Dal 29 luglio siamo in debito con la Terra

Overshoot Day: posticipare questa data si può e si deve, con l’impegno di tutti Oggi è l’Earth Overshoot Day, il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra, che indica l’esaurimento ufficiale delle risorse rinnovabili che la Terra è in grado di…

Overshoot Day: posticipare questa data si può e si deve, con l’impegno di tutti

Oggi è l’Earth Overshoot Day, il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra, che indica l’esaurimento ufficiale delle risorse rinnovabili che la Terra è in grado di offrire nell’arco di un anno. Purtroppo negli anni questa inquietante scadenza è stata sempre più anticipata (con una eccezione per il 2020, anno della pandemia) indice del fatto, come segnala il WWF, che stiamo consumando l’equivalente di 1,6 pianeti all’anno, cifra che dovrebbe salire fino a due pianeti entro il 2030, in base alle tendenze attuali. E proprio tra 100 giorni i rappresentanti dei governi nazionali si riuniranno in quello che è stato considerato il summit delle ultime possibilità per un’azione globale contro il cambiamento climatico: la COP26 a Glasgow mentre prima in ottobre avremo a Kunming in Cina la COP15 sulla biodiversità. Mentre nei giorni che ci separano da Glasgow numerosissimi saranno gli appuntamenti internazionali di preparazione, gran parte dei quali si svolgeranno proprio in Italia.

Il Global Footprint Network, organizzazione internazionale che si occupa di scienza della sostenibilità e di contabilità ambientale e che ha elaborato il concetto di impronta ecologica e l’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) scozzese hanno presentato oggi la campagna “100 Days of Possibility”, soluzioni collaudate e scalabili che contribuiscono a portare l’Impronta Ecologica dell’umanità in equilibrio con le risorse biologiche che gli ecosistemi naturali del pianeta possono rigenerare in modo sostenibile.

Secondo il WWF esistono molte soluzioni che possono essere adottate a livello di comunità o individualmente per avere un impatto significativo sul tipo di futuro in cui investiamo: ad esempio ridurre l’impronta di carbonio del 50% sposterebbe la data di più di 90 giorni. Anche ciò che mangiamo è molto importante. Il WWF ha già segnalato come l’80% delle estinzioni delle specie   e degli habitat a livello globale dipende dagli attuali sistemi alimentari, spiegando l’importanza delle nostre scelte di consumo grazie alla campagna Food4Future.

Da oggi sino all’inizio della COP26, il sito 100DaysofPossibility.org presenterà ogni giorno una di queste soluzioni. Si tratta di esempi di opportunità che contribuiscono a spostare la data – #MoveTheDate – e che includono, ad esempio, la riduzione dei rifiuti alimentari, la gestione degli apparecchi di refrigerazione, i sistemi alimentari a filiera corta, l’energia intelligente, il cemento a basso contenuto di carbonio, politiche di sviluppo locale incentrate sul monitoraggio dell’impronta ecologica e l’ecoturismo a basso impatto ambientale.

Sebbene annunciata da molti, la rivoluzione verde è molto lenta a concretizzarsi e prevalgono ancora oggi le vecchie e consolidate pratiche, alimentate da obiettivi politici e finanziari che continuano a muoversi nell’ottica del breve termine e deteriorano la possibilità della natura di fornirci i suoi preziosi servizi, un deterioramento che costituisce un danno incalcolabile per l’umanità intera. Ciò comporta inevitabilmente un rischio economico ingestibile, rendendo privi di valore quei beni incompatibili con il cambiamento climatico e l’aumento della scarsità delle risorse. Una prosperità e un benessere sostenibili, tuttavia, richiedono ingegno per affrontare il problema più pressante dell’umanità: il sovrasfruttamento delle risorse terrestri giunto ormai a livelli spaventosi.

“Il sovraconsumo globale documentato dai calcoli dell’impronta ecologica è iniziato nei primi anni ’70. Ora, il debito ecologico accumulato risulta pari alla produzione di 18 anni della Terra. Il deficit ecologico globale è molto superiore a quello economico e riguarda la base stessa della nostra vita, perché senza una natura sana e vitale non abbiamo gli elementi fondamentali che ci consentono, in primis, di respirare, bere e mangiare. Abbiamo ormai molte soluzioni mirate per invertire il sovrasfruttamento delle risorse e sostenere la rigenerazione della biosfera nella quale viviamo. Le opportunità provengono da tutti i settori della società ma l’economia della continua crescita materiale e quantitativa non può proseguire con questi livelli, è fondamentale invertire la rotta per evitare ulteriori insanabili deficit ecologici ed è necessario passare urgentemente da un’economia della crescita ad una economia del ben-essere. È indispensabile agire ora e non perdere più tempo prezioso”, Afferma Gianfranco Bologna, presidente onorario del Comitato Scientifico del WWF Italia.

L’Impronta Ecologica, calcolata dal Global Footprint Network, è tra gli indicatori più completi ad oggi disponibili per la contabilità delle risorse biologiche. Basata su 15.000 dati per paese all’anno, somma tutte le richieste delle persone per le aree biologicamente produttive – cibo, legname, fibre, sequestro del carbonio e sistemazione delle infrastrutture. Attualmente, le emissioni di carbonio derivanti dalla combustione di combustibili fossili costituiscono il 61% dell’Impronta Ecologica dell’umanità.

Il WWF ricorda che è disponibile l’ultimo libro sull’impronta ecologica di Mathis Wackernagel e Bert Beyers dal titolo “Impronta ecologica. Usare la biocapacità del pianeta senza distruggerla” pubblicato in Italia da Edizioni Ambiente, a cura di Gianfranco Bologna, presidente onorario del Comitato Scientifico del WWF, e con il patrocinio del WWF.

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