Oggi l’evento alla Camera dei deputati
Tanti i temi affrontati: il caso Ibis eremita, specie simbolo delle uccisioni illegali, l’opportunità della nuova Direttiva UE sulla tutela penale dell’ambiente e i rischi della riforma sulla caccia
In Italia ogni anno migliaia di animali selvatici, spesso appartenenti a specie protette, vengono uccisi illegalmente. Un fenomeno criminale poco conosciuto e quindi sottostimato ma allarmante, che genera ingenti profitti per organizzazioni criminali, compromette la biodiversità, danneggia l’economia e può mettere a rischio la salute pubblica.
A fronte di questa emergenza, Forze dell’Ordine e Magistratura lamentano strumenti normativi ancora insufficienti per contrastare efficacemente il bracconaggio e la caccia di frodo. Il Governo è obbligato ad adeguare l’ordinamento ai nuovi parametri europei ma il rischio è che con il DDL Caccia si torni pericolosamente indietro.

Il caso ibis eremita
È partendo da questa consapevolezza che si è tenuto oggi, presso la Sala Matteotti della Camera dei deputati a Roma, il convegno dal titolo “Il caso Ibis eremita: contrasto ai crimini contro la fauna selvatica in Italia tramite il recepimento della Direttive UE sulla tutela penale dell’ambiente”. L’evento, organizzato da Waldrappteam nell’ambito del progetto europeo LIFE Ibis eremita, in collaborazione con LAV, Lipu e WWF Italia, ha messo in luce dati inediti sulle uccisioni illegali di animali protetti, con particolare attenzione all’Ibis eremita, simbolo europeo di conservazione oggi trasformato in caso emblematico del bracconaggio in Italia.
Dati inediti: 20 anni di monitoraggio svelano l’entità del fenomeno
Per la prima volta sono stati resi pubblici i risultati di 20 anni di monitoraggio degli esemplari di Ibis eremita reintrodotti in Europa. I dati raccolti documentano decine di uccisioni illegali avvenute lungo le rotte migratorie, permettendo di identificare le aree geografiche italiane più critiche per il bracconaggio. Si tratta del più ampio studio di questo tipo in Europa, e fornisce una metodologia replicabile per altre specie minacciate.
Ogni anno oltre il 30% degli Ibis eremita che muoiono in Italia è stato vittima di atti di bracconaggio che è diventata la prima causa di morte per questi animali in Italia. Una percentuale drammatica che, può essere estesa ad altre specie, e fotografa un’emergenza sistemica nel nostro Paese.
Tre sessioni per analizzare dati, ostacoli giudiziari e prospettive legislative
- Uccisioni illegali: mappa di un fenomeno diffuso
- Criticità giudiziarie e investigative, i limiti attuali al contrasto del bracconaggio
- Un nuovo quadro normativo: opportunità e rischi
La Direttiva Ue e il rischio di una pessima riforma della legge caccia
Si è parlato del recepimento della Direttiva UE 2024/1203 sulla tutela penale dell’ambiente, che impone agli Stati membri misure efficaci contro i crimini ambientali e che rappresenta una occasione storica per colmare le attuali lacune legislative. Preoccupano tuttavia i contenuti dell’annunciata riforma della legge sulla caccia, elaborata escludendo totalmente le realtà ambientaliste e che – secondo le associazioni – segnerà un gravissimo passo indietro nelle politiche a tutela della fauna selvatica, ponendosi in contrasto con i principi costituzionali ed europei in materia.
L’ibis eremita, una delle specie più minacciate al mondo, è tornato a migrare in Europa grazie al progetto LIFE portato avanti da Waldrappteam. Ma in Italia continua a essere bersaglio di fucili illegali. Le oltre 70 uccisioni documentate dal 2006 a oggi testimoniano un sistema predatorio impunito che vanifica anni di impegno scientifico, volontario e istituzionale “Il recepimento della Direttiva UE rappresenta un’occasione storica per l’Italia. Serve un’azione decisa delle istituzioni per attuare i nuovi principi costituzionali di tutela dell’ambiente e fermare una deriva legislativa che, con la riforma della caccia, rischia di legalizzare l’impunità” – dichiarano le associazioni organizzatrici.