Il WWF insieme ai pescatori per salvare gli squali nel Mediterraneo

Il WWF a Monopoli per presentare i primi risultati del progetto Safe Sharks che vede protagonisti i pescatori

Presentati oggi i primi risultati del progetto SafeSharks iniziato nel 2018 per ridurre la pesca accidentale

A Monopoli l’85% degli squali marcati con dispositivi satellitari e rilasciati è sopravvissuto e la maggior parte resta nell’Adriatico nel periodo estivo

Oltre la metà delle 86 specie di squali, razze e chimere del Mediterraneo è minacciata e un terzo di queste è prossima al rischio di estinzione. Il preoccupante stato di questi predatori marini è un chiaro segnale della salute complessivamente precaria del Mar Mediterraneo, la cui biodiversità è decimata dalla pesca eccessiva, a sua volta alimentata da un consumo inconsapevole e da un mercato globale di carne di squalo e razza poco regolamentato e opaco, come dimostra il report WWF lanciato ieri, nella Giornata Mondiale degli Squali. Il WWF oggi a Monopoli ha condiviso con i pescatori i primi risultati di SafeSharks: il progetto di monitoraggio e tagging degli squali di cui sono stati protagonisti. Fin dal suo avvio nel 2018, il progetto Safesharks identifica insieme ai ricercatori, soluzioni per ridurre le catture accidentale di squali o incrementarne la sopravvivenza in seguito al rilascio.

Sebbene infatti squali e razze non siano quasi mai ‘obiettivo’ dei pescatori, verdesche, palombi, mobule, torpedini, gattucci, mako e altre specie spesso protette vengono catturate accidentalmente in tutte le attività di pesca nel Mediterraneo, la maggior parte delle volte rigettate in mare o quando possibile commercializzate. Oltre 60 specie sono vittime di reti a strascico, attrezzo che sbarca più specie di squali e razze a scopi commerciali, mentre in alcune zone addirittura un terzo del pescato catturato dai palangari è costituito da squali e razze.

“Il rapido declino è il più chiaro allarme sullo stato in cui versa il nostro mare. Tutti i Paesi del Mediterraneo sono responsabili di questa mattanza silenziosa. Gli squali sono da sempre parte della cultura del Mediterraneo, dobbiamo agire velocemente per garantire la loro sopravvivenza anche nel futuro.” afferma Giulia Prato, Responsabile Mare di WWF Italia. “Non c’è più tempo da perdere. Per questo il WWF ha scelto di lavorare con pescatori e governi per migliorare la gestione delle nostre già fragili risorse marine e adottare soluzioni efficaci per ridurre la cattura accidentale di squali.”

I primi risultati del progetto SafeSharks

Protagonista di questi primi anni del progetto è la comunità di pescatori di Monopoli, la più importante dell’Adriatico per quanto riguarda la pesca del pesce spada, che è stata coinvolta con attività di formazione e sensibilizzazione per supportare la raccolta di dati chiave sulle catture accidentali di questi animali e per identificare insieme ai ricercatori soluzioni per ridurre le catture accidentali di squali o incrementarne la sopravvivenza in seguito al rilascio.

Fondamentale la parte sperimentale e di ricerca applicata nel progetto, possibile grazie alla collaborazione coi pescatori. Per comprendere, infatti, la sopravvivenza alla cattura e gli spostamenti a breve/medio termine delle popolazioni di verdesca del Mediterraneo centrale, incluso l’Adriatico meridionale, alcuni esemplari di squali sono stati marcati con dispositivi satellitari “pop-up tag”. E la sopravvivenza registrata è molto alta: oltre l’85% degli individui marcati è sopravvissuta. Ciò significa che una strategia di mitigazione del fenomeno del by-catch basato sul rilascio degli esemplari di verdesca catturati durante la pesca avrebbe un impatto positivo. Inoltre i dati confermano che nonostante questa specie abbia capacità natatorie per compiere grandi migrazioni (in un caso la verdesca marcata a largo di Bari in un mese ha nuotato fino a largo di Creta) la maggior parte degli esemplari preferisce l’Adriatico almeno nel periodo estivo monitorato.

