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Consiglio UE: l'obiettivo climatico ulteriormente rinviato

Il WWF esorta i ministri dell'Ambiente dell'Unione europea a portare a termine il lavoro in tempo per la COP30 a Belém

Appello WWF ai ministri europei

I leader europei si sono riuniti ieri per discutere l’obiettivo climatico dell’UE per il 2040, ma non hanno raggiunto una decisione e hanno ripassato il testimone ai ministri dell’Ambiente, che a loro volta glielo avevano passato circa un mese fa. Hanno però messo in chiaro un dato fondamentale: l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% è ancora l’unico sul tavolo. Il WWF esorta i ministri dell’Ambiente dell’Unione europea a portare a termine il lavoro in tempo per la COP30 a Belém, confermando l’obiettivo per il 2040 di almeno il 90% di riduzione delle emissioni, senza alcuna compensazione internazionale.
Dopo il vertice di ieri, manca quindi solo una tappa prima di Belém: la prevista riunione straordinaria del Consiglio dei ministri dell’Ambiente dell’Unione europea il 4 novembre.

A novembre in Brasile la COP 30

Il 6 e 7 novembre prossimi, a Belem in Brasile, si terrà il Leaders’ Summit e poi si aprirà la COP30 dal 10 al 21 novembre. Il Consiglio Ambiente, quindi, sarà l’ultima possibilità dell’Europa prima della COP30 e l’ultima opportunità per concordare un obiettivo credibile di riduzione delle emissioni per il 2035, richiesto dall’Accordo di Parigi come parte del contributo nazionale determinato (NDC) dell’Unione Europea. Tale obiettivo non è stato ancora presentato proprio a causa del ritardo nel concordare l’obiettivo per il 2040.

I ministri dell’Ambiente hanno passato il testimone ai leader europei, che lo hanno restituito immediatamente. È ora di smetterla con questo gioco allo scaricabarile. Occorre prendere una decisione, affinché l’Unione non si presenti alla COP30 di Belém a mani vuote”, ha affermato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.

Nel testo delle conclusioni del Consiglio permangono insidie sui tempi, sull’ammontare e sulla qualità delle compensazioni internazionali, che potrebbero indebolire l’ambizione complessiva dell’obiettivo.

“L’obiettivo del 90% non è stato contestato dai leader dell’Unione, quindi rimane l’unico numero sul tavolo. La domanda è: quanto di questo sarà costituito da reali riduzioni delle emissioni interne, piuttosto che da compensazioni internazionali? Considerando quanto queste si siano dimostrate inaffidabili in passato, la risposta giusta deve essere zero. Potrebbero sembrare buone sulla carta, ma il clima non può essere ingannato da una contabilità creativa. L’Italia insiste molto sui crediti internazionali, preferendo investire all’estero che in una giusta transizione a livello nazionale: quando si dice la mancanza di coerenza”, ha aggiunto Midulla.
Mentre la sveglia climatica suona sempre più forte, l’Europa non può più permettersi di rimandare la questione. Le decisioni che i Ministri dell’Ambiente prenderanno il 4 novembre determineranno se l’Unione europea arriverà alla COP30 da leader o da fanalino di coda in materia di clima. E al momento attuale l’Europa non può assolutamente permettersi di perdere autorevolezza.

Spinta alla deregolamentazione

I leader dell’Unione europea hanno anche rinnovato la loro spinta alla “semplificazione” delle leggi dell’Unione, una mossa che rischia di indebolire le protezioni ambientali fondamentali. Da quando è entrata in carica, la spinta alla semplificazione della Commissione europea si è tradotta in una vera e propria deregolamentazione che ha già portato a un indebolimento di diversi standard ambientali e sanitari. Ieri i leader hanno chiesto una deregolamentazione ancora più ampia, sulla scia di una lettera congiunta di 19 capi di Stato e di governo, tra cui l’Italia, che sollecitano un “flusso costante” di proposte omnibus deregolatorie da parte della Commissione. Questa azione della Commissione si è contraddistinta per la mancanza di trasparenza, di adeguate valutazioni d’impatto e di consultazione pubblica, e sono attualmente oggetto di indagine da parte dell’Ombudsman europeo.

Dante Caserta, Responsabile Affari legali e istituzionali del WWF Italia, ha dichiarato: “Dalle conclusioni di ieri vediamo scarse garanzie che i leader dell’Unione europea vogliano davvero proteggere le norme a tutela delle persone e della natura. Se hanno davvero a cuore la competitività e la certezza normativa per le imprese, dovrebbero attuare pienamente le leggi ambientali esistenti: in questo modo farebbero risparmiare all’economia dell’Unione almeno 180 miliardi di euro all’anno secondo una ricerca della stessa Commissione, rispetto agli appena 8 miliardi di euro previsti dalla deregolamentazione”.

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