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Pesca artigianale e Coronavirus

​L’attuale emergenza Covid-19 sta creando criticità in parecchi settori del mercato, non ultimo quello della pesca in cui si registra un aggravarsi progressivo della situazione.  Il problema è legato principalmente ai mercati ittici, che non riuscendo ad assicurare…

​L’attuale emergenza Covid-19 sta creando criticità in parecchi settori del mercato, non ultimo quello della pesca in cui si registra un aggravarsi progressivo della situazione. 
Il problema è legato principalmente ai mercati ittici, che non riuscendo ad assicurare il rispetto delle nuove norme sulla sicurezza sanitaria, sono stati costretti a chiudere. La quarantena inoltre, limitando i movimenti dei consumatori, ha influito negativamente anche sulle pescherie, la maggior parte delle quali sono chiuse. Senza contare che anche tutto il mondo della ristorazione è paralizzato. Questo ovviamente ha determinato una drastica riduzione della domanda del prodotto ittico a livello nazionale. 

In generale, lo stop che si è registrato ha riguardato e riguarda tutte le arti di pesca, dallo strascico alla circuizione, dalle lampare a tutta la piccola pesca artigianale. Quest’ultima è praticamente ferma, o meglio a terra, sia dal punto di vista dell’attività che della loro economia e le poche uscite in mare registrate sono necessarie al fabbisogno dei pescatori stessi o alla sporadica attività di vendita. 

La piccola pesca artigianale, parte integrante del patrimonio culturale e socio-economico delle comunità costiere, rappresenta la vita del commercio nel Mediterraneo, basti pensare che costituisce l’84% della flotta peschereccia totale e da lavoro al 60% degli impiegati totali nel settore della pesca.  
Questo settore, già minacciato dal fenomeno del sovrasfruttamento delle risorse ittiche (si pensi che il 78% degli stock in Mediterraneo, per i quali è disponibile una valutazione, è pescato più velocemente di quanto riesca a riprodursi) e oggi dal fermo imposto dal COVID-19, rischia di essere ulteriormente compromesso dall’assenza di un mercato adeguato alle sue esigenze e da fenomeni di pesca illegale. Quest’ultimo aspetto, seppur già presente, potrebbe essere accentuato da un effetto collaterale della pandemia, ad esempio, la riduzione degli sforzi di monitoraggio, controllo e sorveglianza (situazione già osservata in alcuni Paesi o attività di pesca).  

Ma la resilienza delle comunità è a volte stupefacente, infatti alcuni comitati locali si sono adoperati per proporre nuove iniziative, come ad esempio quella del Comitato Pescatori Calabria, il quale ha proposto la creazione di “strutture provvisorie” da utilizzare come “mercatini ittici al consumo” con la gestione affidata ai piccoli pescatori. O come quella dell’Associazione Donne di Mare (in Sicilia) che, garantendo il rispetto delle norme sulla tracciabilità e le certificazioni necessarie, propone di mettere in contatto la domanda con l’offerta predisponendo la consegna, mediante vettore autorizzato, del prodotto porta a porta. Con questa iniziativa, l’Associazione Donne di Mare si propone anche, oltre a valorizzare la piccola pesca locale, di incentivare nel consumatore una maggiore conoscenza e apprezzamento della biodiversità e delle specie identitarie del nostro mare e della loro stagionalità. 

Se da un lato, il fermo obbligato della pesca cui è soggetto gran parte del settore ittico può dare respiro momentaneo al mare e agli stock ittici, dall’altro si avvisa il rischio di un aumento del sovrasfruttamento alimentato da una corsa incontrollata alle risorse non appena si uscirà dall’emergenza, come accadde dopo le guerre mondiali.  

Il progetto del WWF “Pescare oggi per domani” che coinvolge 3 marinerie italiane in un processo partecipato insieme ad altri portatori di interesse locali (tra cui comuni, ricercatori, associazioni di categoria, Guardia Costiera e ASL), sta svolgendo riunioni virtuali on tavoli tecnici di cogestione e i pescatori di due aree Marine Protette per supportare alcuni pescatori nel test di un’applicazione di vendita diretta del pescato.
L’obiettivo di questo processo è quello di trovare soluzioni gestionali condivise per la piccola pesca locale, soluzioni che siano sostenibili sia dal punto di vista ecologico che socio-economico. La collaborazione e la partecipazione sono la chiave di tutto, per questo è importante sapere che anche noi in quanto consumatori abbiamo un ruolo centrale nella filiera del pescato perché con le nostre scelte possiamo influenzarla fino al primo anello della sua catena. In questo caso, dare un supporto ai nostri pescatori locali significa scegliere pesce fresco, pescato lungo le coste più vicine a noi.  
I pescatori si stanno impegnando, impegniamoci anche noi e seguiamo il loro consigli! 

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