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Non ‘mangiamoci’ l’Amazzonia

La foresta tropicale più grande e ricca di biodiversità del pianeta è minacciata dalla coltivazione della soia,  utilizzata come mangime per alimentare soprattutto pollame e suini e ciò costituisce una delle principali cause della deforestazione amazzonica oltre che…

La foresta tropicale più grande e ricca di biodiversità del pianeta è minacciata dalla coltivazione della soia,  utilizzata come mangime per alimentare soprattutto pollame e suini e ciò costituisce una delle principali cause della deforestazione amazzonica oltre che dell’allontanamento di molte comunità indigene. E la denuncia del WWF lanciata in vista della Giornata mondiale dell’Ambiente che si celebrerà in tutto il mondo il prossimo 5 giugno.
Prosegue così la Campagna del WWF in difesa dell’Amazzonia, lanciata lo scorso mese in occasione della Giornata delle Oasi : grazie al contributo di oltre 80.000 italiani che hanno aderito all’Appello il WWF  potrà contribuire a conservare  il prezioso territorio del progetto Putumayo-Tresfronteras e proteggere sia le tante specie presenti che le popolazioni locali garantendo loro attività economiche sostenibili.

Ma l’intera foresta amazzonica ha ancora bisogno di aiuto, alla luce dei nuovi dati che puntano il dito contro alcune nostre abitudini alimentari spesso inconsapevoli, spreco di cibo compreso. Se il 6% della soia prodotta al mondo è destinata direttamente al consumo umano, circa tre quarti vengono invece utilizzati per l’alimentazione animale, soprattutto per pollame e suini (per produrre 1 chilogrammo di carne suina vengono utilizzati 263 grammi di soia, ben 575 per il pollo, 173 per il manzo e 307 un analogo quantitativo di uova) .

AMAZZONIA ‘BUONA’ DA MANGIARE?   

Negli ultimi 50 anni si è già perso quasi un quinto della superficie della foresta amazzonica e la produzione di soia è la maggiore responsabile della deforestazione principalmente in Brasile e Bolivia, insieme con l’espansione dei pascoli per il bestiame allevato, gli incendi, il disboscamento legale e illegale, la costruzione di strade asfaltate e il degrado causato dai cambiamenti climatici in atto. Gli impatti esterni della produzione di soia, come l’inquinamento dei corsi d’acqua da prodotti agrochimici e l’erosione del suolo, hanno avuto anch’essi un impatto sugli ecosistemi naturali.
Accanto alla conversione diretta della foresta amazzonica per la produzione di soia , l’espansione della soia soprattutto in Brasile avviene oggi anche su terreni precedentemente utilizzati per il bestiame al pascolo. Mentre questo ha il potenziale per essere parte della soluzione, vi è il pericolo che possa contribuire indirettamente alla deforestazione spingendo la produzione di bestiame – una delle principali cause di deforestazione in Amazzonia – all’interno della foresta .
Se i tassi di deforestazione degli ultimi decenni continuassero ai ritmi attuali, quasi un quarto della restante foresta amazzonica potrebbe essere persa entro i prossimi 30 anni e il 37% entro i prossimi 50 anni. Stime più pessimistiche indicano come oltre la metà (55%) potrebbe essere persa nei prossimi 20 anni perchè l’aumento della domanda di prodotti agricoli innesca  un circolo vizioso di feedback climatico che prevede, per  esempio, l’aumento della siccità e degli incendi boschivi.

LE PROPOSTE DEL WWF  

E’ urgente produrre soia in maniera più responsabile altrimenti questi ecosistemi naturali di straordinaria importanza potrebbero andare persi per sempre, insieme con l’inestimabile biodiversità che ospitano e i servizi vitali che forniscono.  Per il WWF è già ora possibile ridurre notevolmente gli impatti negativi della soia con un’azione decisa da parte dei governi e una spinta concertata verso la sostenibilità ambientale e sociale lungo tutta la catena di produzione della soia, ma è necessario il sostegno di finanziatori e consumatori per raggiungere questo obiettivo.
Le proposte WWF sono: una migliore pianificazione dell’uso del suolo, la tutela delle aree naturali vulnerabili e di valore, un processo di certificazione quale quello proposto dalla Tavola Rotonda sulla Soia Responsabile (Roundtable on Responsible Soy, RTRS), migliori pratiche agricole e la riduzione di scarti e rifiuti.

Nei Paesi sviluppati i consumatori possono contribuire a contenere la domanda di soia riducendo il proprio consumo di proteine animali (in base alle raccomandazioni nutrizionali sulla salute) e riducendo gli sprechi alimentari. In Italia, così come negli altri paesi ricchi, è in casa che si spreca di più.   Ogni anno gli italiani per negligenza e disattenzione buttano oltre 1,2 milioni di tonnellate di alimenti, che corrispondono a circa 8 miliardi di euro (da indagine GfK Eurisko 2013).   Lo spreco alimentare non è solo un problema di alimenti.  Per arrivare sulle nostre tavole, il cibo di cui ogni giorno ci nutriamo richiede, infatti,  moltissime risorse naturali e per questo può avere impatti importanti sull’ambiente. 

