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© Jean MichelMille / Biosphoto

Aree Protette

L’Italia possiede un complesso sistema di aree protette formato da parchi nazionali, riserve regionali, riserve statali, aree marine protette e i siti della Rete Natura 2000. Una rete di aree naturali a tutela del grande patrimonio di biodiversità della Penisola che include montagne, fiumi, laghi, coste, aree umide e vulcani.

L’abc

Le 871 aree naturali protette italiane tutelano oltre 3.163.000 ettari di superficie terrestre e oltre 2.800.000 ettari di superficie marina. Gli attuali 24 parchi nazionali coprono quasi 1,5 milioni di ettari a terra e 71.000 a mare, protezione integrata dalle 32 aree marine protette che hanno un’estensione complessiva di circa 222.000 ettari.

Si aggiungono due parchi sommersi e il Santuario internazionale dei mammiferi marini ‘Pelagos’ con altri 2,5 milioni di ettari. Devono infine essere aggiunte un centinaio di Oasi WWF, e decine di altre gestite da altre associazioni e naturalmente il sistema di siti di interesse comunitario che costituiscono la Rete Natura 2000.

Questo esteso sistema è lo strumento più forte per la tutela della ricca biodiversità del nostro Paese: 57.468 specie di fauna, di cui 1.255 vertebrati (escludendo la fauna marina); ben 4.777 (8,6%) si possono considerare endemiche, ovvero esclusive dell’Italia.

A livello di specie vegetali, nel nostro Paese si contano quasi 8.000 specie; se poi aggiungiamo le alghe e i licheni si superano le 12.000.

Caratteristiche e curiosità

L’obiettivo del sistema di aree protette italiane è quello di tutelare la biodiversità favorendo forme di economia sostenibili e valorizzazione delle tradizioni locali.

A distanza di 30 anni dal Convegno di Camerino ed a 20 anni dall’approvazione della Legge quadro sulle aree naturali protette, l’Italia ha sicuramente vinto la sfida quantitativa dei parchi e delle riserve: la sfida qualitativa della conservazione si combatte invece ogni giorno con i tanti progetti e le tante azioni che, tra mille difficoltà, le aree protette italiane portano avanti.

Specie rare e carismatiche come l’orso bruno marsicano, il lupo, la lontra, il picchio di Lilford, lo stambecco, il camoscio appenninico e quello alpino, il gipeto, il gabbiano corso trovano nelle aree protette italiane zone di rifugio fondamentali per la loro sopravivenza.

Le minacce

L’istituzione dei primi parchi nazionali risale al 1922 e 1923 quando furono istituiti i Parchi nazionali del Gran Paradiso e d’Abruzzo; seguirono nel 1934 e 1935 i parchi del Circeo e dello Stelvio. Altri vennero istituiti negli anni ’80 ma fu con la legge nazionale sulle aree protette del 1992 che negli anni ’90 e 2000 porto si arrivò all’attuale sistema.

Purtroppo, molti territori, sebbene formalmente protetti dagli atti istitutivi, incontrano quotidianamente molti problemi: abusivismo, bracconaggio, taglio forestale illegale, pascolo abusivo sono solo alcune delle minacce a cui il personale delle aree protette deve fare fronte, spesso con grandi difficoltà di mezzi e risorse umane ed economiche.

Cosa fa il WWF

Nel 1980, nello storico convegno di Camerino, insieme al Comitato Parchi e Riserve, lanciammo la sfida del 10%, arrivare cioè ad almeno il 10% del territorio nazionale protetto.

Negli anni si sono succedute battaglie per l’istituzione di nuovi parchi, molti nati da nuclei precursori rappresentati dalle Oasi del WWF, come fu ad esempio dell’Oasi WWF di Lama dei Peligni per la Maiella, la Riserva di Maccarese per il Parco del Litorale laziale e altri ancora.

