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2013: il bilancio ambientale del WWF

E’ tempo di bilanci di fine anno e questa volta il WWF accende i riflettori su tre temi cruciali per la sostenibilità, la tutela della biodiversità e degli ambienti vitali del pianeta: 3 immagini simbolo dei fatti principali…

E’ tempo di bilanci di fine anno e questa volta il WWF accende i riflettori su tre temi cruciali per la sostenibilità, la tutela della biodiversità e degli ambienti vitali del pianeta: 3 immagini simbolo dei fatti principali accaduti nel 2013, che meritano di essere ricordati. Per il focus italiano, l’eco-barometro WWF delle politiche ambientali in Italia raffrontate con le linee di tendenza e gli impegni su scala internazionale e comunitaria. Il 2013, infatti,  non è passato invano nel nostro paese: sono stati recepiti i primi segnali rispetto al valore da dare alla natura nelle decisioni politiche ed economico-finanziarie. Il WWF si augura che questi primi passi, alcuni  dei quali descritti nell’ultima Conferenza nazionale sulla Biodiversità promossa dal Ministero dell’Ambiente,  siano solo l’inizio di un vero Green Deal per l’Italia.

Nuove specie scoperte in Amazzonia, l’Oasi vivente del Pianeta

La buona notizia dell’anno parla di biodiversità e proviene dal bacino forestale tra i più importanti del nostro pianeta, quello dell’Amazzonia: lo scorso autunno è stata annunciata la scoperta di oltre 440 nuove specie di animali e piante a conclusione di 4 anni di ricerca, a conferma del fatto che quest’area costituisce uno dei più importanti serbatoi di biodiversità del mondo e regolatore del clima al livello globale. Tra le specie scoperte una minuscola rana (Allobates amissibilis) piccola come l’unghia del pollice, come recita il nome inglese, thumbnail size frog.  Già nel 2012 un report del WWF, basato su 10 anni di ricerche, aveva svelato 1.200 specie nuove, praticamente “un pianeta nel pianeta”. Il “Rapporto WWF della biodiversità” nel mondo e in Italia, lanciato a dicembre, ricorda che mentre registriamo la presenza di oltre  un milione e mezzo di specie animali e vegetali classificate dagli studiosi  sul pianeta, l’attuale tasso di estinzione delle specie viventi giunge oggi ad un ritmo fino a 1.000 volte superiore a quello naturale. Purtroppo il rischio di deforestazione qui, come in molte altre foreste del pianeta, è ancora incombente: la distruzione della foresta pluviale amazzonica è aumentata  di almeno un terzo nell’ultimo anno, un’inversione di rotta rispetto ad un lungo trend di riduzione del tasso di deforestazione. Per questo nel 2014 il WWF concentrerà i propri sforzi per proteggere questa grande foresta pluviale e assicurare uno sfruttamento sostenibile delle sue risorse.

Novembre 2013 vince il record del riscaldamento globale

Novembre 2013 è stato eletto a mese più caldo mai registrato, con temperature la superiori di 0.78 gradi Celsius rispetto alla media globale del XX secolo. L’orso polare (foto allegata) è una delle  specie simbolo colpite dagli effetti dei cambiamenti globali. Il risultato di registrazioni climatiche scientificamente validate effettuate da almeno il 1880 e giunge  dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) conclude un anno di eventi climatici estremi che hanno attraversato tutto il globo tra cui le alluvioni nelle Filippine a quelle accadute in Sardegna, una delle regioni tra l’altro, più ricche di biodiversità del nostro paese. L’anno passato ha registrato tanti, ulteriori segnali di allarme per il clima, ma questo non ha indotto i governi a compiere passi significativi verso l’accordo globale, tanto che le maggiori associazioni del mondo, compreso il WWF, hanno deciso di abbandonare il lavori della Conferenza ONU di Vienna. La prossima conferenza sul clima si terrà a Lima, e il Ministero dell’Ambiente peruviano ha già detto: non venite in Perù se non volete cambiare il mondo. 

Alluvione in Sardegna: un monito per il Paese

L’alluvione del 18 novembre in Sardegna è la dimostrazione di come in Italia si sottovalutino gli effetti del consumo del suolo e della cementificazione del territorio sugli ecosistemi naturali, non si tenga conto dei vincoli delle conoscenze, di quanto di grave accaduto in questi ultimi 50 anni e non si faccia prevenzione del rischio idrogeologico.
Il tutto si accompagna alla mancanza di interventi urgenti e necessari per l’adattamento ai cambiamenti climatici (solo recentemente il Ministero dell’Ambiente ha posto la Strategia nazionale a consultazione). Nel Piano di Assetto Idrogeologico sardo già nel 2006 si evidenziava, tra le “cause principali di esondazione”, l’interazione tra infrastrutture di trasporto e reticolo idrografico, unitamente ad una scarsa manutenzione fluviale”: il Piano riportava come “su 1055 casi di pericolosità, oltre la metà delle cause deve ascriversi a insufficienza della luce libera sotto i ponti, per il 32%, e a scarsa manutenzione fluviale, per il 19%”. Purtroppo la gestione virtuosa del territorio difetta nelle amministrazioni pubbliche, un fatto spesso denunciato dal WWF.
Quanto è accaduto in Sardegna non rappresenta certo l’eccezione, ma la regola: tutta l’Italia è costantemente a rischio. C’è bisogno di un radicale cambio di passo nella strategia complessiva, puntando su una gestione razionale del territorio, investimenti per una politica di prevenzione che punti a ridurre il dissesto idrogeologico e un serio piano di adattamento ai cambiamenti climatici e manutenzione del territorio per il quale il Ministero dell’Ambiente ha calcolato che ci sarebbe bisogno di un investimento di almeno 1.6 miliardi euro/anno per 15 anni, mentre nel 2014-16 al momento sono stanziati solo 180 milioni di euro.

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