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11.000 elefanti uccisi

Sono circa 11.100 gli elefanti uccisi dal bracconaggio dal 2004 – tra il 44 ed il 77% dell’intera popolazione stimata del Gabon, molti degli animali sono stati uccisi all’interno del Parco Nazionale del Minkébé e nelle splendide foreste…

Sono circa 11.100 gli elefanti uccisi dal bracconaggio dal 2004 – tra il 44 ed il 77% dell’intera popolazione stimata del Gabon, molti degli animali sono stati uccisi all’interno del Parco Nazionale del Minkébé e nelle splendide foreste nei suoi dintorni nel nord del paese, nel bacino del Congo in cui vive la più grande popolazione di elefanti africani delle foreste. E’  quanto emerge da uno studio condotto dall’Agenzia dei Parchi Nazionali del Gabon, il WWF e la Wildlife Conservation Society (WCS) che conferma ciò che è stato a lungo sospettato: le popolazioni di elefanti vengono decimate al punto che la sopravvivenza della specie in Africa centrale è messa seriamente in discussione.

Un traffico illegale di enormi proporzioni che sta compromettendo la conservazione di tantissime specie tra cui gli elefanti che mai come negli ultimi anni sono vittime di un atroce bracconaggio e tutto per il mercato dell’avorio. Questa tragedia e gli impegni che tutti i paesi devono assumersi, tra i quali anche l’Europa, protagonista non di secondo piano di questi traffici, saranno al centro della discussione della comunità internazionale alla prossima Conferenza delle parti della CITES (la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) che si terrà a marzo in Thailandia. Tutti gli Stati firmatari e tra questi i Governi europei, Italia in testa, avranno l’opportunità e dovranno per tutti noi prendere le decisioni giuste per ridurre la domanda di prodotti provenienti da specie in via di estinzione, rafforzare la legislazione, aumentare i controlli e le sanzioni. Fino al 14 marzo, il WWF sta sostenendo contemporaneamente in 156 paesi nel mondo una petizione globale (wwf.it/stopavorio
) che ha già superato le 200.000 firme per chiedere al Primo Ministro thailandese Yingluck Shinawatra di vietare ogni forma di commercio di avorio in Thailandia al fine di contenere l’uccisione illegale di elefanti africani
“La situazione è fuori controllo. Stiamo assistendo al massacro sistematico del più grande mammifero terreno del mondo. – afferma Massimiliano Rocco, Responsabile Specie e Traffic del WWF Italia – Alcuni studi fanno credere al mondo intero che la guerra per l’avorio si sia spostata dall’Africa centrale ad altre parti del continente. Questo è sbagliato. Ciò che è cambiato è che ora questi criminali stanno attaccando anche le popolazioni di elefanti che si credevano più protette in Africa orientale e meridionale. Intanto in Africa centrale, senza che nessuno lo sappia o conosca bene la questione, gli elefanti stanno perdendo questa guerra alla velocità della luce”.
Una crisi locale
I dati dello studio condotto sul Minkébé sono rappresentativi di una tendenza in tutte le rimanenti roccaforti di elefanti delle foreste nella regione, per non parlare della Repubblica Democratica del Congo, che detiene dai 7.000 ai 10.000 elefanti, meno del dieci per cento della sua popolazione di 20 anni fa. Il Gabon rappresenta solo circa il 13% delle foreste dell’Africa centrale, ma è la patria di oltre la metà degli elefanti africani delle foreste. Il Minkébé National Park, a sua volta, è la patria della più grande popolazione di elefanti del Gabon e probabilmente anche della più grande popolazione di elefanti africani delle foreste.

Oltre che nella Repubblica Centrafricana – in cui fino alla metà degli anni ‘80 hanno vissuto fino a 80.000 elefanti – i bracconieri stanno approfittando dell’instabilità politica per eliminare gli elefanti restanti del paese, che ora si contano a migliaia. Almeno 17 elefanti sono stati uccisi nella foresta Ngotto nel sud del Paese nel giorni scorsi e alcuni abitanti dei villaggi locali inoltre raccontano dell’uccisione di 60 elefanti nei pressi della città di Yaloke, con segnalazioni di uccisioni in tutto il Paese.