Il nostro impegno si attua non solo attraverso analisi e documenti che verificano la funzionalità e l’efficacia delle aree protette, tra cui si possono ricordare il dossier “L’Italia dei Parchi”, il “Check-up dei Parchi” e il progetto ISEA sull’efficacia di gestione delle aree marine protette, ma anche con il lavoro in prima linea in tanti parchi e riserve con i nostri rappresentanti che hanno assunto impegni nella gestione delle aree protette e negli Enti parco, basti ricordare

  • il Parco Naz. dello Stelvio,
  • il Parco Naz. d’Abruzzo,
  • il Parco Nav. della Maiella,
  • il Parco Naz. del Gran Paradiso,
  • il Parco naz. del Circeo,
  • il Parco Naz. dei Monti Sibillini,
  • il Parco Naz. delle Cinque Terre e molti altri.

Il lavoro di tipo legale e istituzionale è quotidiano, anche a fianco delle aree protette, per fronteggiare attacchi di ogni tipo come: abusivismo, bracconaggio, rifiuti e sono molte le cause in cui ci costituiamo parte civile.

Il report “Trentennale della legge quadro sulle aree protette”

In occasione del trentennale della legge quadro sulle aree protette, abbiamo presentato un’analisi sulle aree protette italiane e aperto un cantiere di lavoro per proporre una moderna strategia di conservazione della natura italiana, tra le più ricche di specie e di habitat in Europa.

Riteniamo che per raggiungere l’obiettivo europeo di avere il 30% del territorio e del mare efficacemente tutelato entro il 2030 bisogna da un lato dotarsi quanto prima di un piano di azione che metta in efficienza e completi quello che oggi impropriamente viene definito come sistema dei parchi e da un altro costruisca una vera e propria normativa quadro sulla conservazione della natura che vada ben oltre le aree protette.

Legge quadro sulle aree protette

In trent’anni la legge quadro sulle aree protette ha certamente dato risultati importanti. 871 aree protette realizzate per un totale di oltre 3 milioni di ettari tutelati a terra e circa 228 mila ettari a mare, ma circa il 50% delle aree di Rete Natura 2000 non è in queste compreso. Inoltre le aree protette non sono mai diventate un vero sistema, molte sono le contraddizioni e mancano all’appello parchi fondamentali per la tutela della natura italiana. Ricordando la Strategia Nazionale sulla Biodiversità, riteniamo che se non si affronta il tema della connessione delle aree protette e se non ci si pone con forza il tema della natura al di fuori di questa, la conservazione in Italia sarà sempre incompleta.

Politica nazionale per le aree protette

Entro il 2020 si sarebbe dovuta realizzare una politica nazionale per le aree protette organica alle strategie per la conservazione della natura e coerente allo sviluppo dei territori, ma così non è stato. Occorre assumere come riferimento obbligatorio Rete Natura 2000, che dovrebbe tutelare le specie ed habitat d’interesse comunitario ed occorrerebbe riconsiderare l’applicazione delle categorie di aree protette che sono state determinate più da accordi politichi che non da analisi scientifiche. Proponiamo inoltre una riclassificazione delle aree protette e di quelle di Rete Natura 2000 sulla base delle sei categorie fissate dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).

Riforma organica necessaria

Il nostro rapporto illustra come senza una riforma organica la legge quadro abbia avuto molteplici modifiche, con uno spostamento della governance dei parchi nazionali che ha indebolito le competenze costituzionali in capo allo Stato in tema di conservazione della natura. Su questo paradossali sono state le vicende del Parco del Gennargentu (istituito e poi sospeso), quella dello Stelvio (che è stato tripartito tra Regione Lombardia e Province Autonome), quello del Delta del Po (a cui si è tolta la prospettiva di diventare parco nazionale). Vi è inoltre un quadro dei numerosi parchi nazionali non realizzati, nonostante gli studi fatti e le proposte di perimetrazione elaborate, come Costa Teatina, Egadi, Eolie, Iblei e, più di recente, Matese e Portofino, essenziali per raggiungere il 30% di territorio efficacemente protetto.

