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I vestiti che inquinano

Una recentissima ricerca condotta da un team internazionale e pubblicata su Science ha scoperto che sui fondali del Mar Tirreno, nell’area compresa fra Toscana, Lazio, Sardegna e Corsica, sono presenti fino a 1,9 milioni di microplastiche per metro quadrato.…

Una recentissima ricerca condotta da un team internazionale e pubblicata su Science ha scoperto che sui fondali del Mar Tirreno, nell’area compresa fra Toscana, Lazio, Sardegna e Corsica, sono presenti fino a 1,9 milioni di microplastiche per metro quadrato. Il dato è allarmante: si tratta delle concentrazioni più alte mai registrate a livello globale! Un’analisi sulle microplastiche ritrovate nei fondali del Tirreno conferma che queste sono costituite per oltre il 70% da microfibre tessili che non vengono efficacemente trattenute dagli impianti di trattamento delle acque reflue e che quindi dal lavaggio dei nostri tessuti finiscono direttamente nel mare. 

La tendenza del mercato tessile e dell’abbigliamento di questi ultimi anni è stata quella di trasformare il vestiario in un bene sempre più economico e di minore qualità, spesso realizzato con tessuti misti e sintetici. Il mercato ha modificato quindi anche le nostre abitudini, portandoci ad acquistare abiti con maggiore frequenza e a dismetterli rapidamente, sulla scia di mode spesso stagionali! Questo aumento degli acquisti comporta un elevato impatto sugli ecosistemi dovuto da un lato al crescente prelievo delle materie prime e alle fasi di lavorazione e trasporto dei capi, dall’altro all’impatto delle attività di lavaggio dei nostri abiti che causa un elevato inquinamento da microfibre nei mari a noi più vicini.  

Non tutti sanno, infatti, che i capi sintetici nel momento in cui vengono lavati rappresentano una delle principali fonti di contaminazione delle acque per quanto riguarda le cosiddette microfibre, ossia quei filamenti plastici piccolissimi che vengono rilasciati e entrano nell’ambiente. Si tratta di un problema di enorme portata, dato che si parla di decine o centinaia di chilogrammi di microfibre rilasciate quotidianamente in ogni città. Il 40% delle microfibre non viene trattenuto dagli impianti di trattamento delle acque reflue e finisce in mare, dove queste plastiche microscopiche vengono ingerite dagli organismi marini, entrando così nella catena alimentare fino alle nostre tavole. Secondo lo studio della fondazione Ellen MacArthur, gli abiti scaricano ogni anno negli oceani mezzo milione di tonnellate di microfibre. Solo per farci un’idea più chiara, stiamo parlando di una quantità pari a oltre 50 miliardi di bottiglie di plastica.  

La raccomandazione, quando vorrete acquistare un capo, rimane quella di scegliere quanto più possibile tessuti naturali, prodotti in maniera sostenibile (per es. in cotone biologico certificato). Una volta acquistati i nostri abiti, possiamo scegliere di ridurre il nostro impatto sull’ambiente, impostando la lavatrice con lavaggi delicati e temperature basse per diminuire il rilascio di microfibre.  

Certamente il migliore dei consigli è: acquistiamo meno vestiti! Non solo perché gli studi hanno dimostrato che il primo lavaggio è quello che rilascia il maggior numero di microfibre, ma soprattutto perché liberarci del superfluo abbatte i tempi del riordino degli armadi e ci insegna a vivere nel rispetto dei limiti dell’unico Pianeta che abbiamo.  

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