“Il nuovo governo della Repubblica Centrafricana ha dovuto mandare le sue forze armate per fermare questi bracconieri prima che arrivassero a toccare l’ultima roccaforte di elefanti del Paese, Dzanga-Sangha, dichiarata recentemente Patrimonio dell’Umanità – ha detto Isabella Pratesi, Direttore Conservazione Internazionale del WWF Italia, e coordinatrice della campagna WWF Green Heart of Africa – Non è solo una questione di tutela delle risorse naturali della Repubblica Centrafricana, ma anche di fermare questi gruppi armati che si muovono in tutto il Paese e terrorizzano le popolazioni locali, ovunque si trovino”.
Come fermare il bracconaggio
Sebbene le soluzioni per affrontare efficacemente il bracconaggio nella regione siano molteplici, le conclusioni sono chiare: se non verranno messe in atto, gli elefanti dell’Africa centrale seguiranno la direzione dei rinoceronti neri e bianchi del nord, ossia verranno cacciati fino all’estinzione.

“I governi della regione, come quelli del Camerun, del Ciad e del Gabon reclutano un numero maggiore di guardie forestali e sono arrivati a impegnare i loro eserciti per combattere questi bracconieri. Ma questo non basta – sostiene Massimiliano Rocco – Le agenzie di intelligence internazionali devono essere pienamente coinvolte nel contrastare questi traffici e nella lotta al bracconaggio e questo deve essere fatto sin da subito, non vi è tempo da perdere. Un impegno internazionale utile al fine di identificare, tracciare e mettere fine all’attività di queste reti criminali globali, che mettono a rischio la sicurezza nazionale e ostacolano le prospettive di sviluppo economico dei paesi più poveri”.
“Il traffico di avorio non riguarda solo quei paesi ma noi siamo coinvolti come tutti gli altri, i sequestri di avorio grezzo, oggetti, zanne sono comuni anche in Europa, di qualche giorno fa l’arresto in Svizzera di un cittadino di origine francese ma abitualmente residente in Italia con una zanna grezza di oltre 90 cm di lunghezza e oltre 4,5  kg di peso , del valore di diverse migliaia di euro” continua Rocco che  spiega come per mettere fine al bracconaggio, i paesi dell’Asia orientale in particolare devono affrontare e contrastare l’enorme domanda di avorio che si traduce in prezzi record.
Se i governi dei paesi di questa regione non iniziano a trattare questo problema come un’emergenza internazionale, non si può escludere che non ci sarà più alcuna popolazione di elefanti in vita in Africa centrale nei prossimi anni” conclude Massimiliano Rocco.
Il bracconaggio agli elefanti ha raggiunto livelli record in Africa. I dati sul traffico di avorio raccolti nel rapporto ETIS 2012 (L’Elephant trade information system, (http://cites.org/eng/cop/16/doc/E-CoP16-53-02-02.pdf ), la più importante banca dati al mondo realizzata per registrare i sequestri di avorio che registra più di 18.000 eventi ad oggi, mostrano come il traffico internazionale di avorio abbia raggiunto nel 2011 il tasso più elevato mai registrato prima, con tre dei quattro più importanti sequestri di avorio registrati dal 2009, altro anno critico per i sequestri, 17 importanti sequestri di avorio (più del doppio rispetto al 2009),  e con più del doppio di avorio sequestrato negli otto anni precedenti, per un totale di circa 26,4 tonnellate.
Il WWF Italia è direttamente impegnato nel contrasto al commercio illegale di natura, dai traffici di animali da compagnia alle pelli di rettile o lane pregiate, con un particolare sostegno al   Cuore verde dell’Africa, il bacino del Congo, dove la deforestazione unita all’aumento della caccia e al commercio illegale sta portando all’estinzione di specie simbolo come i gorilla e gli elefanti di foresta e di molt
i altri animali meno noti ma fondamentali per la sopravvivenza della foresta e delle sue comunità.
Le attività anti-bracconaggio del WWF vanno avanti anche sul web: in questi mesi in tutto il mondo il WWF ha avviato la campagna globale “Kill the trade that kills”, che ha attivato tutti i 156 uffici nazionali del WWF per smuovere l’interesse di chi non vuole vedere estinte queste straordinarie specie simbolo, per creare una rete di azioni, di sostegno e di richieste che fermi per sempre questo bracconaggio selvaggio e interrompa lo sterminio di elefanti, rinoceronti e tigri in nome di un commercio illegale e crudele.

Su Twitter segui la campagna con #killthetrade e #stopbracconaggio #stopavorio e sul profio @wwfitalia. Su Facebook seguici nella pagina WWFitalia.

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