Proposte

La legge quadro ha bisogno di alcuni puntuali interventi urgenti:

  • l’incompatibilità del ruolo di Sindaco con quello di Presidente di Parco o di Area Marina protetta alle procedure di pianificazione, soprattutto per dare certezza ai tempi di approvazione
  • da un maggiore coinvolgimento del mondo agricolo nella gestione dei cinghiali
  • una migliore integrazione della gestione delle Riserve naturali dello Stato in capo ai Carabinieri Forestali
  • dal rendere omogene e chiare le procedure di utilizzo dei marchi dei parchi
  • una maggiore e più facile gestione dei beni demaniali da parte degli Enti Parco

Le Aree Marine Protette

Il punto di debolezza maggiore della legge quadro continua ad essere costituito dalle Aree Marine Protette. Le 27 aree marine protette ed i 2 parchi sommersi tutelano complessivamente circa 228mila ettari di mare. Solo il 4,53% delle acque territoriali è coperto da aree a vario titolo protette, da Aree Marine Protette o Siti Natura 2000. Per rispettare gli obbiettivi comunitari del 30% di mare efficacemente protetto al 2030 è essenziale intervenire su due aspetti: incrementare l’efficacia di gestione delle aree marine protette e Siti Natura 2000 esistenti, e incrementare l’estensione della superficie protetta, ai sensi delle normative nazionali ed internazionali, in modo efficace dei mari italiani. La gestione delle AMP dovrebbe essere coerente ad una “Strategia marina” europea la cui applicazione è stata complessa.

Creazione di un sistema integrato

La nostra proposta è quindi quella di avviare un percorso che, coordinato dal Ministero della Transizione Ecologica e supportato dalle competenze tecniche oggi in capo ad ISPRA, garantisca l’effettiva creazione di un sistema integrato, che raggiunga obiettivi misurabili e monitorati, ed estenda le aree tutelate partendo innanzi tutto dal ricomprendere meglio nel sistema delle AMP le aree di Rete Natura 2000.

A tal fine proponiamo quattro livelli d’azione tra loro sinergici:

  • definire obbiettivi SMART (Specifici,Misurabili, Raggiungibili, Realistici e temporalizzabili) per tutte le AMP al fine di monitorarne l’efficacia di conservazione
  • riperimetrare in modo estensivo le attuali AMP sulla base di proposte avanzate dalle stesse AMP, mettendo così a frutto le analisi ed i dati sin qui acquisiti
  • garantire una gestione integrata della fascia costiera estendendo a mare le competenze di Enti parco costieri già esistenti
  • individuare aree offshore al fine di garantire la tutela di ecosistemi marini vulnerabili, attraverso una gestione unitaria sulla base di piani di gestioni condivisi e coordinati con il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali per quanto riguarda le competenze in materia di pesca

Il Cantiere per la Natura d’Italia

Il “Cantiere per la Natura d’Italia” opererà dunque in tre tempi e su tre livelli diversi:

  • entro ottobre, non solo un’analisi condivisa sulla legge quadro sui parchi, ma anche una proposta di Piano di azione che possa essere attuato senza radicali modifiche normative, nonché l’elaborazione di linee guida per una nuova normativa quadro sulla tutela della natura
  • entro giugno del prossimo anno, la bozza di una proposta di legge quadro sulla natura d’Italia
  • da giugno del prossimo anno, un confronto tecnico ed istituzionale in modo da poter avere all’inizio della prossima legislatura il deposito di una proposta di legge quadro che riformi il sistema delle aree protette, ma che garantisca la tutela della natura anche al di là di queste, coerentemente con una ambiziosa Strategia Nazionale per la Biodiversità.

Oltre alle proposte, come WWF contribuiamo attivamente alla conservazione della natura d’Italia grazie al nostro sistema di 100 Oasi, che includono ben 5 Riserve Naturali dello Stato ed una Area Marina Protetta, per oltre 30.000 ettari di natura tutelata.

Informazioni aggiuntive

Dove si trova: Italia

Estensione: circa 6 milioni di ettari di aree naturali protette.

Allegati

  • trentennale_della_legge_quadro_sulle_aree_protette
    • formato: pdf
    • peso: 12.29MB
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