Il WWF ringrazia la Guardia Costiera per l’impegno costante a difesa della legalità
Due coniugi trapanesi sono stati arrestati dalla Capitaneria di Porto di Trapani, colti in flagrante mentre incendiavano rifiuti speciali nella Riserva Naturale delle Saline di Trapani e Paceco. L’area, di fatto trasformata in una discarica abusiva, si trova accanto al fiume Lenzi Baiata e al sito protetto gestito dal WWF. I responsabili, con precedenti specifici, sono ora agli arresti domiciliari e l’intera zona è stata posta sotto sequestro. Un’azione che conferma l’impegno della Guardia Costiera a tutela dell’ambiente.
Un ringraziamento alla Capitaneria di Porto di Trapani, arriva dalla direzione della Riserva. “Negli ultimi anni i militari hanno operato con costanza, professionalità e determinazione su più fronti: difendendo le nostre acque, il suolo e l’aria, prevenendo e reprimendo condotte illecite che minacciano un patrimonio unico e fragile” ha detto la Direttrice della Riserva, Silvana Piacentino.
In questo percorso di tutela, è importante sottolineare la grande sinergia tra la Capitaneria di Porto e il WWF, ente gestore della Riserva, che da anni lavorano fianco a fianco per salvaguardare un ecosistema straordinario e le sue peculiarità, garantendo che natura, biodiversità e tradizioni millenarie come la produzione ancora artigianale del sale possano continuare a vivere e a essere tramandate.
“L’intervento di questi giorni – continua Piacentino – assume un significato ancora più forte se si considera che il luogo dove avveniva tutto si trova accanto alla Riserva e alle vasche di produzione del prezioso sale marino. È un segnale chiaro di quanto sia delicato il confine tra legalità e degrado, tra tutela e sfruttamento illecito. Un ennesimo, doveroso ringraziamento va alla Procura della Repubblica di Trapani, che con costanza sostiene queste azioni di legalità e tutela ambientale” continua la direttrice dell’area protetta.

Ben 11, dal 2023, gli arresti e le condanne per illecito smaltimento, combustione, traffico di rifiuti nell’area. “Eppure, nonostante arresti e condanne – come già avvenuto in passato con le note misure cautelari che coinvolsero diversi imprenditori della zona – “siamo alle solite”: chi brucia continua a bruciare, chi smaltisce illegalmente continua a farlo. Il motivo è chiaro: un problema culturale. C’è chi non comprende il danno che arreca a sé stesso, agli altri e a tutta la comunità, e chi invece, senza scrupoli, fa business sulla pelle dell’ambiente” conclude Silvana Piacentino.