Lotta agli attrezzi fantasma nei fondali dell’AMP di Portofino e applicazione della legge Salvamare

Nell’ambito del progetto di economia circolare EcoeFISHent, firmata una lettera di intenti per la prevenzione e la raccolta degli attrezzi fantasma dall’Area Marina Protetta di Portofino

Nell’ambito del progetto di economia circolare EcoeFISHent, firmata una lettera di intenti per la prevenzione e la raccolta degli attrezzi fantasma dall’Area Marina Protetta di Portofino

WWF: “Salvamare primo passo, ma l’Italia ponga la tutela del mare al centro delle sue politiche”

Dall’8 al 12 luglio, nell’Area Marina Protetta di Portofino, si è svolta la Blue Panda Week. In quei giorni la Blue Panda, barca a vela ambasciatrice del WWF, ha sostato di fronte alla spiaggia di Camogli ed è entrato nel vivo il progetto EcoeFISHent, che ha l’obiettivo di promuovere la lotta alle ghost gear e favorire l’economia circolare legata al recupero degli scarti della filiera ittica.

Nel corso delle attività svolte, il WWF ha liberato i fondali liguri da alcuni attrezzi fantasma insieme all’AMP di Portofino e sub di Reef Alert Network a Punta Chiappa. Grazie alla collaborazione dei pescatori di Santa Margherita Ligure e di ARPAL è stata inoltre effettuata un’operazione di Fishing for litter, cioè di recupero di microplastica in mare. Il materiale recuperato è stato poi analizzato a bordo della Blue Panda al microscopio per visualizzare le microplastiche presenti, mentre una parte delle lenze fantasma recuperate è stata fornita a Proplast per valutarne la possibilità di riciclo. 

Ogni anno a livello globale si stima che tra 500mila e 1 milione di tonnellate di attrezzi da pesca finiscano in mare. Si tratta di una tipologia di rifiuto con un impatto fortemente deleterio sugli ecosistemi marini perché determina il soffocamento e l’intrappolamento della fauna e della flora provocando danni permanenti.

Il nostro ruolo nel progetto EcoeFISHent, insieme all’AMP di Portofino, è quello di proteggere l’ambiente marino, in particolare le importantissime foreste di gorgonie che sono gravemente danneggiate dalle lenze usate nella pesca ricreativa, ma non solo. Stiamo promuovendo la collaborazione di tutti gli attori locali: dai pescatori (professionisti e ricreativi) ai subacquei sino alle organizzazioni e alle autorità locali, per porre fine a questi comportamenti dannosi promuovendo azioni di prevenzione e protocolli per una corretta segnalazione, raccolta, recupero e, laddove possibile, riciclo degli attrezzi dispersi e della plastica recuperata” spiega Giulia Prato, responsabile Mare del WWF Italia.

“L’eccezionale visione del progetto EcoeFISHent consiste nell’applicazione di un modello di business in grado di mettere insieme pubblico, istituti di ricerca, ONG, grandi e piccole imprese per un obiettivo comune: la tutela dell’ambiente. Grazie ai processi innovativi messi a punto dal progetto, gli scarti del pesce, le reti usate e gli imballaggi in bioplastica saranno infatti trasformati in sostanze e materie utili per diversi utilizzi, anche su un piano industriale e di commercio. Il ruolo di FILSE (Finanziaria Ligure per lo Sviluppo Economico), in qualità di capofila e in rappresentanza di Regione Liguria, consiste in particolare nel coordinamento dell’ampio partenariato di EcoeFISHent per la concreta messa a punto delle catene di valore che verranno sviluppate sul nostro territorio grazie a questo progetto”, dichiara Maria Nives Riggio, Vice Direttore Generale di FILSE.

L’esito della tavola rotonda sulla Salvamare

La Blue Panda Week si è conclusa con una tavola rotonda organizzata da WWF nell’ambito del progetto EcoeFISHent, dal titolo “ EcoeFISHent presents: la Legge Salvamare e la sua applicazione” , alla quale hanno partecipato oltre a WWF e Area Marina Protetta, importanti giuristi, rappresentanti della Capitaneria di Porto, scienziati dell’Università di Genova, componenti del progetto EcoeFishent ed esponenti della Regione Liguria, di enti e organizzazioni locali. Al termine della discussione è stata firmata una lettera di intenti tra tutti gli attori locali per la prevenzione, raccolta, smaltimento e laddove possibile, il riciclo, degli attrezzi fantasma dall’Area Marina Protetta di Portofino, con un ruolo di coordinamento da parte della stessa.

Dall’incontro è emersa l’importanza del superamento della precedente confusione interpretativa sulla classificazione dei rifiuti accidentalmente pescati, che adesso sono chiaramente equiparati ai rifiuti urbani. I relatori hanno tuttavia evidenziato alcune criticità della Legge “Salvamare” come l’eccessivo rinvio a futuri decreti attuativi. Sarà dunque necessario riempire la norma, in molte parti troppo generica, di contenuto e definire concretamente le modalità organizzative, le competenze, le procedure, le tempistiche, identificando le necessità e avviando la stagione del dialogo e della collaborazione, sia in senso orizzontale, tra i vari portatori di interesse, sia verticale: dal livello territoriale sino a quello nazionale e sovranazionale. 

È stato inoltre evidenziato il ruolo centrale che avranno i Comuni e la necessità di garantire, a loro favore, misure di sostegno sia economico, sia logistico. Sarà allo stesso tempo necessario prevedere incentivi concreti a favore dei pescatori per supportare la pulizia del mare.

Molto positiva anche l’attenzione che la norma pone alle associazioni ambientaliste nelle attività di pulizia, a patto che non se ne incrementi la burocratizzazione. Infine, le attività preventive di sensibilizzazione giustamente previste dovranno essere dirette verso tutti coloro che usufruiscono del mare: in particolare i pescatori ricreativi, spesso inconsapevoli dei danni dovuti alla perdita accidentale delle lenze da pesca.

Sebbene la Legge Salvamare rappresenti  un passo avanti nel riconoscimento dell’importanza della esigenza di tutela del Mar Mediterraneo, il WWF non può che evidenziare la scarsa attenzione attribuita dall’Italia alla tematica mare e pesca, in particolare alla luce della limitata partecipazione alla Conferenza ONU sull’Oceano 2022 appena conclusasi a Lisbona, dove, l’Italia  si è negativamente distinta per non aver preso parte ad eventi su tematiche sempre più cruciali per la transizione ecologica ed economica del nostro Paese, tra cui la pesca artigianale, l’uso delle risorse marine, il deep sea mining e la pianificazione degli impianti eolici offshore. Questo approccio è ancora più grave se si considera che l’Italia è in grave ritardo nella presentazione dei propri piani di gestione dello spazio marittimo e le sue aree marine protette soffrono ancora di gravi criticità che ne limitano fortemente l’efficacia. 

Il WWF auspica quindi che il Governo e i suoi Ministeri aprano al più presto un dialogo serio e costruttivo con tutti gli stakeholder coinvolti nella salvaguardia del Mar Mediterraneo,non solo sulla Salvamare ma anche sulle aree marine protette e gli obiettivi europei di tutela efficace del 30% dei nostri mari entro il 2030.

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