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22 settembre, International rivers day

International Rivera day, il WWF lancia un appello per la tutela dei fiumi italiani e dei loro ambienti ripari, che si trovano in un grave stato di degrado e nella costante minaccia di interventi devastanti e controproducenti Solo il…

International Rivera day, il WWF lancia un appello per la tutela dei fiumi italiani e dei loro ambienti ripari, che si trovano in un grave stato di degrado e nella costante minaccia di interventi devastanti e controproducenti

Solo il 41% dei nostri fiumi ha raggiunto il «buono stato ecologico», richiesto dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE) e ancor più grave è la situazione dei laghi, di cui solo il 20% è “in regola” con la normativa europea. La biodiversità acquatica è in forte crisi: il nostro patrimonio ittico, ad esempio, unico ed estremamente importante è costituito da oltre 100 specie, di cui però meno della metà sono autoctone (oltre il 50% sono specie aliene!) e di queste buona parte sono endemismi o sub endemismi. Si tratta per la maggior parte di specie a rischio: 2 specie di pesci sono orami considerate “estinte in Italia”, come lo storione ladano (Huso huso) e lo storione comune (Acipenser sturio), anche se recentemente, grazie ad alcuni progetti LIFE, si sono rivisti individui risalire il Po, 11 specie sono in “pericolo critico”, 6 “in pericolo” e 8 “vulnerabili” (dalla Lista rossa dei vertebrati italiani, Ministero dell’Ambiente, Federparchi, IUCN.
 

 
 
 
 
In questa situazione gravissima, al posto di applicare rigidamente le direttive europee in materia e avviare una diffusa azione di riqualificazione degli ecosistemi di acqua dolce, sono stati approvati una serie di deleteri provvedimenti legislativi il cui combinato disposto rischia di non lasciare scampo agli ecosistemi d’acqua dolce. Si continua ad agire in contrasto alle direttive europee “Acque” (2000/60/CE), Alluvioni (2007/60/CE) e “Habitat” (43/92/CEE).
 
 
 
 
Il “Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico”, ad esempio, ripropone una logica di interventi di emergenza, al di fuori di un’ottica di bacino idrografico, dove ogni Regione, grazie al rinnovo dei poteri commissariali ai Governatori regionali che possono agire anche in deroga “ad ogni disposizione vigente”, può fare ciò che vuole. Vi è poi il primo stralcio del Piano nazionale degli interventi nel settore idrico – sezione invasi” che prevede la realizzazione di invasi per 260 milioni di euro per far fronte alle esigenze agricole durante periodi di siccità. Si va avanti a compartimenti stagni, senza alcuna visione d’insieme, prima in emergenza per il dissesto idrogeologico, poi in emergenza per la siccità e via così, come se non fossero aspetti dello stesso problema. Le Autorità di distretto idrografico, che avrebbero dovuto garantire la visione unitaria del governo delle acque, nel frattempo sono completamente delegittimate e marginalizzate.

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