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Dalla UE ci aspettiamo obiettivi ambiziosi su clima e energia

Pieno sostegno alla necessità di fissare obiettivi ambiziosi e vincolanti non solo sul taglio della CO2 ma anche sulle fonti di energia rinnovabile e sull’efficienza energetica da parte delle associazioni Greenpeace, Legambiente e WWF e dal Coordinamento FREE…

Pieno sostegno alla necessità di fissare obiettivi ambiziosi e vincolanti non solo sul taglio della CO2 ma anche sulle fonti di energia rinnovabile e sull’efficienza energetica da parte delle associazioni Greenpeace, Legambiente e WWF e dal Coordinamento FREE che raggruppa le principali associazioni di imprese del settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Una lettera in tal senso è stata inviata il 16 gennaio al Presidente del Consiglio Letta e ai Ministri Orlando e Zanonato.

Proprio “il pacchetto 20-20-20 ha infatti mostrato come quasi la metà della riduzione delle emissioni di CO2 in UE sia stata ottenuta proprio allo sviluppo del settore delle fonti rinnovabili” sostengono  le associazioni ambientaliste e il coordinamento FREE.

Su questa linea si sono già espressi 8 ministri europei, tra cui il ministro Orlando, e settori importanti del sindacato che hanno annunciato il loro sostegno alla proposta di fissare obiettivi vincolanti e ambiziosi.

Inoltre alla vigilia della presentazione del Libro Bianco della Commissione Europea su Clima ed Energia, in programma il 22 gennaio, delude gli ambientalisti la lettera inviata oggi dal Presidente di Confindustria al Presidente del Consiglio, Enrico Letta, contro un target UE di riduzione del 40% delle emissioni di gas serra al 2030, target già troppo basso per consentire all’Unione di raggiungere la piena de carbonizzazione entro il 2050 e di ottenere enormi benefici in termini di riduzione delle spese per le importazioni di fossili, in termini di posti di lavoro e di riduzione delle spese per i danni alla salute.

WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club  e il Comitato Si alle energie rinnovabili No al nucleare denunciano lo scandaloso tiro incrociato delle lobby della “Old Economy” contro nuovi e ambiziosi target per il 2030, in grado di costituire una sfida ambiziosa di rilancio del modello europeo verso un’economia efficiente, rinnovabile e rigenerativa.

“Non abbiamo sentito urla da parte del Presidente di Confindustria nei confronti del meccanismo di remunerazione di capacità per le centrali a olio combustibile prima e per quelle a gas poi. Né Confindustria ha aiutato a far chiarezza sulle tante voci che pesano sulla bolletta a favore di questo o quell’altro settore fossile o energivoro. Quello che interessa è sempre e comunque che vengano assicurati fondi per i settori tradizionali, in una visione dell’economia di mercato in cui lo Stato e i consumatori sono il bancomat per scelte che vanno comunque garantite, anche se sbagliate. E’ una posizione miope. Al Governo chiediamo invece di avere una visione, cui ovviamente segua l’azione. E se tutti parlano di Green Economy, che ovviamente si deve basare sulla de carbonizzazione, sono questi gli investimenti che vanno garantiti, mentre i settori fossili vanno disincentivati e aiutati a riconvertirsi in senso sostenibile.
La Transizione va delineata e  praticata, non usata retoricamente come una scusa per dare aiuti a pioggia, come per il capacity payment o l’interrompibilità.
La posizione del Presidente di Confindustria, che forse è stato convinto dalle pressioni delle grandi aziende chimiche straniere, fa filotto con l’azione di Assoelettrica contro target su rinnovabili ed efficienza energetica. In mezzo, pare esserci il Ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, che dialoga solo con le lobby e dice sempre sì ai potenti. Nemmeno sull’efficienza energetica, della quale tutti si dicono paladini, l’Italia sta conducendo una seria battaglia perché ci sia un target obbligatorio, che potrebbe favorire gli investimenti comunque in programma. Questo vuol dire che la classe dirigente che si occupa dello sviluppo italiano,  sia a livello politico che industriale, è legata a un modello parassitario e vecchio, e non è in grado di rilanciare il Paese. Una posizione resa ancor più miope dall’assenza di una valutazione per i rischi che il cambiamento climatico rappresenta anche per le attività industriali (in primis la produzione elettrica) che dovrebbe spingere le aziende a essere parte dirigente, e non zavorra, del tentativo di stare ben al di sotto dell’aumento di 2°C del riscaldamento globale. E’ ovvio che oltre tale soglia a rischio cui sarebbe la vita sul Pianeta, e la civilizzazione umana, come le conosciamo.

Ci auguriamo che il pacchetto UE comprenda target davvero ambiziosi di taglio delle emissioni, di sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, battendo le formidabili pressioni delle lobby del passato.

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