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Per l’Amazzonia il WWF chiede a Conte una presa di posizione formale dell’Italia al G7

Il WWF Italia chiede al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che partecipa al G7 di Biarritz, di farsi portavoce della fortissima preoccupazione della società civile italiana rispetto agli incendi che stanno devastando la foresta amazzonica e che si…

Il WWF Italia chiede al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che partecipa al G7 di Biarritz, di farsi portavoce della fortissima preoccupazione della società civile italiana rispetto agli incendi che stanno devastando la foresta amazzonica e che si faccia promotore di una presa di posizione della comunità internazionale che da un lato affermi la necessità, per il mondo intero, dell’importanza fondamentale della conservazione della foresta amazzonica per gli equilibri climatici ed ecologici dell’intero pianeta a beneficio dell’intera umanità e che dall’altro metta immediatamente a disposizione del governo brasiliano e degli altri paesi coinvolti una task force di intervento antincendio dotata dei mezzi necessari, così come si fa nei grandi disastri naturali.
 
Sebbene dopo giorni e giorni di allarme ora molte siano le prese di posizioni internazionali sugli incendi in Amazzonia, ancora non c’è quella cooperazione internazionale necessaria a fronteggiare una tragedia  di queste dimensioni. Basti pensare alla solidarietà ed ai mezzi internazionali dispiegati ad esempio per lo tsunami del 2004 o per l’uragano Matthew del 2016 per comprendere cosa occorrerebbe fare. Il Presidente Jair Bolsonaro, con gravissimo ritardo, ha finalmente deciso di schierare  l’esercito per contrastare il fuoco, cosa certamente utile, ma servono corpi specializzati dotati di mezzi idonei ad intervenire in una situazione così complessa ed estesa. Per questo riteniamo importante la necessità di lanciare tramite il G7 una chiara ed irrinunciabile offerta di cooperazione internazionale. Gli incendi in Amazzonia, al di là della tragedia in corso che avrà conseguenze drammatiche, hanno finalmente evidenziato al mondo quanto sta accadendo nell’intera area amazzonica. 
 
Data la straordinaria importanza ambientale dell’area, sia per l’equilibrio climatico del pianeta che per il tesoro di biodiversità e del ruolo fondamentale nel ciclo dell’acqua e del carbonio che questa area provvede, l’Amazzonia è monitorata da vari sistemi satellitari dei grandi enti spaziali come la NASA, l’ESA con il  programma Copernicus, e ovviamente  dall’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile (INPE). Tutti hanno confermato un aumento degli incendi rispetto agli anni precedenti.
 
In particolare, l’INPE dall’inizio del 2019 ha registrato nell’intero Brasile ben 74.000 incendi con un aumento dell’80% rispetto lo scorso anno; di questi 39.000 riguardano direttamente la foresta amazzonica. Il presidente Bolsonaro ha ritenuto clamorosamente di licenziare il direttore dell’INPE dopo la diffusione di questi dati e va ricordato che l’INPE ha un suo programma di monitoraggio satellitare della deforestazione amazzonica che dura da decenni.
Possiamo dire che nonostante gli sforzi e il lavoro svolto negli ultimi anni dalle ONG, anche a supporto delle comunità locali, la situazione appare oggi fuori controllo.
Sempre l’INPE, che svolge anche un importantissimo monitoraggio sulla deforestazione in Amazzonia, ha documentato che tra il maggio ed il luglio del 2019 ci sono stati interventi maggiori rispetto agli anni precedenti; ad esempio nel solo luglio la deforestazione in Amazzonia avrebbe interessato 2.254 chilometri quadrati, come più o meno la provincia di Latina. 
La scelta del Presidente Bolsonaro di promuovere uno sfruttamento da lui definito “ragionevole” dell’Amazzonia sta producendo effetti tutt’altro che ragionevoli e che rispecchiano di pregiudicare il futuro di un patrimonio vitale per l’umanità. In Brasile esiste tra l’altro una legge che vieta ai proprietari terrieri di disboscare più di un quinto dei loro possedimenti, questa legge non è stata modificata ma il Climate Observatory (un network di organizzazioni ambientali brasiliane) ha denunciato che col nuovo clima politico si è creata una sorta di impunità che nel primo quadrimestre del 2019 ha visto diminuire del 70% (rispetto allo stesso periodo del 2018) gli interventi governativi per garantirne l’applicazione. Per questo la comunità internazionale deve con forza affermare che i grandi sistemi naturali da cui dipende l’equilibrio ambientale del pianeta, e quindi la vita di noi tutti, non possono essere limitati alle sole competenze geopolitiche degli Stati di cui fanno parte ma sono elementi costitutivi del bene comune planetario dell’umanità.

È quindi estremamente importante che il G7 si esprima con una mozione straordinaria: il WWF Italia chiede al Presidente Conte, in rappresentanza del nostro Paese, di farsi protagonista di una proposta in tal senso, anche in considerazione del fatto che alcuni paesi del G7 potrebbero essere disponibili a discuterla dal momento che i loro leader hanno già assunto posizioni chiare sui drammatici incendi che stanno devastando l’Amazzonia.
 

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