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La scomparsa di Paul Crutzen, una grave perdita per tutti

Premio nobel per la chimica e grande studioso che nel 2000 ha proposto l’idea del nuovo periodo geologico dell’Antropocene di Gianfranco Bologna, Presidente Onorario del Comitato Scientifico del WWF Italia  La scomparsa di Paul Crutzen, costituisce una grave…

Premio nobel per la chimica e grande studioso che nel 2000 ha proposto l’idea del nuovo periodo geologico dell’Antropocene

di Gianfranco Bologna, Presidente Onorario del Comitato Scientifico del WWF Italia 

La scomparsa di Paul Crutzen, costituisce una grave perdita per tutti. È venuto a mancare uno scienziato che certamente rappresentava una figura di punta delle scienze del Sistema Terra, la ricerca interdisciplinare che studia e approfondisce la straordinaria complessità del nostro meraviglioso pianeta Terra, tenendo conto delle connessioni tra tutte le “sfere” in cui lo distinguiamo, atmosfera, idrosfera, pedosfera, geosfera, biosfera e antroposfera.Crutzen aveva ricevuto con lo statunitense Frank Sherwood Rowland e il messicano Mario Molina, il premio Nobel per la chimica nel 1955, per il lavoro svolto sulla chimica atmosferica e la formazione e decomposizione dell’ozono, la fascia dell’atmosfera collocata tra i 15 e i 35 km di altitudine sul pianeta che protegge la Terra dal passaggio dei raggi ultravioletti che possono causare danni alle forme di vita terrestri, compresi gli esseri umani. Alcuni prodotti dell’industria umana, come i CFC (clorofluorocarburi) che sono presenti nei propellenti utilizzati, ad esempio, nelle bombolette spray, danneggiano la fascia di ozono, per cui questi studi pionieristici dei tre scienziati sono stati la base per la realizzazione del Protocollo di Montreal firmato da tutti i paesi nel 1987 teso a eliminare progressivamente le sostanze chimiche di sintesi che la danneggiano. Quel premio Nobel del 1995 è stato il primo e purtroppo sino ad ora unico premio Nobel attribuito a ricerche di scienze ambientali.

Ingegnere di formazione ma con una buona conoscenza delle scienze naturali, Crutzen si è dedicato sin da subito anche alla chimica dell’atmosfera, ricoprendo ruoli importanti in diverse università e lavorando, in particolare, sin dal 1980 al dipartimento di chimica atmosferica del prestigioso Max Planck Institute for Chemistry in Germania, diventandone poi il direttore. Nel 2000 Crutzen, nell’ambito dell’affascinante programma di ricerca dell’International Geosphere Biosphere Programme (IGBP), ha proposto di definire un nuovo periodo geologico della scala temporale con cui classifichiamo la storia della nostra Terra (dalle sue origini 4.6 miliardi di anni fa ad oggi) quello dell’Antropocene, perché ormai l’impatto umano su tutti i sistemi naturali del pianeta, dei suoi cicli biogeochimici e della straordinaria ricchezza della vita presente, ha raggiunto livelli straordinariamente elevati tanto da averli profondamente modificati. Questa proposta è poi divenuta oggetto di un approfondimento da parte del mondo dei geologi, attraverso l’International Union of Geological Sciences e della sua Commissione internazionale sulla stratigrafia che cura la classificazione della scala temporale della Terra con l’istituzione di un Gruppo di lavoro dedicato di cui Crutzen era membro.

Oggi le tantissime ricerche sull’Antropocene hanno condotto a un incredibile incremento delle nostre conoscenze sugli effetti devastanti che l’intervento umano ha avuto sulle dinamiche del nostro pianeta creando documentate e forti preoccupazioni per il nostro futuro. Nel 2006 invitammo Paul Crutzen per tenere l’annuale Aurelio Peccei Lecture in collaborazione con il Club di Roma, dedicata per l’occasione all’Antropocene mentre proprio nel 2005 Mondadori aveva pubblicato il libro di Crutzen “Benvenuti nell’Antropocene!”.
L’interesse del WWF per le scienze del sistema Terra è stato sempre molto forte (non a caso ben altre due Peccei Lectures erano già state dedicate a questi temi, una nel 1996, protagonista Charles Kennel, direttore della Mission to Planet Earth della NASA e l’altra nel 2000 con il premio Nobel, Sherwood Rowland sui cambiamenti climatici) e numerose altre attività sono state dedicate alla divulgazione di queste conoscenze. Le attività di conservazione della natura e della promozione e concretizzazione della sostenibilità hanno bisogno di una buona conoscenza delle scienze del Sistema Terra. Con Crutzen ci intrattenemmo a lungo per discutere delle sue intuizioni e ricerche sull’Antropocene e per il suo interesse verso la geoingegneria, cioè quegli eventuali interventi di modifica volontaria del cambiamento climatico antropogenico, per evitarne gli ingenti danni che ne sarebbero derivati, agendo con tecnologie che mirano a catturare l’anidride carbonica e i gas serra immessi dall’intervento umano nell’atmosfera o a ridurre la radiazione solare incidente sulla Terra. Crutzen affermò chiaramente che lui pensava alle geoingegneria come estrema ratio per migliorare la situazione drammatica in cui ci troviamo e per l’assenza di concrete reazioni dal mondo politico ed economico di fronte agli effetti dell’Antropocene.

 

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