Incendio a Pantelleria, WWF: oltre 77% incendi siciliani dolosi e inarrestabili

Sicilia a rischio desertificazione e vittima della crisi climatica. Fondamentali azioni di prevenzione e ripristino dei boschi

Sicilia a rischio desertificazione e vittima della crisi climatica

I roghi di maggiore consistenza degli ultimi anni sono stati appiccati nelle ore serali e in condizioni di vento tali da rendere le fiamme indomabili

Fondamentali azioni di prevenzione e ripristino che arrestino la scomparsa dei boschi

Preoccupazione e tanta paura per le fiamme che ieri sera sono divampate nell’isola siciliana di Pantelleria, bruciando vigneti e aree di macchia mediterranea per circa 30 ettari, e costringendo decine di turisti ad evacuare. Le fiamme sono state alimentate dal vento di scirocco che ancora soffia sull’isola e il “il forte dubbio” – ha affermato il sindaco dell’Isola- è che il rogo “abbia origine dolose”, perché partito da due punti distanti tra loro centinaia di metri.

La Sicilia è una delle regioni italiani più colpite dagli effetti del cambiamento climatico e a rischio desertificazione, poiché dotata di scarsa copertura boschiva (solo l’11% del territorio).

Nel 2021 vanta il triste primato di regione con la maggiore superficie coperta dal fuoco: 78.000 ettari (soprattutto terreni coltivati e pascolati), quasi lo stesso valore riscontrato nell’intero resto d’Italia.

Come si legge nel recente report WWF “Spegnere oggi gli incendi di domani. Dalla gestione dell’emergenza a gestione e prevenzione del rischio”, le cause degli incendi sono molteplici e quest’anno ondate di calore anticipate e una straordinaria siccità invernale hanno reso la vegetazione più secca e quindi maggiormente infiammabile, creando una condizione perfetta per la combustione di notevoli superfici di terreni, un tempo coltivati e ora ricoperti da vegetazione spontanea.

Una conseguenza dell’incendio di terreni a forte pendenza come quelli dell’isola, che viene poco evidenziata, è il serio rischio di successivo denudamento del terreno e la formazione di fenomeni erosivi o addirittura franosi, specie in caso di violente piogge, che pure stanno caratterizzando questa epoca.

Nel “Piano Regionale antincendio boschivo 2020” redatto dal Comando del Corpo Forestale della Regione Siciliana, una approfondita indagine condotta nel periodo 2010-2020 evidenzia che oltre il 77% degli incendi sono dolosi. La puntualità e la metodicità con cui gli incendi dolosi vengono appiccati, la “professionalità” con cui vengono scelti i tempi e i luoghi in perfetta sintonia con le condizioni meteo favorevoli al fuoco, gli orari in cui scoppiano gli incendi fanno pensare ad una strategia precisa legata ad interessi economici. Gli incendi di maggiore consistenza degli ultimi anni, infatti, sono stati perpetrati nelle ore serali, in giornate con vento di scirocco con raffiche superiori a 30 nodi e con temperature superiori a 32°. La finalità sistematica di questa azione è stata chiara: nelle ore serali è inibita l’azione dei canadair e per il forte vento le fiamme superano facilmente le fasce parafuoco – risultato delle campagne antincendio – divenendo inarrestabili. Insieme alle tante cause degli incendi, si deduce che ci sia anche una mano che appicca il fuoco, ma potrà essere trovata solo con una decisa e profonda attività investigativa che riesca a quantizzare le dimensioni del fenomeno.

L’industria del fuoco

Come riportato nel Piano Regionale antincendio boschivo 2020, spesso l’incendio viene causato per creare posti di lavoro (nelle attività di avvistamento, di estinzione, nelle attività successive di ricostituzione), noto come industria del fuoco o industria degli incendi. “L’impostazione della lotta antincendio, basata su interventi di solo contrasto al momento dell’emergenza, ha comportato una diffusa politica di assunzioni a tempo determinato, (…) dove l’incendio volontario da parte di operai stagionali può costituire lo strumento per mantenere o motivare occasioni di impiego (CFS, 1992)”.

Le altre cause

Fra le altre cause che alimentano gli incendi, e che possono essere anche all’origine del l’evento dell’isola di Pantelleria ci sono:

-L’uso criminale del fuoco per provocare volontariamente danni e/o terrore, per interessi di vario genere su terreni o per ritorsioni o intimidazioni.

-L’uso sconsiderato del fuoco per il recupero di terreni pascolabili.

-Non è da sottovalutare anche il problema dello smaltimento dei rifiuti e delle discariche abusive, specie in estate e in Sicilia, alle quali qualcuno può dare fuoco.

-L’uso scriteriato del fuoco per barbecue, lanterne cinesi e fuochi d’artificio.