“Questi dati supportano l’ipotesi che il mar Adriatico sia un’importante area per la riproduzione e per l’accrescimento dei giovani di verdesca. Si è anche scoperto che questa specie possiede un pattern di movimenti verticali molto stabile, durante il giorno preferiscono nuotare in acque anche molto profonde fino oltre i 600 m, mentre durante la notte cacciano in superficie anche a pelo d’acqua- spiega Pierluigi Carbonara, Ricercatore del progetto,COISPA Tecnologia & Ricerca-. Ulteriori dati sulle migrazioni di questa specie saranno forniti dai tag satellitari che registrano dati per un anno”.

Lo studio di incidenza del by-catch di verdesca per la marineria di Monopoli ha evidenziato che ogni 7 pesci spada viene sbarcata una verdesca e che i 16% dello sbarcato totale dei palangari di superficie è rappresentato da verdesche., dati che dovrebbero apparire nella raccolta dati nazionale sulla pesca purtroppo carente per quanto riguarda il bycatch.

Il progetto ha riportato importanti risultati anche in Albania, dove grazie all’attività di informazione, sensibilizzazione con i pescatori e advocacy presso le istituzioni dell’Ong INCA diverse specie di squali e razze sono state inserite nella lista rossa IUCN albanese

SafeSharks ha sottolineato l’importanza di una collaborazione e formazione mirata ai pescatori e agli organi deputati al controllo, sia con programmi regionali che nazionali, sulle migliori pratiche per incrementare i tassi di sopravvivenza post-rilascio degli animali catturati e sulle misure necessarie per mitigare i fenomeni di catture accidentali e frodi alimentari, includendo anche l’identificazione delle specie, laraccolta e segnalazione dei dati. Ad oggi, sempre più pescatori di Monopoli si stanno impegnando a rilasciare gli squali catturati accidentalmente, soprattutto i più giovani. Ma il lavoro da fare è ancora molto, per questo le attività proseguiranno con il progetto Medbycatch coordinato da Birdlife nel Mediterraneo e implementato da WWF Italia a Monopoli e Porto Cesareo.

“In questa seconda fase, sperimenteremo strategie di mitigazione delle catture accidentali sulla base delle scoperte ottenute con SafeSharks, e coinvolgeremo altre marinerie nelle formazioni e sensibilizzazioni in un gioco di squadra. Insistiremo inoltre affinché le istituzioni sviluppino un Piano Nazionale sugli Elasmobranchi e migliorino la raccolta dati nazionale per quanto riguarda il bycatch.   La conservazione degli elasmobranchi è un problema complesso, eterogeneo e in equilibrio precario tra economia, società e conservazione. Le azioni di conservazione, monitoraggio e ricerca richiedono del tempo per essere applicate, tempo che alcune specie potrebbero non avere. Insieme, possiamo riuscire in questa difficile missione di salvataggio per gli squali, e dare a queste specie un futuro migliore. Dipende solo da ognuno di noi.” sottolinea Giulia Prato.

Ognuno di noi infatti può fare la sua piccola parte per sostenere il progetto SafeSharks, partecipando alla campagna di raccolta fondi WWF “adotta uno squalo”.

Questi animali esistono da più di 400 milioni di anni e svolgono ruoli essenziali negli ecosistemi marini, mantenendo le reti alimentari in equilibrio, controllando le dimensioni delle popolazioni ittiche e favorendo lo scambio di nutrienti attraverso gli strati oceanici con le loro migrazioni verticali. Il loro ruolo nella cattura e deposito del carbonio (quando muoiono per cause naturali, le loro carcasse affondano sul fondo dell’oceano e portano con sé il carbonio legato nei corpi) è anche sempre più riconosciuto come un fattore di mitigazione al cambiamento climatico.

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