Legambiente, Lipu e WWF Italia impugnano il parere della Commissione VIA-VAS
Prosegue l’impegno di Legambiente, Lipu e WWF Italia per contrastare il Ponte sullo Stretto di Messina, un’opera dall’impatto ambientale insostenibile e il cui costo (al momento 13,5 miliardi di euro, ma è sicuramente destinato ad aumentare) rappresenta un’offesa a tutti gli italiani costretti a muoversi con un sistema dei trasporti inaccettabile.
Le tre Associazioni, assistite dagli avvocati Daniela Ciancimino, Elio Guarnaccia, Enrico Mantovani e Aurora Notarianni, con un nuovo ricorso hanno impugnato davanti al TAR Lazio il parere n. 72 del 21 maggio 2025 della Commissione VIA-VAS, nonché la delibera del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2025 recante l’approvazione della cd “Relazione IROPI”.
Nel precedente parere n. 19 del 13 novembre 2024, anch’esso impugnato in precedenza, la Commissione VIA-VAS esprimeva una Valutazione d’Incidenza Ambientale (VIncA) negativa su alcune aree vincolate e fissava ben 62 prescrizioni, alcune delle quali richiedono analisi e monitoraggi di almeno un anno. La Commissione stessa sottolineava come, a fronte di un impatto certo e non mitigabile dell’opera, i proponenti avrebbero dovuto attivare un ulteriore livello di valutazione, la cd “procedura di III livello VinCA”, sul quale la Commissione VIA-VAS si è incredibilmente espressa a favore.
Non è stato dimostrato il rispetto delle tre condizioni che avrebbero consentito alla Commissione di esprimersi favorevolmente in una procedura di III livello:
- assenza di alternative possibili rispetto all’opera proposta;
- motivazione di interesse pubblico prevalente (cd IROPI, Imperative Reasons of Overriding Public Interest);
- bilanciamento ambientale garantito da interventi di compensazione degli impatti inevitabili.
Non si può ritenere che non vi siano alternative
Non si può ritenere, né è stato mai dimostrato, che non vi sono alternative al Ponte. Al di là della contrarietà all’opera in generale, le alternative sono state considerate sino al 2022 come dimostrano, ad esempio, gli allegati Infrastrutture alle edizioni dal 2017 al 2022 del Documento di Economia e Finanza dove si parla di “possibili opzioni di attraversamento sia stabili che non stabili”. Non solo: le risultanze datate 30 aprile 2021 del Gruppo di Lavoro per la “Valutazione di soluzione alternative per il sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina”, nominato dall’allora Ministro delle Infrastrutture Giovannini sotto il Governo Draghi (ancora pubblicate sul sito del Ministero), si esprimevano persino su ipotesi che venivano definite meno impattanti. Il fatto che il Governo Meloni con voto di fiducia abbia imposto al Parlamento una scelta progettuale non fa venire meno le disposizioni europee che impongono di “verificare e documentare in maniera inequivocabile l’assenza di soluzioni alternative in grado di non generare incidenza significativa sui siti Natura 2000”.
L’IROPI approvato dal Governo Meloni con delibera del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2025 è una semplice dichiarazione politica e ideologica.
L’IROPI dovrebbe essere la dimostrazione dell’esistenza di un interesse pubblico prevalente supportato da “motivazioni imperative”, documentate e credibili. Quanto prodotto dal Governo, invece, non dimostra nulla e non si basa su documentazione certa. Ci si limita ad attribuire al Ponte un effetto risolutore di tutti i mali del Meridione d’Italia, dalla sicurezza in caso di calamità naturale all’aumento del PIL, dall’incremento dell’occupazione al miglioramento dei servizi e dell’offerta sanitaria di Messina e Reggio Calabria. Nessun accenno alla realtà condizionata da problematicità strutturali e a come queste si possano risolvere con il Ponte che viene definito persino d’interesse militare per evitare il controllo dell’Unione Europea e per ricollocare risorse all’interno del previsto aumento di spesa per la difesa (guardandosi bene dal ricordare se il Ponte è militarmente strategico, vuol dire che è il primo target da abbattere in caso di conflitto).
Compensazioni non idonee
Le compensazioni presentate non sono idonee a garantire il bilanciamento con gli impatti e non rispondono neppure a quanto chiesto dalla stessa Commissione. Secondo la procedura di III Livello VIncA, le compensazioni sono obbligatorie e necessarie a seguito del riconoscimento di un impatto ambientale e naturalistico certo e non mitigabile. Le compensazioni, quindi, rappresentano il presupposto di una autorizzazione rilasciata in deroga delle disposizioni di tutela. Ma come ha fatto la Commissione a giudicare la validità delle compensazioni proposte se lei stessa aveva fissato ben 62 prescrizioni nel suo precedente parere del novembre scorso, chiedendo approfondimenti e integrazioni di analisi su vari comparti ambientali e naturalistici che non sono stati effettuati? Il secondo parere della Commissione è “virtuale”, non suffragato da informazioni richieste dalla Commissione stessa. Rilasciando il parere favorevole alla procedura di III livello VinCA, la Commissione accettando le compensazioni proposte, contraddice se stessa e soprattutto non rispetta la procedura di III livello che impone una puntuale valutazione ex ante dei valori naturalistici e ambientali in gioco.
Il tema sismico
Da ultimo, il nuovo ricorso di Legambiente, Lipu e WWF Italia richiama anche il tema sismico, poiché l’IROPI l’ha dovuta considerare, ma è evidente che non è stato finora prodotto uno studio simico complessivo, approfondito e corredato da test originali appositamente commissionati ed eseguito da un soggetto che operi in termini di terzietà rispetto i proponenti l’opera.
Nelle carte progettuali presentate risulta dichiarata e cartografata l’immediata prossimità del pilone lato Calabria rispetto alla faglia sismica di Cannitello. Per avere certezza dell’indice di rischio, servirebbero analisi specifiche, effettuate in termini di terzietà. Senza voler entrare nella polemica sul coinvolgimento dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (coinvolgimento che è risultato essere stato molto differente rispetto a quanto sostenuto dalla Stretto di Messina SpA), a parlare chiaro è l’ISPRA che, in risposta ad una richiesta della Commissione VIA-VAS, in un passaggio della documentazione acquisita con regolare accesso agli atti da parte delle Associazioni, così dichiara: “L’attività e spesso la stessa esistenza della maggior parte di queste faglie è certamente controversa, sia per la lacunosità dei dati disponibili per caratterizzarle, sia per le forti differenze nella loro esatta localizzazione. Resta comunque plausibile che alcune di esse siano attive e potenzialmente capaci: lo dimostrano anche modelli analogici pubblicati nel 2011, finalizzati ad esplorare i rapporti tra la sorgente del terremoto del 1908 e la fagliazione ancillare che la sua attività può aver creato in superficie”.