Dalle pandemie alla perdita di biodiversità, dove ci sta portando il consumo di carne

Il Pianeta "in gabbia": il 70% della biomassa degli uccelli è pollame di allevamento. Solo il 30% è costituito da specie selvatiche

In Italia per ogni 100 abitanti,  vi sono 11 mucche, 14 maiali, 11 pecore. Per il WWF è urgente ripensare al sistema alimentare globale, a partire dagli allevamenti intensivi.  La campagna #Food4Future per ridurre drasticamente il consumo di carne e chiedere maggiore trasparenza di etichette e maggiori regole per allevamenti integrati nel ciclo biologico naturale. 

Di tutti i sistemi umani che utilizzano a proprio beneficio le risorse naturali, il maggior responsabile della crisi ecologica che stiamo affrontando è quello alimentare. In primis la filiera della carne di cui gli allevamenti intensivi sono da soli responsabili del 14,5% delle emissioni totali di gas serra, utilizzano circa il 20% delle terre emerse come pascolo e il 40% dei terreni coltivati per la produzione di mangimi. Gli animali commerciati o allevati insostenibilmente sono, inoltre, pericolose fonti di malattie zoonotiche, gravi altre minacce per il Pianeta e per la nostra stessa specie. Per il WWF sono tutte ragioni sufficienti per lanciare il report “Dalle pandemie alla perdita di biodiversità. Dove ci sta portando il consumo di carne”. L’analisi presenta numeri scioccanti e invita a una riflessione verso un ripensamento globale dell’attuale sistema di produzione e consumo della carne e dei derivati animali.

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