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Italia nella top 5 per l’import di carne di squalo

In occasione della Giornata Mondiale degli squali la denuncia del WWF: spesso ne mangiamo la carne inconsapevolmente

Il 14 luglio è la Giornata Mondiale degli squali

Gli squali, insieme a razze e chimere (elasmobranchi), sono tra le specie più vulnerabili al mondo. A livello globale, la loro popolazione si è dimezzata negli ultimi 50 anni e oltre il 37% delle specie di squali e razze è minacciato di estinzione. Nel Mar Mediterraneo, la situazione è ancora più critica: è un hotspot per la biodiversità con 86 specie note di elasmobranchi, ma più della metà di queste è a rischio estinzione. Il motivo principale? La cattura accidentale nelle attività di pesca. Eppure, come avvisa il WWF, questi predatori marini svolgono un ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio dell’ecosistema e del clima globale. In occasione della Giornata mondiale degli squali è quindi necessario diffondere informazione anche sui consumatori, che in molti casi non sanno che stanno per consumare carne di squalo.


Il commercio globale della carne di squalo

Ogni anno, circa 100 milioni di squali vengono uccisi per carne, pinne, olio di fegato e cartilagine. La carne, spesso considerata un prodotto secondario rispetto alle pinne, è al centro di un mercato in espansione e altamente interconnesso. Gli squali vengono commercializzati anche per la loro pelle, ma è la carne di squalo ad essere sempre più presente nei mercati europei.
Tra le specie più vendute troviamo squali in pericolo come verdesca (Prionace glauca), palombo (Mustelus mustelus), spinarolo (Squalus acanthias) e smeriglio (Lamna nasus). In molti casi, questi prodotti arrivano in tavola senza che il consumatore ne sia consapevole.
L’Europa e l’Italia nel commercio globale: un ruolo chiave e controverso
L’Unione Europea è uno degli attori principali nel commercio globale della carne di squalo. Secondo uno studio pubblicato su Marine Policy insieme a WWF, Spagna, Portogallo e Italia giocano un doppio ruolo: importatori e centri di redistribuzione. La Spagna, ad esempio, importa da Africa, Asia e America Latina e riesporta verso l’Italia e il Brasile.

Il ruolo dell’Italia

L’Italia è nella top 5 dei paesi importatori di carne di squalo, negli ultimi 7 anni di dati disponibili (2017-2023) abbiamo importato oltre 43.000 tonnellate prevalentemente dalla Spagna, seguita dalla Francia.
Questa dinamica solleva forti contraddizioni: da un lato l’UE si impegna nella conservazione marina (es. Politica Comune della Pesca, regolamento “fins naturally attached”), dall’altro i controlli sono pochi, la tracciabilità ed etichettatura sono carenti e le violazioni delle normative frequenti.
Percezioni dei consumatori: tra inconsapevolezza e disinformazione
Un’altra indagine pubblicata su Marine Policy condotta su oltre 600 cittadini milanesi ha evidenziato una preoccupante inconsapevolezza:
• Il 64% dei partecipanti non sa che la carne di squalo è legalmente venduta in Italia.
• Il 93% dichiara di non averla mai acquistata, ma quasi un terzo (28%) ha consumato specie come palombo, verdesca o gattuccio senza sapere che fossero squali.
Il problema è anche culturale e comunicativo. Le etichette spesso riportano nomi comuni ambigui, che non aiutano il consumatore a identificare il prodotto. Infine, solo il 30% degli intervistati è consapevole dei rischi per la salute legati alla carne di squalo (accumulo di metalli pesanti e contaminanti).
Etichetta, tracciabilità e informazione: strumenti chiave per cambiare rotta
Per ridurre il consumo inconsapevole di carne di squalo, il WWF invita i cittadini a leggere sempre l’etichetta dei prodotti ittici, familiarizzare con i nomi comuni delle specie di squalo (es. verdesca, gattuccio, palombo), evitare prodotti senza etichetta o con tracciabilità incompleta.

Le informazioni obbligatorie in etichetta sono:

  • Denominazione commerciale e nome scientifico
  • Zona FAO di cattura
  • Metodo di produzione
  • Tipo di attrezzo da pesca utilizzato

Controllare l’etichetta dei prodotti ittici è fondamentale non solo per evitare di acquistare pesce proveniente dalla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU), ma anche per sapere con quale attrezzo è stato pescato (e preferire quelli meno impattanti), da dove proviene e per identificare con certezza la specie acquistata. In questo caso, no sharks!


L’appello del WWF

In occasione della Giornata Mondiale degli Squali, il WWF chiede a cittadini dire no al consumo di squali e razze, almeno finché non vengano messe in atto misure di gestione efficaci per garantire una pesca più sostenibile delle specie commerciali e alle istituzioni di attivarsi quanto prima in questo senso, con un adeguato coinvolgimento dei pescatori e sulla base della ricerca scientifica.
In questo senso, sono essenziali formazioni a tappeto per pescatori e autorità deputate al controllo e commercianti per la corretta identificazione e commercializzazione delle specie di squali e razze.
Per proteggere gli squali serve conoscenza, trasparenza e responsabilità. Il Mediterraneo e l’intero pianeta non possono permettersi di perdere questi straordinari animali.

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Un impegno europeo per la protezione di squali e razze

Il WWF è partner del progetto cofinanziato dall’Unione Europea LIFE Prometeus (PROMoting Elasmobranchs conservation THrough by-catch reduction, sustainable tourism, and alternative fisheries), avviato il 1° ottobre 2024. Il progetto mira a migliorare lo stato di conservazione di squali e razze nel Mediterraneo attraverso un approccio integrato che include:
• Riduzione delle catture accidentali, introducendo misure concrete di mitigazione;
• Identificazione e tutela di aree critiche per la riproduzione e il foraggiamento di elasmobranchi;
• Promozione di un turismo sostenibile incentrato sull’osservazione di queste specie;
• Iniziative per ridurre il consumo inconsapevole di carne di squalo, anche attraverso l’educazione dei consumatori e la valorizzazione delle specie invasive come alternativa

Mediterraneo hotspot per squali e razze >>

Progetti in corso

Tra le attività già in corso, ISPRA ha avviato a Castelsardo e Porto Torres (Sardegna) la somministrazione di questionari ai pescatori locali per mappare la presenza storica e attuale di squali e razze. Parallelamente, il CSIC ha condotto una campagna di marcatura e rilascio attorno alle Isole Baleari: 284 individui appartenenti a 14 specie sono stati marcati, e una Rostroraja alba, specie minacciata secondo la Lista Rossa IUCN, è stato dotato di tag satellitare per monitorarne gli spostamenti e individuare le aree di aggregazione.
Per saperne di più:

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