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Cosa sono le preaperture venatorie?

La legge  157/1992  (Legge  11 febbraio 1992, n. 157  Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), stabilisce come  apertura regolare della caccia la terza domenica di settembre  (art. 18 “Specie cacciabili e…

La legge  157/1992  (Legge  11 febbraio 1992, n. 157  Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), stabilisce come  apertura regolare della caccia la terza domenica di settembre  (art. 18 “Specie cacciabili e periodi di attività  venatoria”). Concede come deroga la facoltà per le regioni di modificare i termini, con avvio della stagione venatoria il 1 settembre “per determinate specie in relazione alle situazioni ambientali delle diverse realtà  territoriali. Le regioni autorizzano le modifiche previo parere dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica (ORA ISPRA).

Dalle note qui sotto si desume  che per la stagione venatoria 2018/19 14 regioni hanno deciso la c.d” preapertura” , molte disattendendo  il parere  contrario  di Ispra o senza chiederlo affatto. Sono tantissime  giornate di caccia in più , con migliaia di animali  uccisi illegalmente.

Queste le specie prese di mira nelle preaperture dal 1 settembre: gazza, cornacchia grigia e nera, tortora, colombaccio, ghiandaia, gazza, merlo, quaglia, alzavola, beccaccino, marzaiola, germano reale, volpe, storno.
 
Queste le regioni che fanno preaperture:
Basilicata, 3 giorni, 3 specie
Calabria, 3 giorni, 5 specie
Campania, 3 giorni, 6 specie
Emilia Romagna, 2 giorni, 5 specie
Friuli Venezia Giulia, 1 giorno, 6 specie
Lazio, 2 giorni, 5 specie
Lombardia, 4 giorni, 3 specie
Piemonte, 2 giorni, 5 specie
Puglia, 3 giorni, 5 specie
Sardegna, 2 giorni, 3 specie
Sicilia, “dal primo settembre ”, quindi  tutte le giornate di caccia fino al 16 settembre, la domenica di apertura regolare
Toscana, 2 giorni, 10 specie
Umbria, 2 giorni, 8 specie
Veneto, 5 giorni, 5 specie
 
Regioni che non fanno pre apertura: le regioni che invece fanno una apertura apertura regolare  la terza domenica di settembre sono Abruzzo, Liguria, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Molise
 

Perché dire NO alla caccia anticipata 

Le  evidenze scientifiche e le normative europee non consentono la caccia nel periodo di fine estate, perché gli  animali selvatici sono più vulnerabili. Per questo l’Unione Europea (e l’Italia è stata più volte richiamata dalla Commissione UE con l’avvio di procedure d’infrazione e condanne ) non consenta la caccia in alcuni periodi dell’anno, fra i quali proprio  la fine dell’estate per le condizioni in cui si trovano numerose specie: piccoli ancora immaturi, le specie migratrici che devono prepararsi ai lunghi voli di ritorno verso  i luoghi di svernamento, la scarsità di acqua e cibo a causa delle siccità estive, degli incendi e molte  specie che stanno ancora nidificando.
A tutto questo, in Italia si aggiunge anche un deficit di controlli, sempre più scarsi e, quindi, inefficaci, per la prevenzione e la deterrenza rispetto ai reati venatori.  Inoltre, alla strage di migliaia di animali dichiarati cacciabili dalle regioni,  bisogna aggiungere il disturbo alle specie non cacciabili e le numerose uccisioni “accidentali” (molte specie possono essere confuse ad es.  la tortora e la tortora dal collare , specie protetta) o, peggio, veri e propri episodi di bracconaggio.
L’apertura anticipata è una pratica del tutto illogica, dannosa, criticata da anni dal mondo scientifico. Il suo particolare impatto, sulle specie oggetto di prelievo e anche sulle altre (che ne saranno indirettamente o direttamente colpite) è dovuto a numerosi motivi:
– si apre la caccia in tarda estate, in un momento particolarmente delicato nel ciclo biologico di molte specie e quando molti giovani dell’anno non sono ancora maturi;
– si caccia in una situazione di fine estate caratterizzata da scarsità di risorse idriche e trofiche e quando gli uccelli migratori si stanno preparando al grande volo di ritorno al sud, con le conseguenze che ciò ha sulla fauna;
– si comincia a sparare quando sul nostro territorio sono presenti ancora molte specie protette migratrici, che possono così essere oggetto di sicuro disturbo e di possibile (purtroppo anche in questo caso in modo pressoché sicuro) anche danno diretto;
– in particolare per gli anatidi non sono ancora giunti i contingenti migratori dal nord e quindi il prelievo si concentra sulle poche coppie nidificanti sul nostro territorio. Inoltre, le femmine in buona parte non hanno ancora completato la muta delle penne e hanno difficoltà di volo.
 
 
 

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