In generale l’antropizzazione, unita alla precaria struttura socio economica, ha comportato abbandoni di terreni agricoli e crescita di precarietà con conseguenti fenomeni di illegalità diffusa che, uniti ad una debolezza strutturale delle istituzioni, hanno reso ancora più vulnerabile quell’area di interfaccia urbano-foresta, che in alcuni casi diventa terra di nessuno e dominio di poteri illegali. La continua emergenza antincendio, poi, è portatrice di finanziamenti non programmati facilmente intercettabili da interessi occulti e illegali. Questa situazione emergenziale, poco controllabile, rappresenta una condizione ottimale da perpetuare. 

La Regione Sicilia ha focalizzato i suoi interventi verso l’emergenza, trascurando la forestazione e la selvicoltura, che in tema di prevenzione degli incendi avrebbero portato risultati di maggiore efficacia rispetto alle consuete campagne antincendio.

Come affrontare gli incendi

In un contesto reso ancor più pericoloso a causa del cambiamento climatico che provoca temperature alte e lunghi periodi di siccità è necessaria una maggiore prevenzione, perché, in queste condizioni è sempre più difficile spegnere quelli che ormai sono megafires. La prevenzione dovrebbe essere guidata con piani strategici e programmi a diverse scale per paesaggi resistenti e resilienti, e fatta di un complesso di approcci ed interventi, che integrano la lotta attiva e che sono basati sul ritorno alla gestione, o almeno al controllo della dinamica dei terreni abbandonati e alla ricostituzione di paesaggi agricoli eterogenei. Tra questi: la selvicoltura preventiva, il pascolamento preventivo, la messa in sicurezza di terreni occupati da attività produttive confinanti con terreni incolti, il fuoco prescritto ed altro ancora. C’è da tenere presente che le tecnologie oggi a disposizione (es. monitoraggi satellitari, GPS, telecamere termiche) possono dare una grande mano.

Inoltre non bisogna sottovalutare la possibilità di coinvolgere la cittadinanza in forme di coprogettazione e partecipazione attiva, valorizzando il ruolo non solo delle categorie professionali più direttamente interessate ma tutti i soggetti del territorio che possono contribuire a mitigare il rischio d’incendio.

Come salvare i boschi siciliani

In Sicilia sono necessarie azioni di riforestazione e che arrestino la scomparsa dei boschi e serve una solida ed efficiente struttura di gestione e controllo delle aree forestali e vegetative, altrimenti un’entità così vulnerabile come il bosco sarà sempre facile vittima di pratiche criminali e di comportamenti colposi lesivi.

I 5 passi che il WWF in Sicilia suggerisce sono:

1) Assunzione di responsabilità da parte della politica siciliana

  • Gli “Operai Forestali Siciliani” sono stati finora gestiti principalmente come una categoria assistita
  • I costi dell’assistenzialismo non dovranno più confondersi con quelli della Forestazione, compresi quelli della Protezione Civile
  • Riduzione ad un ruolo secondario, cioè di pura ma efficace difesa, dell’attività di antincendio boschivo
  • L’incendio non dovrà più “pilotare” risorse economiche

2) Analisi dei costi e dei risultati dell’attuale sistema forestale siciliano

  • Rilevazione dei costi complessivi per l’anno 2021 e previsione di spesa per l’anno 2022
  • Inventario che quantifichi l’effettiva copertura boschiva siciliana (diversamente da quanto cita l’art. 4.4 LR 16/1996)

3) Comparazione del sistema forestale della Regione Sicilia, con i suoi costi, con quello di una regione modello nella forestazione, pur nelle dovute differenze di contesto.

4) Adozione di un nuovo sistema forestale, con target in linea con gli indirizzi europei

  • Creazione di un’unica struttura – snella, essenziale ed efficiente – che governi, con unica regia, il patrimonio forestale siciliano
  • Cambia l’obiettivo: dall’Antincendio alla Forestazione
  • Sistema di Budgetting, con visibilità totale delle risorse, dei costi e dei risultati verso gli obiettivi
  • Definizione di un Piano Forestale a medio e lungo termine per l’incremento quali-quantitativo della superficie boscata, in linea con gli obiettivi europei, con la condivisione delle Associazioni Ambientaliste
  • Organico formato da Tecnici ed Operai Forestali professionisti, motivati, fidelizzati, adeguatamente pagati.
  • Ricollocazione in altre strutture della Regione Siciliana del personale in esubero non funzionale alla nuova struttura.
  • Fine delle politiche elettoralistiche e clientelari che devono far posto ad efficienza ed efficacia
  • Presenza attiva nell’area di interfaccia urbano-foresta con politiche di controllo ma soprattutto di coinvolgimento e incentivazione degli attori presenti in essa (agricoltori, allevatori, proprietari di terreni, operatori turistici, escursionisti, etc)

5) Maggiore presenza ed attenzione da parte delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, con l’avvio di efficaci interventi di intelligence e di contrasto nei confronti dei criminali incendiari, e degli irriducibili del “vecchio sistema”. 

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