Balenottera comune

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  • 2
    tonnellate il peso del cucciolo alla nascita.
  • 330
    tonnellate la quantità di cibo di una balenottera all’anno.
  • 80
    anni la vita media di una balenottera comune.

L’ABC DELLA SPECIE

La balenottera comune è un animale pelagico, vive cioè prevalentemente in mare aperto lontano dalla costa. In Italia normalmente viene osservata nei mari con profondità superiore ai 2.000 m. Ha una colorazione grigio ardesia sul dorso, bianca sul ventre e presenta una caratteristica colorazione asimmetrica della parte anteriore: la mascella destra chiara e la sinistra scura, utile per distinguere i differenti individui.

Le grandi dimensioni rendono inconfondibile l’animale nel Mediterraneo, l’unica altra specie presente di notevoli dimensioni è il capodoglio ma le caratteristiche del capo e del soffio molto differenti permettono di distinguere le due specie abbastanza facilmente. Il soffio della balenottera, emesso durante la respirazione in superficie, è tipicamente verticale (obliquo nel capodoglio), può raggiungere i 4-6 metri di altezza: ciò permette di osservarlo anche a grandi distanze.

Nonostante le gigantesche dimensioni può superare i 35 Km/h, sebbene normalmente si sposti a una velocità in media di 8-10 km/h. Effettua immersioni poco profonde che durano circa 5-6 minuti, raggiungendo mediamente i 100 m di profondità, ma nel Mediterraneo sono state registrate immersioni fino a 450 m di profondità. Compie migrazioni regolari dalle acque caldo-temperate, dove trascorre l’inverno, a quelle sub-polari, frequentate in estate per l’alimentazione.  

CARATTERISTICHE E CURIOSITÀ

La dieta della balenottera comune è una delle più varie tra quelle dei Cetacei Misticeti (dal greco mùstax = baffi), ovvero quei cetacei che non presentano denti ma particolari strutture chiamate fanoni con cui filtrano il cibo dall’acqua.
I fanoni, lunghi 70-90 cm nella balenottera comune, sono formati da centinaia di lunghi filamenti di cheratina, la stessa componente dei nostri capelli, disposti a pettine. La particolare disposizione delle setole che li compongono permette alla balenottera, una volta inglobata l’acqua ricca di prede, di espellere il liquido e di trattenere il cibo all’interno della bocca.

Si nutre principalmente di piccoli crostacei noti come “krill”, piccoli pesci come aringhe e sgombri, nonché di piccoli calamari. Normalmente si osserva in gruppi di 2-7 esemplari, ma possono arrivare fino 100 animali, laddove ci sono grandi concentrazioni di cibo.
In Mediterraneo vengono spesso osservati 1-2 individui.

L’unico legame duraturo è quello tra la madre e il piccolo.

LE MINACCE

L’attività di caccia condotta nello stretto di Gibilterra nella prima metà del XIX secolo ha portato ad una riduzione significativa della popolazione di balenottere comuni nel Mediterraneo.

Oggi se ne stimano meno di 100.000 in tutti i mari del mondo, e sebbene sia una specie protetta a livello internazionale dagli anni ’80, alcuni paesi come l’Islanda continuano le catture a scopi commerciali. Una quota è concessa in deroga dalla International Whaling Commission (IWC) alle popolazioni “indigene” nel Nord Atlantico, come la Groenlandia. 
Tuttavia per le balenottere comuni nel Mediterraneo sono le collisioni con le navi la principale causa di morte antropica, soprattutto dove il traffico marittimo è più intenso. Inoltre a causa del loro caratteristico metodo di alimentazione, possono catturare insieme al krill, grandi quantità di microplastiche che rimangono intrappolate nei fanoni e inghiottite insieme al cibo esponendole a un grave rischio di inquinamento.

L’unico predatore naturale è l’orca, che è stato osservato attaccare in gruppo i cuccioli di balenottera comune. 

COSA FA IL WWF

In collaborazione con l’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) da molti anni il WWF è in prima linea per sostenere la moratoria delle catture in tutto il mondo di questa specie e degli altri cetacei, promuovendo l’istituzione e la gestione delle grandi aree protette marine come il Santuario Pelagos, tra Italia, Francia e Principato di Monaco.

Più recentemente è stato proposto di istituire un santuario attorno alle Isole Pelagie (Lampedusa e Lampione), dove è stata scoperta una importante area di alimentazione per la balenottera comune. Di fronte all’Area Marina Protetta di Miramare a Trieste gestita dal WWF, sono stati effettuati ben 5 avvistamenti di balenottera comune negli ultimi anni.

Inoltre, non si può dimenticare il nostro impegno per promuovere la pesca sostenibile e ridurre le catture accidentali (bycatch) di cetacei e tartarughe marine, oltre alle campagne per ridurre l’enorme quantità di plastiche e microplastiche nel Mediterraneo che hanno effetti deleteri su ben 134 specie tra pesci, uccelli, tartarughe e mammiferi marini. 

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