Chiuso a Caserta il convegno WWF sulle aree protette

Concluso il convegno nazionale “Protected Areas & Conservation” organizzato a Caserta dal WWF Italia

Lanciata la sfida del 30% aree protette al 2030


“Sull’obbligo europeo e nazionale di tutelare entro il 2030 il 30% del territorio e del mare è ora di passare dalle parole ai fatti”: con questa dichiarazione il presidente del WWF Italia Luciano Di Tizio ha concluso il convegno nazionale “Protected Areas & Conservation”, che si è svolto dal 15 al 17 maggio nella meravigliosa cornice delle Seterie Borboniche di San Leucio (Caserta).
Oltre 100 tra esperti, direttori di aree protette e portatori di interesse, 50 contributi scientifici ed esperienze gestionali, 6 sessioni tematiche, 3 giorni di lavori e 2 workshop: sono questi alcuni dei numeri dell’evento, organizzato dal WWF Italia con il patrocinio dei più importanti enti nazionali di gestione e ricerca (dal Ministero dell’Ambiente a ISPRA, da Federparchi a Eurosite) per definire le prospettive della sfida globale di raggiungere entro il 2030 il 30% di aree efficacemente protette, ecologicamente connesse e rappresentative, continuando così a garantire quei servizi ecosistemici che ci forniscono aria, acqua e suolo sicuri, fondamentali per la nostra vita e per affrontare la crisi climatica.

Obiettivo: tutelare un terzo dell’Italia

La biodiversità italiana, tra le più ricche d’Europa, costituisce un patrimonio di tutto il Paese. Per conservarla e incrementarla, le aree protette rappresentano uno strumento imprescindibile, ma l’attuale situazione è tutt’altro che ottimale: dati non omogenei, territorio tutelato tuttora non sufficientemente esteso, risorse umane ed economiche insufficienti, obiettivi di gestione spesso non coerenti con le finalità di conservazione per le quali sono state istituite, un livello di sorveglianza, in particolare a mare, ancora insufficiente; aree protette istituite, ma mai avviate; modalità di gestione della fauna selvatica che rischiano di trasformare eccezionali successi di conservazione, come nel caso dell’orso e del lupo, in occasioni di conflitto.
Ma le soluzioni ci sono: grazie ai fondi del PNRR, le aree protette, l’ISPRA e gli esperti del National Biodiversity Future Center, che coinvolge decine di università e centri di ricerca, nei prossimi mesi avranno l’opportunità di mappare la biodiversità italiana per individuare le zone chiave per la natura dove istituire nuove aree protette. Le nuove tecnologie, dai satelliti al DNA ambientale, dall’ecoacustica alle app, consentono la raccolta di dati essenziali, anche con il supporto di cittadini e volontari attraverso la citizen science. Al fine di ripristinare habitat degradati e riportare specie chiave per la biodiversità, è poi ora di azioni concrete di rewilding e restauro ambientale anche grazie a strumenti di finanziamento come il programma europeo LIFE. Oggi le conoscenze avanzate degli aspetti culturali ed economici, oltre che biologici ed ecologici, possono consentire la prevenzione e la migliore gestione dei conflitti uomo-fauna selvatica, mentre sistemi di certificazione possono assicurare il raggiungimento di obiettivi di conservazione adeguati.

Aree protette e capitale naturale


Le relazioni e gli interventi del convegno hanno mostrato un significativo livello di conoscenza non solo sullo stato di specie e habitat, ma soprattutto sulle misure di conservazione da adottare per garantirne il mantenimento. Il gap tra il livello di conoscenza e la “politica”, intesa anche come capacità amministrativa di porre in essere strategie e piani concreti, è però apparso notevole. Non a caso molti degli intervenuti hanno richiamato la necessità di avere più consapevolezza diffusa del vero valore della natura: se nessuno disconosce il valore del Colosseo e la priorità dalla sua tutela anche rispetto alla fruizione, nel caso della natura troppo spesso la conservazione viene messa in secondo piano rispetto alle scelte di carattere economico.La sfida del 30% di territorio e mare protetti entro il 2030, così come indicata a livello globale, comunitario e nazionale, deve essere colta subito: chi dovesse rallentare o eludere questo percorso si prenderebbe una gravissima responsabilità storica nei confronti delle future generazioni il cui interesse ad un ambiente sano dev’essere salvaguardato, come ora chiaramente indicato anche dalla nostra Costituzione.
Per questo il WWF Italia rilancia dunque i punti cardine della sua strategia per le aree protette:


• creare subito nuovi parchi e nuove aree marine protette per aumentare il territorio italiano tutelato e raggiungere, come l’Europa chiede e l’Italia si è impegnata a fare, il 30% di territorio tutelato;
• liberare gli enti di gestione dei parchi dal condizionamento politico, migliorarne l’efficienza e l’efficacia e farne dei punti di eccellenza anche attraverso strumenti sperimentali, come grandi aree protette off shore, forme accorpate di gestione per le aree più piccole, estensione della tutela delle coste con proiezione a mare di tutti i parchi costieri;


• dotare le aree protette di personale e risorse adeguate a garantire il raggiungimento degli obiettivi di conservazione e assicurare un’efficace attività di sorveglianza e deterrenza;
• aumentare, laddove necessario, i perimetri delle aree protette attuali e prevedere corridoio ecologici e aree contigue quali zone “cuscinetto” intorno a parchi e riserve;
• mettere da parte qualsiasi idea di esasperato regionalismo che, in campo ambientale, porterebbe ad una frammentazione di competenze rendendo impossibile gestire le aree naturali in modo omogeneo e coerente come dimostra il caso del Parco dello Stelvio.

“Su questi punti – ha ricordato Di Tizio – il WWF, dopo aver già elaborato una serie di proposte attuative, coinvolgendo anche la propria rete territoriale, entro l’anno presenterà una prima proposta concreta per la definizione delle nuove aree che possono consentire il raggiungimento dell’obiettivo del 30% della tutela del territorio e del mare entro il 2030 ed aprirà un confronto diretto non solo col Governo, ma anche con le Regioni, gli enti locali e il mondo dell’economia green, chiedendo a tutti di essere protagonisti in positivo di questa nuova sfida”.

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