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Spiaggiamento di capodogli sulla costa abruzzese

Lo spiaggiamento di sette capodogli sul litorale abruzzese è un evento che desta preoccupazione.  E’ inevitabile pensare alle ricerche geosismiche per il petrolio, ma in mancanza di certezze al riguardo, è bene aspettare i risultati autoptici sul corpo…

Lo spiaggiamento di sette capodogli sul litorale abruzzese è un evento che desta preoccupazione.  E’ inevitabile pensare alle ricerche geosismiche per il petrolio, ma in mancanza di certezze al riguardo, è bene aspettare i risultati autoptici sul corpo dei cetacei.

Da sottolineare infine che quello di Punta Aderci è il più grosso spiaggiamento di balene di tutto il Mediterraneo dalla fine 1800 ad oggi. L’eccezionale dispiegamento di esperti e di volontari ha portato quattro individui, uno dei quali aveva frammenti di una grossa rete infilata in bocca, a riprendere il mare aperto. “Speriamo che tutto vada per il meglio – afferma la guardia WWF Stefano Taglioli – perché questo sarebbe il premio migliore per il lavoro dei volontari che sono accorsi a decine con commovente abnegazione”.

“Il nostro pensiero, anche se è chiaramente da confermare – sottolinea Fabrizia Arduini, referente energia per il WWF Abruzzo – va all’intensa attività di ricerca geosismica attraverso l’air-gun da parte delle compagnie petrolifere, attualmente utilizzato soprattutto sulle coste dell’altra sponda dell’Adriatico. L’air-gun è una pratica che per l’intensità di suono prodotto nella colonna d’acqua può avere un forte impatto sui cetacei. Le ricerche petrolifere, al di là dell’air-gun, provocano danni anche con altre attività: nel sito di Maria Rita D’Orsogna si legge, ad esempio, che nel 2008 circa 100 balene si spiaggiarono e morirono lungo le coste del Madagascar in conseguenza, come venne acclarato da uno studio indipendente, di stimolazioni acustiche connesse appunto alla ricerca di giacimenti nel fondo marino”.

“La politica dello sfruttamento selvaggio – sottolinea il Delegato WWF per l’Abruzzo, Luciano Di Tizio – non ci ha portato da nessuna parte. Le compagnie petrolifere promettono, a fronte delle loro perforazioni, vantaggi immediati per la collettività che non ci sono mai stati o che comunque non hanno compensato i danni ecologici ed economici per i territori coinvolti. Per costruire un domani sostenibile e che davvero ci possa portare fuori dalla attuale pesante crisi economica e climatica occorre guardare al futuro e non al passato. E le fonti energetiche fossili ormai sono soltanto un residuo del passato: il futuro si chiama efficienza energetica, risparmio e fonti rinnovabili”.

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