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Un “altro” Po

Il Po, con i suoi 652 chilometri di lunghezza, i 1540 metri cubi di portata media al secondo e 71.000 chilometri quadrati di bacino idrografico è il più grande fiume italiano. Attraversa l’intera Valle Padana, una delle aree…

Il Po, con i suoi 652 chilometri di lunghezza, i 1540 metri cubi di portata media al secondo e 71.000
chilometri quadrati di bacino idrografico è il più grande fiume italiano. Attraversa l’intera Valle
Padana, una delle aree più antropizzate dell’intero Paese e, nonostante numerose criticità, conserva
fenomeni geomorfologici caratteristici del dinamismo fluviale: questo consente l’esistenza di una
elevata diversità ambientale, laddove le opere di difesa spondale non sono molto estese. La gestione
sostenibile delle sue acque è fondamentale per garantire un uso plurimo delle acque (si pensi
all’agricoltura in pianura padana) e il funzionamento dei servizi ecosistemici che questo grande fiume
fornisce.

Tuttavia, l’eccessiva “canalizzazione” dell’alveo, l’inquinamento delle acque, il consumo di suolo che
ha ridotto le aree di esondazione naturale hanno compromesso parte delle sue caratteristiche e
aumentato il rischio idrogeologico, incrementato la frammentazione degli habitat naturali, favorendo
alcuni fenomeni negativi quali la “pensilizzazione” delle golene o l’avanzata del cuneo salino.
Negli ultimi 50 anni i nostri fiumi sono stati privati di circa 2000 chilometri quadri di aree di pertinenza
fluviale a causa di un consumo di suolo estremo delle fasce di naturale espansione, con la
distruzione di molti importanti habitat ripariali. Inoltre è ancora in atto una scellerata gestione spesso
basata su interventi di “manutenzione idraulica” che prevede ulteriori tagli indiscriminati della
vegetazione ripariale e il dragaggio degli alvei con la scusa della “sicurezza idraulica”: non c’è ancora
quel cambio di rotta richiesto espressamente dall’Europa anche nella recente “Strategia dell’UE
sulla biodiversità per il 2030” che afferma che “occorre adoperarsi di più per ristabilire gli ecosistemi
di acqua dolce e le funzioni naturali dei fiumi. Uno dei modi per farlo consiste nell’eliminare o
adeguare le barriere che impediscono il passaggio dei pesci migratori e nel migliorare il flusso libero
dei sedimenti: s’intende così ristabilire lo scorrimento libero di almeno 25 000 km di fiumi entro il
2030”.

Il Po è anche un formidabile corridoio ecologico che è stato in parte compromesso, ma che con la
realizzazione di alcuni progetti di rinaturazione (ad esempio i 700 ettari di riforestazione e
riqualificazione di zone umide nel parco di san Colombano a Suzzara) il WWF ha già cominciato a
ripristinare. La fascia del Po è stata individuata come “area prioritaria per la biodiversità” in Lombardia
soprattutto perché vi “persistono, parzialmente, fenomeni geomorfologici (erosione, deposizione) caratteristici del dinamismo fluviale; questo consente l’esistenza di cenosi di rilevante interesse naturalistico e di una elevata diversità ambientale, laddove le opere di difesa spondale non sono molto estese. Tra gli habitat più importanti troviamo il corso principale del fiume, paludi, lanche perifluviali, canneti, ontanete (Alnus glutinosa), boschi mesofili, fontanili di terrazzo, stagni, risorgive, terrazzi morfologici, bodri, cariceti, sabbioni, saliceti”. L’area di recente insediamento per l’istrice (Hystrix cristata) è potenzialmente idonea per la lontra (Lutra lutra).

