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Un lupo preda di un laccio in Calabria

A soli tre giorni dal sequestro e la liberazione di oltre mille piccoli uccelli protetti catturati illegalmente nel reggino, un altro gravissimo episodio mette nuovamente in luce lo stato di diffusa e radicata illegalità nei confronti della fauna…

A soli tre giorni dal sequestro e la liberazione di oltre mille piccoli uccelli protetti catturati illegalmente nel reggino, un altro gravissimo episodio mette nuovamente in luce lo stato di diffusa e radicata illegalità nei confronti della fauna calabrese.
Il bellissimo esemplare di lupo che ieri era stato rinvenuto, ancora vivo, nel territorio di Squillace (CZ) perché vittima di un laccio di acciaio piazzato evidentemente per la cattura di cinghiali, è morto nonostante i tentativi di soccorso operati da veterinari, Carabinieri Forestali, Guardie Volontarie del WWF di Catanzaro e dallo steso Sindaco di Squillace. Un caso analogo si era verificato a marzo dell’anno scorso nel territorio di San Giovanni in Fiore (CS), in un’area protetta come il Parco Nazionale della Sila, mentre sono sempre  più numerosi i casi di lupi uccisi e fatti trovare impiccati ad un albero o ad un cartello stradale, in Calabria, come in altre regioni d’Italia.
Ogni anno, secondo le statistiche degli studiosi, centinaia di lupi, che secondo la legge n.157 del 1992 dovrebbero essere “particolarmente protetti”, vengono invece uccisi a fucilate, avvelenati o catturati con lacci e trappole: esattamente come si faceva circa mezzo secolo fa, quando ancora un’altra legge considerava come “nocivi” questa specie, così come molti altri animali carnivori,  evidentemente perché l’unico a dover “predare”, non certo per necessità, era la specie umana.
L’uso di lacci di acciaio per la cattura di animali risulta purtroppo una pratica estremante diffusa sul territorio calabrese, come testimoniano i diversi rinvenimenti di poveri animali straziati dalla morsa e poi lasciati a imputridire, dai cinghiali alle volpi, dai tassi, ai lupi e agli stessi cani di privati cittadini. Una strage crudele e silenziosa che deve essere contrastata sia per il danno ecologico procurato, che per le atroci sofferenze inferte a poveri animali che in certi casi arrivano a mutilarsi di una zampa pur di liberarsi dalla stretta di acciaio. Una barbarie vietata dalla legge, ma che, per essere estirpata, necessita di una drastica operazione di contrasto da parte delle Forze dell’Ordine. Il WWF della Calabria auspica a proposito che vengano condotte le indagini più approfondite per individuare e punire i responsabili di questo ennesimo e intollerabile attentato alla Natura.

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