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Difendiamo l’Adriatico, bene comune europeo

Lo spiaggiamento e la morte dei capodogli avvenuta nei giorni scorsi lungo le coste abruzzesi probabilmente vedrà le risposte arrivare tra molto tempo e anche nel caso in cui le autopsie ci mostrino eventuali danni legati ad attività…

Lo spiaggiamento e la morte dei capodogli avvenuta nei giorni scorsi lungo le coste abruzzesi probabilmente vedrà le risposte arrivare tra molto tempo e anche nel caso in cui le autopsie ci mostrino eventuali danni legati ad attività di prospezione petrolifera, nessuno “confesserà” di essere stato in quei giorni e in quei luoghi a cercare petrolio da coltivare utilizzando potenti onde acustiche.

Il WWF, infatti, dubita fortemente in un atto di tale trasparenza poiché in questi anni nell’Adriatico si sono susseguiti molti altri episodi
, come altri capodogli spiaggiati, un’impressionante moria di tartarughe marine. Per tutti questi casi le indagini sono in corso e il WWF attende con fiducia i risultati, ma la morte di massa è sempre difficile da spiegare e nel proporre soluzioni occorre la massima cautela.

Tutti questi episodi, per ora ancora inspiegabili, impongono però una riflessione seria e costruttiva su un bene comune , il mare Adriatico, che per la prima volta da quest’anno è interamente circondato da paesi comunitari, grazie all’ingresso della Croazia in Europa ma sul quale sono concentrati forti interessi e attività che rischiano di diventare insostenibili dal punto di vista ecologico, e non solo.

L’Adriatico non può essere abbandonato all’anarchia, i portatori di interesse, gli stakeholders, devono confrontarsi, è indispensabile  una pianificazione territoriale marina che contempli lo sviluppo economico dell’area (che deve essere realmente  sostenibile) ed il mantenimento della biodiversità, intesa anche come serbatoio di risorse naturali con valore economico  (acciughe, vongole, triglie, naselli, sogliole, etc).

Esiste già uno strumento utilizzabile  ed è stato lanciato dalla Commissione Europea nel giugno del 2014 –   Strategia Europea “for the Adriatic and Ionian Region – a valle di un processo partito nel 2012, con l’adozione di una Strategia marina adriatico ionica e nel giugno del 2014 con la proposta di una Strategia d’attuazione.
Oggi per la prima volta i paesi che si affacciano su questo bacino hanno tra le mani una soluzione  che, se adottata interamente e seriamente, è in grado di avviare una gestione moderna attraverso processi di pianificazione territoriale marina.
Questo non solo è auspicato ma è richiesto con vigore in vista di una necessaria “blue economy” 

Senza queste regole i petrolieri continueranno a sgomitare per estrarre più petrolio possibile, gli albergatori vedranno a rischio il loro business, i pescatori vedranno deturpato il loro mare.
Capodogli e tartarughe forse continueranno a morire  di certo il Mare Adriatico peggiorerà per tutti. E infine: a fianco delle strategie si deve avviare un cambio di cultura che renda i paesi consapevoli dello straordinario valore del nostro capitale naturale senza il quale non vi è benessere né sviluppo.

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