In Italia la situazione ittiofauna è drammatica
la Regione Piemonte ha recentemente inserito, nella “Legge annuale di riordino dell’ordinamento regionale Anno 2025” si autorizza su tutto il territorio regionale l’immissione in natura di specie ittiche vietate sin dal 2020 da un decreto del Ministero dell’Ambiente,
Fiumi, biodiversità in declino
La biodiversità di fiumi, laghi e zone umide è in drammatico declino: negli ultimi 50 anni, come evidenziato nell’ultimo Living Planet Report, il rapporto biennale del WWF sulle tendenze della biodiversità globale, la dimensione delle popolazioni animali si è ridotta, in media, di quasi tre quarti con un calo catastrofico negli ecosistemi d’acqua dolce dove la diminuzione ha raggiunto l’85%.
In Italia la situazione è particolarmente drammatica, anche a causa delle recenti crisi idriche (es. siccità del 2022) che hanno messo in ginocchio numerose attività produttive (agricoltura in primis) e hanno inferto un ulteriore drammatico colpo a fauna e flora delle acque dolci.
Lo stato dell’ittiofauna italiana d’acqua dolce testimonia purtroppo molto bene questa situazione: la red list dell’IUCN (2022) evidenzia come 35 specie su 56, pari al 63% del totale, sono minacciate di estinzione in modo più o meno immediato e due specie sono già estinte in Italia: lo storione comune e lo storione ladano. Sono in “pericolo critico”, cioè vicinissime all’estinzione, ben 15 specie: storione cobice, anguilla, savetta, cobite del Volturno, scardola tirrenica, cavedano etrusco, carpione del Garda, panzarolo, trota mediterranea, trota siciliana, trota marmorata, carpione del Fibreno, temolo adriatico, lampreda di fiume, lampreda di mare.
Una delle principali minacce per la biodiversità, oltre al degrado degli ecosistemi e alla crisi climatica, è rappresentata dalle specie aliene. L’Unione europea ha varato un regolamento (n.1143/2014) volto a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione di piante e animali esotici invasivi. Nell’ambiente dell’Unione e di altri paesi europei, infatti, sono presenti circa 12.000 specie alloctone, delle quali approssimativamente il 10-15 % è ritenuto invasivo. Piante e animali invasivi possono causare gravi danni alle specie autoctone, nonché alla struttura e alle funzioni di un ecosistema, alterandone gli habitat, mettendo in atto comportamenti di predazione e competizione, trasmettendo malattie, sostituendosi alle specie nostrane e inquinandone geneticamente le popolazioni.

Nei fiumi e laghi italiani il 60% dei pesci è di origine alloctona
Nelle nostre acque interne oltre il 60% dei pesci è ormai di origine alloctona; il siluro è forse la specie più significativa tra gli alieni dei nostri fiumi e laghi e nel Po ormai vi sono esemplari che superano i 2,7 metri di lunghezza, ma sono molte altre le specie che sono state introdotte, soprattutto per scopi alieutici, cioè per fini ricreativi, per divertimento, per il gusto di pochi che vogliono pescare qualcosa di esotico e così le nostre acque interne si sono popolate di abramidi, pesci gatto (specie diverse di varie origini), trote iridee, lucioperca, persici trota, amur, persici sole, pseudorasbore…
Purtroppo, nonostante i chiari indirizzi europei e il riconosciuto grave impatto delle specie aliene, si continuano a registrare maldestre iniziative di immissione di specie ittiche che diverse Regioni e Province continuano a promuovere solo per favorire la pesca a fini ricreativi. Possibile che i pescatori nostrani non possano accontentarsi di insidiare l’autoctona e pregiata Trota marmorata e magari tutelarne le popolazioni e invece chiedano di immettere specie come la “nordamericana” Trota iridea? È vergognoso che si continui a operare contro la biodiversità per il gusto di pochi e per attività che sono esclusivamente ricreative e che peraltro avrebbero ottime alternative!
Un approccio sbagliato, eppure fortemente appoggiato da diverse amministrazioni pubbliche: il WWF con altre associazioni ha più volte fatto ricorso alla magistratura per cercare di bloccare queste pratiche. Nel 2022 ad esempio è intervenuto contro la Provincia di Verbanio Cusio Ossola che aveva autorizzato l’immissione in acque interne di specie ittiche alloctone, in violazione della normativa, anche Unionale, di settore. Si è aperto un lungo contenzioso, ma nonostante ciò e la situazione drammatica delle nostre acque interne, troppo spesso politici forse alla ricerca di qualche voto in più perseverano cercando ogni occasione per favorire i “capricci” di questi pescatori.
Iniziative che si ripetono: la Regione Piemonte ha recentemente inserito, su proposta del Consigliere di Fratelli d’Italia Claudio Sacchetto, nella “Legge annuale di riordino dell’ordinamento regionale. Anno 2025” alcuni “Provvedimenti in materia di itticultura” (sarebbe itticoltura, ma forse il consigliere si è confuso) nel quale si autorizza su tutto il territorio regionale l’immissione in natura di specie ittiche invece vietate sin dal 2020 da un decreto del Ministero dell’Ambiente, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 98 del 14 aprile 2020. È doveroso a questo punto che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica intervenga decisamente vietando ogni immissione di specie alloctone e vanificando questi maldestri tentativi a danno della biodiversità.