IL PARADOSSO DELL’OBESITA’

“Parlando di alimentazione, il momento storico che stiamo attraversando vede lo scontro tra fame e obesità, miseria e abbondanza, produzione e consumo quali aspetti dello stesso problema che uniscono malnutrizione, povertà, sicurezza alimentare, salute e sprechi, quest’ultimo vero oltraggio morale e ambientale. Oggi secondo la FAO la produzione agricola mondiale attuale potrebbe nutrire 12 miliardi di esseri umani, quasi il doppio di quelli attualmente presenti sul pianeta e il cibo che viene sprecato potrebbe alleviare la fame delle popolazioni malnutrite del pianeta (basterebbe per alimentare l’intera popolazione dell’Africa Sub-Sahariana) e ridurre gli inutili impatti ambientali che la sua produzione e smaltimento determinano” ha dichiarato Eva Alessi responsabile sostenibilità WWF Italia.

5 GIUGNO – GIORNATA DI LOTTA ALLO SPRECO:

GLI EVENTI DEL WWF RIVOLTI AL GRANDE PUBBLICO CHE AFFIANCANO L’INIZIATIVA DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE
In questo scenario il WWF, nell’ambito di One Planet Food e in connessione al Piano Nazionale contro lo spreco alimentare promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare sta sviluppando, grazie alla collaborazione  delle catene della Grande Distribuzione Auchan e Simply , sta portando avanti una campagna integrata di sensibilizzazione che  prevede sia iniziative in-store che attività sul web e sui social che consentiranno ai cittadini di approfondire il tema dello spreco alimentare e ricevere consigli per evitare ogni forma di spreco in cucina.

“La tua ricetta per salvare il pianeta” è l’iniziativa promossa da WWF ed Auchan.

Sul sito www.insiemecontroglisprechi.it tutti gli appassionati di cucina amici dell’ambiente potranno inviare, fino al 20 luglio, la propria ricetta realizzata con gli scarti e gli avanzi. Le ricette inviate saranno selezionate da Lisa Casali, Eco-foodblogger ed esperta di cucina sostenibile, e saranno raccolte in un Libro di ricette antispreco, edito a ottobre, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione. L’iniziativa sarà presentata mercoledi 4 giugno a Milano presso Valcucine in  uno Show cooking Auchan-WWF sulla lotta allo spreco alimentare. Special guest Lisa Casali, che animerà lo show cooking e il laboratorio per realizzare insieme ai partecipanti originali ricette antispreco.

“Insieme per non alimentare lo spreco” è invece lo slogan dell’iniziativa  promossa da WWF e Simply che vede come ambasciatori i “Viveri e Vegeti”: i cibi che ogni giorno più facilmente sprechiamo nelle nostre case anche se ancora buoni. Questi alimenti, dialogando e interagendo tra loro nel frigo e sugli scaffali della dispensa, danno vita a 10 simpatiche vignette per sensibilizzare i clienti con ironia. Tutte le storie dei “Viveri e Vegeti” potranno essere condivise sui social da un’area WWF del sito www.simplymarket.it, dove sarà anche possibile approfondire il tema dello spreco alimentare e ricevere consigli per evitarlo. Quattro vignette sono protagoniste delle divertenti shopper riutilizzabili Special Edition, in vendita in tutti i supermercati Simply da luglio ad ottobre per sostenere i progetti WWF.

Sul tema della riduzione dello spreco alimentare WWF Italia e Autogrill hanno avviato un hub di sperimentazione che coinvolge le aree di servizio autostradali di Villoresi est, Brianza Nord e Brianza Sud alle porte di Milano. Il progetto prevede lo sviluppo di una filiera integrata grazie alla quale i rifiuti organici dei 3 punti vendita sono trasformati in compost biologico, utilizzato per “nutrire” l’orto didattico della vicina oasi WWF Bosco di Vanzago, che verrà inaugurato proprio il 5 giugno. Autogrill promuove, inoltre, nel punto vendita Villoresi est, i prodotti “Terre dell’Oasi” realizzati con le materie prime coltivate all’interno delle aree protette dal WWF. 

Un ulteriore aiuto per ridurre gli sprechi sono le  eco-vaschette antispreco, una versione evoluta della classica “doggy bag” americana per l’asporto del cibo avanzato, che già da alcuni mesi sono arrivate  in Italia in tutti i ristoranti dei punti vendita IKEA grazie alla collaborazione con il WWF Italia.

Il Dossier AMAZZONIA NEL PIATTO è tratto dal report del  WWF International, 2014 ‘The Growth of Soy: Impacts & Solutions’ 

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