“Lavoro di trasparenza svolto dalle associazioni”
Il WWF interviene in merito alle dichiarazioni rese oggi dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida durante il question time alla Camera, rispondendo agli onorevoli Zanella (AVS) e Bruzzone (Lega) sul discusso disegno di legge in materia di caccia.
La petizione WWF sulla caccia >>
Il Ministro ha sostenuto che “le indiscrezioni circolate su alcune testate giornalistiche, a cui l’interrogante allude, non trovano riscontro nel testo finale della proposta legislativa”.
A tale affermazione il WWF replica: “Quelle indiscrezioni sono state possibili proprio grazie al lavoro di trasparenza svolto dalle associazioni ambientaliste, che hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica i contenuti del DDL prima che fosse formalmente approvato dal Consiglio dei ministri. È lo stesso Ministro ad aver confermato l’esistenza del testo, annunciando già l’11 maggio scorso nel corso della Fiera Caccia Village che il DDL sarebbe stato portato in Consiglio entro dieci giorni, cosa che a distanza di un mese non è ancora avvenuta”.
L’atto parlamentare citato dal Ministro non giustifica il nuovo DDL
Il Ministro ha giustificato il nuovo intervento normativo richiamandosi a un atto di indirizzo del Parlamento, adottato nella scorsa legislatura, relativo all’“affare assegnato sui danni causati all’agricoltura dall’eccessiva presenza della fauna selvatica” (atto n. 337). Su questo punto il WWF chiarisce: “L’atto parlamentare menzionato fa riferimento esclusivamente ai danni provocati da alcune specie alla produzione agricola e prevede anche molteplici misure alternative alla modifica della legge 157/1992: prevenzione, banche dati, miglioramento dei risarcimenti. Governo e Parlamento, già in questa legislatura, sono intervenuti ripetutamente, consentendo i prelievi di controllo anche in città, nelle aree urbane e nei periodi di divieto; prevedendo l’impiego dell’esercito e addirittura incrementando i fondi a disposizione delle associazioni venatorie di 500 mila euro l’anno. Nonostante ciò, il problema dei danni è tutt’altro che risolto, anzi, si è aggravato e ha portato all’apertura di una procedura d’infrazione europea nei confronti dell’Italia. Questo dimostra che le politiche finora adottate sono fallimentari e sarebbe doveroso cambiare rotta, non insistere su soluzioni inefficaci. Detto questo, se fosse vero quanto afferma il Ministro, il DDL dovrebbe riguardare solo le attività di controllo e non estendere la caccia a specie in declino o che non hanno alcun effetto sull’agricoltura”.
Cosa prevede davvero il nuovo testo?
Il Ministro si è poi limitato a elencare ciò che il nuovo DDL non conterrebbe, senza però spiegare cosa invece sia effettivamente previsto nella proposta.
Il WWF sottolinea infine: “Il Ministro omette di rispondere alla richiesta d’incontro delle associazioni finalizzato a condividere il testo prima della presentazione in Consiglio dei ministri e omette di ricordare che, solo in questa legislatura, la legge 157/1992 è già stata modificata ben 10 volte in 26 punti. A queste modifiche si aggiungono provvedimenti amministrativi di rilevante impatto, come la circolare sull’uso del piombo e l’istituzione del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale un organo politico sotto il suo controllo posto in contrasto con ISPRA l’istituto scientifico più autorevole in questa materia. L’accanimento normativo sulla fauna selvatica sta stravolgendo il delicato equilibrio tra conservazione e gestione sostenibile, ignorando sistematicamente i pareri della comunità scientifica e le direttive europee”.
Il WWF rinnova il proprio impegno a vigilare su ogni tentativo di ulteriore deregulation in materia di caccia e tutela della biodiversità, ribadendo la necessità di adottare politiche basate su dati scientifici, prevenzione e rispetto delle norme comunitarie.
Intanto la petizione lanciata dal WWF contro il DDL caccia ha superato le 50 mila firme e può essere sottoscritta QUI >