L’ABC DELLA SPECIE
L’orango trascorre la maggior parte del tempo sugli alberi dove si nutre, dorme e si riproduce; solo il maschio scende occasionalmente a terra. L’orango dedica quasi tutta la giornata alla ricerca del cibo, mentre la notte costruisce una piattaforma di rami intrecciati su cui dormire.
La sua dieta è composta soprattutto da frutta, ma si nutre anche di foglie, miele e di piccoli animali come lucertole, termiti, uccelli e uova.
Grazie alle lunghe braccia, che superano i 2 metri di ampiezza, e ai piedi prensili, l’orango è perfettamente adattato alla vita sugli alberi. Gli arti flessibili e le articolazioni gli consentono movimenti impossibili alle altre specie di scimmie antropomorfe.
L’orango è un animale prevalentemente solitario, ma durante la giornata si può incontrare con gli altri individui soprattutto sugli alberi dove c’è concentrazione di frutta.
La femmina partorisce sugli alberi un solo piccolo, e si occupa della sua cura per molto tempo; i giovani restano infatti dipendenti dalla madre per sei-otto anni in Borneo e dieci-undici anni a Sumatra. Il più recente censimento dell’orango di Sumatra è di 13.846 individui, meno precisi e attuali sono i dati dell’orango del Borneo che si aggira sui 55.000 animali; gli esemplari dell’orango di Tapanuli sono invece solo 800.
CARATTERISTICHE E CURIOSITÀ
L’orango può essere alto tra 1,25 e 1,70 metri. Il maschio può pesare fino a 118 kg, mentre la femmina è molto più piccola e pesa solo tra i 30 e i 50 kg. Il maschio dell’orango è molto diverso dalla femmina: presenta protuberanze adipose attorno alle guance (che aumentano di volume quando l’animale invecchia), una lunga barba, folti baffi e grossi sacchi sulla gola che gli permettono di emettere dei richiami udibili a lunga distanza. Le sue braccia sono ricoperte di lunghi peli rossicci che pendono come una mantella quando le allarga. L’orango è un animale solitario, un comportamento insolito nei Primati, con una peculiare strategia riproduttiva, che potremmo definire promiscua; in sostanza i maschi si accoppiano con più femmine e le femmine con più maschi. Ci sono poi i maschi sub-adulti che adottano una strategia alternativa cercando di accoppiarsi in seguito a fugaci incontri e sembra che abbiano un numero di rapporti maggiore rispetto ai maschi adulti.
LE MINACCE
La riduzione dell’habitat vitale costituisce la principale minaccia alla sopravvivenza dell’orango, poiché le foreste sono sempre più ridotte a causa della deforestazione e degli incendi.
Sull’isola di Sumatra e del Borneo, la foresta dove vive l’orango viene distrutta a ritmi sempre maggiori: gli alberi vengono abbattuti per far posto alle coltivazioni di olio di palma e coltivazioni di acacia, per la produzione industriale di polpa di carta e olio di palma. Come conseguenza della riduzione della superficie forestale, gli oranghi invadono le aree agricole alla ricerca di cibo, e spesso vengono uccisi perché causano danni, diventando anche facili prede dei bracconieri che ne vendono la carne illegalmente.
La naturale attitudine a vivere la maggior parte del tempo sugli alberi sta all’origine del nome orang-utang che in malese significa “uomo delle foreste”, un termine usato anche per indicare le popolazioni umane che vivono nelle foreste.
COSA FA IL WWF
Siamo impegnati per la conservazione dell’orango dal 1970, in collaborazione con gruppi internazionali e locali, tra cui istituti di ricerca, università, governi e comunità locali. Questo lavoro è guidato da uno specifico Programma “Species Action Plan for Orang-utans” che prevede: la conservazione dell’habitat forestale, sia in Borneo, sia a Sumatra, attraverso l’istituzione e la gestione delle aree protette; la promozione della gestione forestale sostenibile anche attraverso i marchi di certificazione dell’olio da palma e della carta; la lotta al commercio illegale, in collaborazione con il TRAFFIC (network internazionale per il monitoraggio del commercio di fauna selvatica) per promuovere l’azione dei governi contro il commercio di animali vivi e su prodotti derivati; la creazione e il sostegno di centri di recupero dove vengono curati molti oranghi feriti o ritrovati in difficoltà, e dove possono essere recuperati, riabilitati ed essere infine rimessi in libertà.