I presunti effetti positivi degli abbattimenti di lupo sulle predazioni sul bestiame domestico sono tutt’altro che scontati. A confermarlo anche i dati che arrivano da uno studio americano pubblicato recentemente sulla rivista Science Advances. Mentre l’Unione Europea decide di declassare lo status di conservazione del lupo, un gruppo di studiosi statunitensi ha analizzato i dati provenienti dal Nord-Ovest degli Stati Uniti e ha concluso che la caccia pubblica ha avuto un effetto modesto sul numero di capi da bestiame uccisi e non ne ha avuto alcuno sul numero di lupi eliminati direttamente dalle agenzie governative.
Lo studio
Lo studio ha esaminato i dati provenienti da quattro stati americani (Idaho, Montana, Oregon e Washington) tra il 2005 e il 2021. I risultati hanno mostrato che la caccia ai lupi ha avuto un effetto modesto sulle predazioni del bestiame. Sebbene ci sia stata una riduzione delle predazioni, in sostanza l’effetto non è stato particolarmente diffuso o forte come auspicato.
Secondo gli stessi ricercatori questi effetti modesti, combinati con altre ricerche che mostrano effetti nulli, suggeriscono che sarebbe necessario cacciare un’alta percentuale di lupi prima di osservare una riduzione sostanziale delle predazioni del bestiame. Una gestione di questo tipo è ovviamente non applicabile. Metterebbe infatti a rischio la sopravvivenza stessa delle popolazioni di lupo e sarebbe dunque inapplicabile dal punto di vista delle normative di protezione della specie. Oltre ad essere inaccettabile dal punto di vista etico e sociale.
I risultati sfidano dunque l’assunto, tutto politico e poco scientifico, secondo cui la caccia e gli abbattimenti di lupo siano un metodo efficace per ridurre i conflitti tra questa specie e l’uomo. Gli autori concludono che la caccia non è una strategia efficiente per raggiungere questo obiettivo. Suggeriscono invece che potrebbero essere necessarie altre forme di gestione. Per esempio l’uso di recinzioni o altri metodi di dissuasione, per proteggere in modo più affidabile il bestiame.
Lo studio ha evidenziato inoltre che la caccia non ha avuto alcun effetto sull’abbattimento dei lupi problematici da parte delle agenzie governative. In sostanza abbattere i lupi preventivamente non ha effetti sul prelievo di singoli e specifici individui che mostrano particolare propensione ad attaccare il bestiame, in quanto la caccia non è uno strumento di gestione davvero selettivo.
La battaglia del WWF
Il WWF Italia è impegnato nel contrasto della campagna anti-scientifica che ha messo nel mirino il lupo in Europa. A maggio il Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione europea di declassare lo stato di protezione del Lupo nel quadro della Direttiva Habitat da “rigorosamente protetto” a semplicemente “protetto”. Una decisione che ignora i pareri della comunità scientifica e conservazionista. I risultati dello studio americano dimostrano una volta di più come diminuire la tutela del lupo non comporti evidenti benefici per l’uomo e le sue attività economiche.
L’impegno del WWF mira a garantire che la protezione del lupo rimanga una priorità per l’Unione Europea. Aprire ad una gestione tramite abbattimenti del lupo in Europa è sbagliato per due ordini di motivi: da un lato perché si metterebbe a rischio il recupero di alcune popolazioni, che non hanno ancora raggiunto uno stato di conservazione adeguato, e dall’altro perché l’unica strategia efficace per diminuire le predazioni sul bestiame è investire nelle misure di prevenzione, come suggeriscono numerosi studi scientifici.