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Decreto ‘svuota carceri’ manda a casa chi provoca incendi

Il decreto ‘svuota carceri’ approvato dal Governo e ora in discussione al Senato rischia di mandare a casa i colpevoli di  danni ai nostri  boschi per centinaia  di migliaia  di euro, riducendo l’efficacia delle pene previste per i…

Il decreto ‘svuota carceri’ approvato dal Governo e ora in discussione al Senato rischia di mandare a casa i colpevoli di  danni ai nostri  boschi per centinaia  di migliaia  di euro, riducendo l’efficacia delle pene previste per i criminali che appiccano incendi al patrimonio boschivo, denuncia il WWF Italia. Un intervento che non ha senso nell’ottica di “svuotare le carceri” perché le condanne per questi reati riguardano un numero davvero esiguo di persone: secondo i dati 2012 del Corpo Forestale dello Stato, a fronte di 288 persone denunciate per gli incendi boschivi, solo 7 sono state effettivamente arrestate. 

Il WWF chiede ai Senatori della Commissione  Giustizia del Senato ed al Governo, al Ministro della giustizia in particolare, di eliminare senza indugio la modifica al  Codice di procedura penale che riguarda il reato di  “incendio boschivo”, ripristinando l’obbligatorietà della reclusione  per  quelle  poche decine  di persone  che sono state  assicurate alla giustizia.

Il Decreto Legge 1 luglio 2013, n, 78 “Diposizioni urgenti in materia  di esecuzione  della pena”, noto come “Decreto svuota carceri”  prevede   misure   alternative al carcere per alcune  categorie di reati,  per “fronteggiare il perdurante  fenomeno del sovraffollamento carcerario “. Si presume che dovrebbe riguardare solamente reati da considerarsi ”minori” e   soggetti che non siano “socialmente pericolosi”  ma così non è. Il Decreto , approvato dal Governo ed ora in discussione al Senato per la conversione in legge, modifica anche l’art 423/bis del codice penale  che prevede,  per il  “reato di incendio boschivo”   doloso  il  carcere da 4 a 10 anni , e per le ipotesi colpose da 1 a 5 anni. E’ evidente che non si  tratta  di un “reato minore” ma di  un crimine ambientale trai i più gravi e odiosi, le cui conseguenze ogni  anno  sono  decine  di migliaia di ettari    di boschi distrutti, e pericolo per la vita di persone ed animali.

Dai dati del  Corpo Forestale dello Stato per l’anno 2012 , ci  sono stati   5.375 incendi boschivi che hanno percorso, danneggiando o distruggendo, 33.620 ettari di superficie , di cui 20.314 ettari di boschi. I dati più pesanti ed allarmanti riguardano il sud, con la Sicilia  in testa.

“La pena  alternativa  al carcere (affidamento a servizi sociali o arresti domiciliari ) può essere decisa  dal giudice nel caso di reati ‘minori’, che comunque non presentano alti indici di   pericolosità sociale “ dichiara Patrizia Fantilli Direzione legale e legislativa WWF Italia “ ma certamente non per l’incendio  boschivo doloso, che deve essere  qualificato come ‘crimine ambientale’ di particolare  allarme  e danno sociale: scopriamo di frequente anche, dai dati del Corpo Forestale dello  Stato  e dalle cronache, che gli incendi sono legati alla  criminalità organizzata che spesso li usa per intimidire o per  accaparrarsi aree pregiate da poter  poi cementificare o utilizzare anche come discariche abusive.
La  certezza della pena, insieme alla sua entità, sono fattori importanti come deterrenti e mai come  nel caso  degli incendi boschivi l’unica vera cura è la prevenzione. Ci chiediamo a chi giova questa modifica “ continua il WWF “ Si tratta di un numero davvero esiguo di persone in carcere  per incendio boschivo e la loro scarcerazione inciderebbe in maniera davvero impercettibile nei grandi  numeri:   sempre dai dati del 2012 del CFS scopriamo che, a fronte di 288 persone denunciate, solo 7 sono state arrestate”.

Un bosco bruciato impiega anche più di cento  anni per riprendere  la sua funzione ecologica e un incendio spesso significa  la perdita di preziosi ed immensi  patrimoni di natura e biodiversità, oltre che pesanti  danni economici all’intera comunità .

La modifica proposta dal Decreto è un errore  gravissimo del legislatore che sottovaluta la pericolosità  dei reati di incendi boschivi.   Con questa modifica al codice di procedura penale (art 656 comma 9 ), si fa un pericoloso  passo indietro  nella lotta alla criminalità ambientale, indebolendo la reale efficacia di uno dei pochi reati in materia  ambientale riconosciuti dal legislatore come delitti proprio a sottolinearne la sua gravità. Si spuntano  le armi di Polizia e Magistratura, e si vanifica anche il lavoro  eccezionale che viene fatto dal Corpo Forestale dello Stato , con indagini lunghe, complesse ed  anche molto  costose. Un danno pesante, quindi, anche alle casse dello Stato.

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