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Referendum trivelle del 17 aprile: contro chi alza i toni, vogliamo che parlino i fatti. Questo lo slogan del WWF Italia nel corso della giornata di studio presso l’aula 10 del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale Sapienza Università di Roma, dal titolo “Dalle scelte fossili ai nuovi modelli energetici l’Italia deve cambiare rotta”, Organizzato dal WWF ITALIA e dall’Associazione Studentesca Sapienza in Movimento. L’incontro è stato l’occasione per presentare l’e-book (disponibile da oggi 7 aprile su tutte le principali librerie on line al prezzo di euro 4,99) dal titolo “Trivelle insostenibili – Come far uscire l’Italia dall’oscurantismo energetico” (Arianna Editrice – aprile 2016) che vuole sollevare quegli argomenti su cui si deve fare chiarezza per uscire da un dibattito viziato e contingentato.
All’incontro era presente il prof. Sergio Ulgiati, dell’Università Parthenope e membro del Comitato scientifico WWF, che ha portato l’esempio della Basilicata, dove si sono persi posti di lavoro nell’agricoltura e nel turismo a causa del diffuso sfruttamento petrolifero, la resp. Clima ed Energia WWF, Mariagrazia Midulla, che ha sottolineasto come in Italia e in Europa si stia perdendo terreno nelle rinnovabili, mentre nel resto del mondo si fanno grandi passi in avanti, Massimiliano Varriale di ASPO Italia, che ha ricordato come dal 2000 ad oggi si sia registrato l’inesorabile declino dei giacimenti petroliferi: “Stiamo raschiando letteralmente il fondo del barikle – ha detto – ma se vogliamo tener fede all’impegno di Parigi sul clima dovremmo rinunciare ad un terzo del petrolio ancora estraibile e all’80% del carbone presente nel sottosuolo”.
Infine Stefano Lenzi, responsabile relazioni istituzionali WWF Italia, ha ricordato come il referendum sia conseguenza dalla decisione del Governo di introdurre, in gran fretta, nella Legge di Stabilità, una proroga di fatto alla durata delle concessioni offshore attive nella fascia delle 12 miglia, in contrasto con la normativa comunitaria. La Corte Costituzionale con la Sentenza 17/2016, ha deciso di sottoporre a referendum il quesito sul quale il prossimo 17 aprile i cittadini saranno chiamati al voto. Il referendum si sarebbe potuto superare solo se (come è avvenuto per gli altri 5 quesiti proposti dalle Regioni) si fosse proposta una modifica incontestabile alla norma contestata in modo da rispettare la volontà e lo spirito di chi li aveva proposti.
Nell’E-book vengono fatti rilievi e chieste risposte, sulla base di considerazioni derivanti dalle elaborazioni originali del WWF su dati ufficiali del Ministero dello Sviluppo Economico:
– Rischio ambientale – il WWF rileva che ben 42 piattaforme (il 47,7%) delle 88 piattaforme localizzate nella fascia off-limits delle 12 miglia non hanno mai passato la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. Il Governo ha stralciato il Piano delle aree impedendo lo svolgimento della Valutazione Ambientale Strategica e ISPRA (l’Istituto di ricerca del Ministero dell’Ambiente) collabora con il Ministero dell’Ambiente e nel contempo è consulente di ENI, il maggiore player del settore. Il WWF domanda: come può il Ministero dell’Ambiente sottovalutare che esistono impianti mai sottoposti a valutazione ambientale sotto le nostre coste e vuole valutare o no i piani delle future localizzazioni delle trivellazioni?
– Privilegi fiscali – il WWF denuncia che su 69 concessioni a mare solo 18 (il 21%) pagano royalty del 7% sul valore del petrolio e del 10% sul gas estratto a mare. In Italia dunque vige un sistema di esenzioni che non fa pagare le prime 50mila tonnellate di petrolio estratte all’anno a mare e i primi 80 milioni di Smc di gas. Mentre le concessioni vanno dai 3,59 euro al Kmq per i permessi di prospezione, sino ai 57,47 euro per le concessioni Le aziende petrolifere pagano l’IRES al 27,5% (l’imposta sui redditi delle imprese) come tutte le altre aziende. Numerosi sono poi gli incentivi per il rilevamento geofisico, i giacimenti marginali e le riconversioni produttive. Il WWF domanda: il Ministero dell’Economia e delle Finanze vuole ridimensionare o no questi privilegi che fanno dell’Italia un paradiso fiscale per i petrolieri?
– Relitti improduttivi- il WWF rileva che l’età media delle piattaforme offshore entro le 12 miglia è di 35 anni e che ben il 48% delle piattaforme supera i 40 anni di attività. Di queste 8 (tutte dell’ENI) sono classificate come “non operanti” e ben 31 (il 35% del totale delle 88 piattaforme) sono classificate come “non eroganti”. Il WWF chiede al Ministero dello Sviluppo Economico perché, in accordo con il Ministero dell’Ambiente, non sia stato chiesto alle aziende estrattive di procedere allo smantellamento e al ripristino dei luoghi per le 8 piattaforme “non operative”. Inoltre chiede come mai non sia stata condotta un’indagine accurata sulle piattaforme “non eroganti” per stabilire se in molte di queste non si nascondano in realtà strutture che devono essere smantellate?