Le politiche globali per ridurre le emissioni di gas serra non sono riuscite a colmare il divario tra ambizione e attuazione, nonostante i progressi evidenti in alcuni settori. Questo l’allarme suonato dall’ultimo rapporto di sintesi sugli NDC (Contributi determinati a livello nazionale) delle Nazioni Unite. Si tratta di un documento pubblicato dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che valuta l’impatto collettivo dei piani climatici nazionali dei Paesi, noti come contributi determinati a livello nazionale.
Il documento rileva che gli attuali piani climatici nazionali, se attuati integralmente, potrebbero portare a una riduzione delle emissioni inferiore a un terzo di quella necessaria per evitare pericolosi cambiamenti climatici entro il 2035. La riduzione prevista del 19-24% rispetto ai livelli del 2019 è molto lontana dal calo del 60% al 2035. Obiettivo necessario per limitare il riscaldamento globale entro 1,5 °C di aumento della temperatura globale rispetto all’era pre-industriale, previsto dall’Accordo di Parigi ed evitare gli effetti più gravi della crisi climatica.
Le richieste del WWF
In vista della COP30, il WWF chiede un piano di risposta globale che possa portare il mondo verso l’obiettivo 1,5 °C. Bisogna limitare al massimo la possibilità di superamento di tale soglia che costringerebbe a sforzi titanici per tornare indietro. Vanno affrontate quindi le questioni relative all’energia, alle emissioni di metano, alle foreste, all’industria pesante e va garantita una transizione equa. La presidenza brasiliana dovrà guidare i Paesi verso una risposta di questo tipo per rafforzare il multilateralismo e gli sforzi globali volti a ridurre le emissioni nell’ambito degli accordi sul clima.
Ancora grande il divario tra parole e azioni
Il WWF rileva che sebbene molti Paesi stiano compiendo progressi concreti, il divario tra parole e azioni rimane pericolosamente grande. “È particolarmente deludente che, invece di dare l’esempio, le principali economie del G20 non abbiano ancora presentato i loro obiettivi a meno di due settimane dall’inizio della COP30 –ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia. – Tra tutti, spicca il fatto che l’Unione Europea non abbia ancora presentato il suo NDC, dal momento che la decisione è rimpallata tra Ministri dell’Ambiente e i Capi di Stato e di Governo”.
“Ora la parola finale la dovrebbero dire i Ministri dell’Ambiente il 4 Novembre, a pochi giorni dall’apertura del Summit dei Leader e della COP: speriamo che l’Europa non voglia perdere una delle principali leve che ancora può guadagnare: l’autorevolezza di chi crea l’economia decarbonizzata, invece di arrancare solo per recuperare terreno. Per una transizione energetica equa, occorre mantenere gli impegni della COP28, cioè ‘transitare fuori dai combustibili fossili’, almeno triplicare le fonti rinnovabili e raddoppiare il risparmio energetico. Il mondo non può permettersi ritardi mascherati da diplomazia”, conclude Midulla.
Nonostante le lacune che permangono in termini di ambizione e risultati, il WWF è incoraggiato dalla conclusione della relazione secondo cui un numero maggiore di Paesi ha incluso una gamma più ampia di misure relative alle foreste. I Paesi devono partire da questo risultato alla COP30 e definire i prossimi passi del loro impegno esistente per conservare, proteggere e ripristinare la natura e gli ecosistemi. Obiettivi da raggiungere anche attraverso l’arresto e l’inversione della deforestazione e del degrado forestale entro il 2030.