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Spiagge. rischio multe

“Accogliendo la miniproroga di 5 anni sulle concessioni balneari nel maxiemendamento al Dl Sviluppo (che dev’essere convertito in legge entro lunedì 17 dicembre), il Governo cede alle pressioni politiche e – cosa ancora più grave – contraddice se…

“Accogliendo la miniproroga di 5 anni sulle concessioni balneari nel maxiemendamento al Dl Sviluppo (che dev’essere convertito in legge entro lunedì 17 dicembre), il Governo cede alle pressioni politiche e – cosa ancora più grave – contraddice se stesso, evidenziando nella relazione di accompagnamento alla norma i forti rischi di multe, con tanto di cifre a più zeri, che l’Italia dovrà pagare a causa della violazione della direttiva europea Bolkestein a seguito appunto della miniproroga”.
E’ l’allarme lanciato dal WWF Italia sulla miniproroga di 5 anni delle concessioni balneari, dal 2015 al 2020, inizialmente prevista fino al 2045.

“Nella relazione di accompagnamento  – spiega Gaetano Benedetto, Direttore delle Politiche Ambientali del WWF Italia – il Governo spiega come questa proroga sia in realtà la ‘proroga di una proroga’, già concessa nel 2008,  in accordo con l’Unione Europea, proprio con lo scopo di garantire entro il 31 dicembre 2015 l’applicazione della direttiva UE Bolkestein sulla libera concorrenza.

Avendo dunque il Governo italiano già trattato con l’UE una proroga, ed avendo così ‘schivato’ una procedura d’infrazione avviata nel 2008, l’attuale Esecutivo, quasi ricordandosi di essere tecnico e non politico, segnala con molta chiarezza la conseguente procedura d’infrazione che inevitabilmente si rischia e addirittura evidenzia l’entità delle multe che l’Italia dovrà pagare”.

“Nello specifico dunque il Governo, da un lato, all’art. 34 duodecies, proroga le concessioni al 31 dicembre 2020, dall’altro, nella relazione illustrativa, dichiara testualmente che ‘l’ulteriore estensione temporale delle concessioni risulta verosimilmente possibile di essere oggetto di una nuova procedura d’infrazione’ e afferma che ‘un’eventuale condanna in sede d’infrazione comporta il pagamento di una somma compresa tra i 10.880 e 652.800 al giorno’.

A questa multa giornaliera andrebbe aggiunto, secondo la relazione del Governo, la cifra forfettaria di 8 milioni e 854mila euro ‘che sanziona la continuazione dell’infrazione tra la prima sentenza (quella del 2008, ndr) e la seconda sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea’ che andrebbe inevitabilmente a sancire la trasgressione dei termini dell’accordo con cui l’Unione Europea aveva dato tempo all’Italia fino al 31 dicembre 2015 per mettersi in regola attraverso un decreto legislativo per il riordino del settore.
I conti sono presto fatti:

i 5 anni di proroga potrebbero costare ai cittadini italiani complessivamente da un minimo di 28 milioni e 710mila euro (19 milioni e 856mila euro in 5 anni più la cifra forfettaria delle sanzione di 8 milioni e 854mila euro) a un massimo di 1miliardo e 200 milioni e 214mila euro (1miliardo e 191milioni e 360mila euro in 5 anni più la cifra forfettaria delle sanzione di 8 milioni e 854mila euro), che all’anno sarebbero una cifra che va da un minimo di 12 milioni e 825.200 euro (3 milioni e 971.200 euro annui più la cifra forfettaria delle sanzione di 8 milioni e 854mila euro) a un massimo di 247 milioni e 126mila euro (238milioni e 272mila euro più la cifra forfettaria delle sanzione di 8 milioni e 854mila euro).

“E’ inevitabile rilevare come in questo modo il cosiddetto ‘Governo dei tecnici’ tradisca il proprio mandato di sanare i conti dello Stato italiano e di traghettarlo fuori dalla crisi economica. A tale proposito, occorre inoltre ricordare che non possono essere rispettare solo le indicazioni europee di carattere economico-finaziario ma anche quelle che tutelano l’ambiente e il patrimonio naturalistico dell’Italia ”, conclude Benedetto.

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