Foca monaca

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  • 350
    -450 la stima attuale di individui maturi.
  • 2.5metri
    la lunghezza che può raggiungere un adulto.
  • 20-30
    la vita media di una foca monaca.

L’ABC DELLA SPECIE

La foca monaca ha una colorazione brunastra uniforme con una grossa macchia bianca irregolare sul ventre. I piccoli nascono neri e mutano la pelliccia solo dopo diverse settimane. Un tempo molto più diffusa nel Mediterraneo, oggi conserva la sua principale area di presenza nel Mar Egeo e nel Mediterraneo orientale, vive anche lungo le coste della Mauritania, Isole Canarie, Mar Nero e in Italia, comunque in non più di 5-20 località. Oggi le osservazioni sono principalmente di individui solitari, segnale che la specie negli ultimi decenni è andata incontro a rarefazione e estinzioni locali. Lungo la costa atlantica dell’Africa conserva ancora oggi gruppi sociali più numerosi, fino a un massimo di 50-60 esemplari. 

La maturità sessuale viene raggiunta a circa 4-5 anni di età, quando si accoppia per la prima volta, in genere in estate-autunno. Dopo 11 mesi di gestazione partorisce un unico cucciolo, in prossimità di coste sabbiose e rocciose. Le nascite avvengono in un periodo molto prolungato rispetto alle foche che vivono nelle regioni fredde del Pianeta, da maggio a novembre, con un picco tra settembre-ottobre. Il piccolo viene allattato per 16-17 settimane e solo dopo lo svezzamento fa il suo primo ingresso in acqua.  

CARATTERISTICHE E CURIOSITÀ

Come tutte le foche, a terra si muove in modo lento e impacciato perché la conformazione del bacino non le consente di alzare il ventre da terra. In mare invece, è agile e veloce, in particolare quando caccia le sue prede, durante immersioni a 10 e 20 metri di profondità. Si ritiene tuttavia, sia in grado di immergersi fino a 100 metri e restare in apnea per diversi minuti. La sua dieta è composta da pesci, come anguille, sardine, triglie e piccoli tonni, ma anche di aragoste e polpi, per cui ha una particolare predilezione. Si alimenta sia di giorno, sia di notte. La foca monaca può vivere tra i 20 e i 30 anni.  

LE MINACCE

La foca monaca è tra i mammiferi marini più minacciati al mondo: si stima che ne restino in natura meno di 700 esemplari. Nel Mediterraneo, è stata oggetto di costante ostilità da parte dell’uomo e in particolare dei pescatori che, in passato, vedevano in lei un acerrimo competitore. Ciò ha favorito l’attuale comportamento estremamente schivo e diffidente di questa specie.

Un tempo veniva cacciata anche per le pelli e il grasso, che veniva trasformato in olio. In tutto il Mediterraneo è molto rara e in declino numerico anche a causa del disturbo da parte del turismo nei siti di riproduzione, soprattutto con le imbarcazioni da diporto.

In alcune aree resta il problema della persecuzione con uccisione illegale e la cattura accidentale con le reti da pesca (bycatch). Anche per questa rara specie di mammifero marino, il problema dell’inquinamento del Mediterraneo e la diffusione delle plastiche rappresenta un ulteriore problema per la sopravvivenza. 

COSA FA IL WWF

La biodiversità del Mediterraneo è al centro da anni dei programmi di conservazione del WWF, sia attraverso l’azione del WWF Italia, sia con l’ufficio di Programma per il Mediterraneo del WWF Internazionale (MedPO). Il nostro impegno si attua anche attraverso la promozione della pesca sostenibile per ridurre le catture accidentali (bycatch) e la lotta alle forme di inquinamento marino, prima tra tutti quello della plastica.

Il nostro interesse per la conservazione della foca monaca parte da lontano, nel 1976, fu fondato il Gruppo Foca Monaca con l’intento di promuovere la tutela degli ultimi nuclei di foche ancora presenti in alcune località italiane. Ancora oggi continua l’azione di molti volontari che nel tempo non hanno mai risparmiato l’impegno per sostenere la consapevolezza nell’opinione pubblica che la foca monaca vive ancora lungo le coste italiane, anche se per fortuna spesso passa inosservata.

La costante raccolta di segnalazioni e il monitoraggio anche con webcam, permette di seguire attentamente l’evolversi della presenza di questo mammifero lungo le nostre coste. 

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