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Guardie WWF, le sentinelle della natura

Le rotte degli uccelli migratori, le loro soste nelle isole, nelle zone umide, nelle valli di montagna, segnano i luoghi a maggiore intensità di caccia illegale in Italia: dallo stretto di Messina a Ischia, dal Bresciano al Delta…

Le rotte degli uccelli migratori, le loro soste nelle isole, nelle zone umide, nelle valli di montagna, segnano i luoghi a maggiore intensità di caccia illegale in Italia: dallo stretto di Messina a Ischia, dal Bresciano al Delta del Po, dal Basso Sulcis in Sardegna alle zone umide della Puglia. «Registriamo a livello nazionale un aumento delle azioni di bracconaggio, mentre in generale diminuisce il numero di cacciatori. Molti decidono di non affrontare i costi per mettersi in regola e sparano fuori dal periodo consentito, quando i controlli sono inferiori. Si sentono pure più tranquilli», afferma Giampaolo Oddi, coordinatore delle guardie venatorie WWF da alcuni mesi, dopo anni da attivista nella provincia di Terni, dove abita. Il suo impegno è iniziato perché non ci stava a vedere stragi di uccellini indifesi, non era il mondo dove voleva vivere.
Le guardie del WWF nascono all’inizio degli anni Novanta: oggi ci sono 320 volontari e cinquanta nuclei attivi in quindici regioni. Ogni anno offrono gratis complessivamente 55mila ore di servizio in difesa della natura, circa 145 ore in media a guardia, spalmate nei weekend, nel tempo libero, durante le ferie, a volte. In questi anni sono stati migliaia gli accertamenti di violazione, sempre effettuati in stretta collaborazione con le forze dell’ordine.
Nella sola provincia di Brescia, tra il 1996 e il 2015, sono stati denunciati 1.152 bracconieri, sequestrati 800 fucili, 1.498 cartucce, quattro candelotti di dinamite, 389 richiami acustici e tre smartphone usati anche questi per imitare il richiamo degli uccelli, attirando i migratori in trappole mortali. In tutto, le guardie del WWF Lombardia hanno redatto 888 verbali amministrativi, per un ammontare complessivo di 233.300 Euro di sanzioni. Moltissimi gli animali morti sequestrati, di 84 specie diverse, per lo più protette.
Sono numeri impressionanti, che rivelano un fenomeno grave di illegalità e criminalità ambientale, ma l’altra faccia della medaglia è la determinazione, il rigore e la passione con cui le guardie volontarie svolgono il loro compito, a tutela della fauna selvatica. «La capacità di controllo del territorio è fondamentale per contrastare il bracconaggio», continua Giampaolo Oddi, «i volontari danno un contributo notevole, ma non bastano. Siamo preoccupati per la cancellazione delle polizie provinciali e per l’incertezza sul futuro del Corpo forestale dello Stato, proprio le forze specializzate sugli illeciti ambientali».
Le guardie, che nascono per la vigilanza venatoria, nel tempo hanno acquisito anche competenze più ampie, a contrasto dei reati ambientali. Spesso si occupano anche della fauna selvatica in difficoltà, portando gli animali nei Centri di recupero. Il nucleo campano, poi, è molto attivo per smascherare discariche, lo smaltimento illegale di rifiuti e gli scarichi di inquinanti degli opifici, come oleifici e allevamenti di bufale. In passato, il nucleo di Salerno ha ricevuto il Panda d’Oro per i risultati di questa preziosa attività, svolta con il Corpo forestale dello Stato e la Guardia di finanza.
«Per il contrasto al bracconaggio, in Campania, l’impegno più importante è il campo antibracconaggio di Ischia, in primavera, quando gli uccelli migrano dall’Africa», afferma Piernazario Antelmi, delegato WWF per la Campania. In vent’anni sono state sequestrate sull’isola circa ottanta armi rubate, decine di migliaia di cartucce e migliaia di trappole per gli uccelli. A questo si aggiunge l’attività sulla terraferma, tutto l’anno, anche nelle aree protette.
 

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