Il Po rappresenta certamente una delle aree prioritarie su cui investire e intervenire per un grande
progetto di rinaturazione. WWF Italia e ANEPLA (Associazione Nazionale Estrattori Produttori
Lapidei Affini), in collaborazione con l’Autorità di Bacino del Po, AIPO e alcune Università intendono
promuovere una grande azione diffusa di interventi di rinaturazione dell’asta del Po e delle sue fasce
fluviali. L’area di intervento va dalla provincia di Pavia fino a quella di Rovigo. Si tratta della fascia di pertinenza
fluviale, delimitata dagli argini maestri, che si estende per 32431.18 ettari e comprende aree golenali
aperte ed isole fluviali, ad elevato rischio di inondazione, utilizzate a pioppeto o ricoperte da vegetazione
naturale di ripa o di greto ed aree interessate dalle piene ordinarie.

In totale, sono state individuate 37 aree da rinaturalizzare prioritariamente lungo il tratto considerato,
più 7 aree sul Delta del Po.
Quest’azione diffusa consentirebbe di consolidare la protezione delle specie e degli habitat d’interesse comunitario protetti nei numerosi siti di Rete Natura 2000 presenti in questo tratto, attraverso il ripristino del corridoio ecologico e l’ampliamento di ambienti naturali.

Il progetto prevede 5 tipologie di interventi per la rinaturazione del bacino padano:
1) la riqualificazione di lanche e rami abbandonati,
2) la riattivazione e riapertura di lanche e rami abbandonati,
3) la riduzione dell’artificialità dell’alveo e in particolare la rimozione di “pennelli”,
4) la riforestazione diffusa naturalistica,
5) il contenimento di specie vegetali alloctone invasive.
Le modalità di realizzazione degli interventi scelti avranno ricadute sull’intero ecosistema fluviale e sulle
biocenosi presenti. L’azione verrà svolta garantendo anche la diversificazione degli habitat per favorire
condizioni idonee alle specie e più in generale per la salvaguardia della biodiversità.

Il progetto inoltre favorisce il ripristino dei servizi ecosistemici offerti ed erogati dal fiume Po e dalle
sue pertinenze perifluviali. Tra questi si evidenziano:
– La regolazione del ciclo idrologico;
– La depurazione dell’acqua: numerosi processi dell’ecosistema, a partire dalla capacità di
filtrazione e purificazione esercitata da suoli e zone umide, concorrono a regolare la qualità
dell’acqua e ad assorbire i surplus di alcune sostanze (es. azoto).
– Trattamento delle acque reflue: le zone umide, stagni, ecc., svolgono processi biogeochimici
che sono in grado di depurare le acque reflue, prima che queste siano rilasciate in corpo idrico
superficiale.
– Controllo dell’erosione: la copertura vegetale e l’uso dei suoli costituiscono fattori essenziali nel
controllo del dissesto idrogeologico.
– Controllo delle malattie umane: la presenza ed abbondanza di patogeni umani (batteri fecali,
ecc.) e di vettori di patogeni (zanzare, zecche, ecc.) sono controllate dalla rete alimentare.
Cambiamenti o miglioramenti della struttura dell’ecosistema possono avere effetti sull’aumento
o la diminuzione di queste specie.
– Corridoi ecologici: il fiume Po e il suo reticolo idrografico rappresentano un corridoio per
numerose specie di interesse conservazionistico.
– Fornitura di materiali litoidi (sabbia, ghiaia, argilla), energia rinnovabile e legname dalla
vegetazione ripariale.

L’attuale stima dei servizi ecosistemici evidenzia come il beneficio del progetto di rinaturazione sia
notevole e quantificabile in un range tra i 218 milioni e i 402 milioni di euro. In questa prima
valutazione non è stato possibile assegnare valori ad altri aspetti estremamente importanti, come i
benefici per le attività turistiche, il valore della biodiversità e il ruolo di corridoio ecologico del Po, fino a
che un’azione di riqualificazione ambientale di questa portata può avere sulla salute umana, che,
ovviamente, aumenterebbero notevolmente il beneficio complessivo di quest’azione.

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