risorse naturali. In quest’ottica, studi scientifici hanno dimostrato come la Dieta Mediterranea, che si distingue per un maggiore consumo di carboidrati, frutta e verdura, abbia un minor impatto ambientale, dal punto di vista dell’impronta ecologica, rispetto all’alimentazione nordamericana e a quella dei Paesi dell’Est Europa. Il vantaggio nell’adottare una dieta mediterranea si conferma anche sul versante economico; infatti, utilizzando i dati Istat, è stato calcolato il costo di entrambi i possibili menu: quello “mediterraneo” comporta una spesa giornaliera di circa 4 euro, mentre quello riconducibile allo “stile americano”, ha un costo di circa 6 euro.
 

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