La parola va ora alla Corte Costituzionale
Con le ordinanze n. 598, 599 e 600/2025, il TAR Sardegna ha sollevato questione di legittimità costituzionale su alcune disposizioni della legge regionale n. 20/2024 sulle aree idonee e non idonee che vietano in modo generalizzato l’installazione di impianti FER su vaste aree regionali.
Il TAR Sardegna ha ritenuto la normativa regionale potenzialmente lesiva di diversi principi costituzionali (artt. 3, 9, 41, 97, 117 Cost.) e in contrasto con il diritto europeo (Direttiva 2018/2001/UE, come modificata dalla Direttiva 2023/2413/UE). Il divieto assoluto di realizzazione di impianti, senza istruttoria specifica e senza valutazione caso per caso, vìola il principio di proporzionalità e appare in contrasto con i principi fondamentali stabiliti dalla normativa statale e con gli obblighi derivanti dal quadro normativo europeo, che mira a promuovere una rapida e diffusa transizione verso fonti energetiche sostenibili. Il TAR ha quindi sospeso il giudizio e trasmesso gli atti alla Corte costituzionale.
Secondo il TAR, la legge regionale non si è limitata a individuare le aree idonee, ma ha imposto un divieto assoluto e generalizzato nella maggior parte del territorio sardo, qualificato come area “non idonea”, impedendo la valutazione concreta degli interessi pubblici coinvolti. Questo certamente a svantaggio delle future generazioni e in potenziale violazione dell’art. 9 della Costituzione.
Urgente collaborare tutti per raggiungere gli obiettivi climatici
Le ordinanze del TAR confermano la complessità del bilanciamento tra tutela del territorio e sviluppo delle rinnovabili, sottolineando come l’autonomia legislativa regionale debba sempre esercitarsi nel rispetto dei principi fondamentali dell’ordinamento giuridico nazionale e europeo.
Il WWF accoglie con favore queste decisioni, che si inseriscono nel più ampio contenzioso sulle aree idonee. Ricorda, tuttavia, come queste rappresentino un ulteriore campanello d’allarme, frutto della scarsa chiarezza del DM Aree idonee, parzialmente annullato dal TAR Lazio proprio per l’eccessiva discrezionalità lasciata alle Regioni e la mancanza di criteri vincolanti. L’approccio adottato ha trasformato il dibattito da “quali semplificazioni adottare nelle aree idonee” a “se sia possibile o meno realizzare impianti in certe aree”, generando incertezza e rallentamenti.
A oltre un anno dall’adozione del DM, sono i tribunali amministrativi a dover riportare ordine. Un modello inefficiente, che ostacola il raggiungimento degli obiettivi al 2030 e scoraggia investimenti strategici. Alla vigilia della riscrittura del decreto, serve con urgenza una collaborazione tra istituzioni regionali e nazionali per definire un quadro normativo chiaro, coerente e rispettoso degli obiettivi climatici. In questo senso, il dibattito attorno al tema delle “aree idonee” rischia di essere ormai inutile e superato dal nuovo paradigma delle aree di accelerazione, potenzialmente capace di rilanciare la transizione energetica superando le incertezze create sulle “aree idonee”.
I ritardi nella transizione energetica
In definitiva, le ordinanze del TAR Sardegna richiamano alla necessità di evitare approcci rigidi e generalizzati e favorire, invece, una governance energetica responsabile, trasparente e coerente con le sfide climatiche e sociali attuali. La Sardegna, come l’intero Paese, non può permettersi ritardi nella transizione energetica.
Pertanto, il WWF invita nuovamente la Regione Sardegna a rivedere gli strumenti normativi adottati, superando rigidità eccessive che rischiano di compromettere gli obiettivi della transizione energetica. Analogo invito il WWF rivolge al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che ha annunciato un nuovo decreto che ci auguriamo arrivi prestissimo e superi gli errori di quello messo in discussione dalla sentenza del TAR del Lazio e, tenendo conto delle ordinanze del TAR Sardegna, sgomberi il campo dai divieti generalizzati per le rinnovabili. La tutela del paesaggio e della biodiversità devono avere il senso delle proporzioni rispetto ai danni prodotti dalle diverse attività umane e procedere insieme a politiche energetiche rinnovabili ambiziose, fondate su innovazione, rispetto del territorio e partecipazione pubblica.