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Il report IPBES prova una perdita di natura senza precedenti

“Unprecedented”, “Senza precedenti”. Questo l’aggettivo utilizzato oggi dall’IPBES (Intergovernamental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services dell’ONU, l’equivalente per la biodiversità al ruolo dell’IPCC per il cambiamento climatico) per definire l’azione distruttiva dell’uomo sulla natura in occasione del…

“Unprecedented”, “Senza precedenti”. Questo l’aggettivo utilizzato oggi dall’IPBES (Intergovernamental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services dell’ONU, l’equivalente per la biodiversità al ruolo dell’IPCC per il cambiamento climatico) per definire l’azione distruttiva dell’uomo sulla natura in occasione del lancio, oggi a Parigi, del Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services.  

Il rapido deterioramento cui è soggetta la biodiversità globale, e di conseguenza i servizi ecosistemici – cioè i contributi materiali e non materiali che la ricchezza della vita sulla terra fornisce al genere umano – ha da oggi una ulteriore conferma. Il rapporto, sottolinea il WWF, è un ennesimo campanello d’allarme per il mondo politico, economico e per le imprese affinché intraprendano azioni decisive, e sottolinea l’urgente necessità di un “New Deal” un nuovo accordo tra la specie umana e la natura entro il 2020.

“Siamo all’ennesima, autorevolissima, sottolineatura scientifica su ciò che il WWF sostiene da anni, e cioè che con l’erosione della biodiversità e dei servizi ecosistemici che la stessa vita sulla Terra ci garantisce, dal ciclo dell’ossigeno e del carbonio a quello dell’acqua, dalla produzione alimentare alle risorse forestali, stiamo mettendo a rischio il nostro stesso futuro. E’ necessario incidere sull’economia perché perseverare con l’attuale meccanismo basato sulla crescita materiale indefinita è come continuare a segare il ramo sul quale siamo seduti. Abbiamo bisogno di attuare un’economia della post-crescita, che ci consenta di vivere nei limiti biofisici della nostra Terra”, ha detto Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico WWF Italia. 

Lo studio, che si sviluppa in 1.800 pagine, è una prima e completa fotografia dello stato della biodiversità mondiale dal 2005, realizzato grazie alla documentazione fornita da 400 esperti mondiali di oltre 50 Paesi.  Riprendendo i dati del Living Planet Report del WWF, pubblicato nel 2018, il report IPBES traccia un quadro allarmante sulla perdita di natura in atto nel nostro Pianeta: l’estinzione delle specie corre infatti a ritmi sempre più veloci. 

Secondo il report IPBES, le azioni dell’uomo hanno alterato in modo significativo la natura in tutto il mondo. Tre quarti dell’ambiente terrestre e circa il 66% dell’ambiente marino sono stati modificati in modo significativo. Più di un terzo della superficie terrestre del mondo e quasi il 75% delle risorse di acqua dolce sono ora destinate alla produzione di colture o bestiame e circa 1 milione di specie animali e vegetali, come non si era mai verificato nella storia dell’umanità, rischiano l’estinzione. Molte potrebbero scomparire fra pochi decenni. 
Il rapporto offre anche uno studio completo dell’interconnessione tra cambiamento climatico e perdita di natura. Fra le principali cause dei mutamenti dell’ecosistema c’è il cambiamento climatico provocato dall’azione umana. 

Le emissioni di gas serra sono raddoppiate, provocando un aumento delle temperature medie globali di un grado 1°C, mentre il livello medio globale del mare è aumentato da 16 a 21 centimetri dal 1900. Questi cambiamenti hanno provocato impatti diffusi in molti aspetti della biodiversità, a cominciare dalla stessa distribuzione delle specie.

Proprio in questi giorni il WWF ha lanciato la campagna SOS Natura d’Italia, per difendere orsi, lupi, lontre, rapaci e altre specie in estinzione attraverso le Oasi: fino al 19 maggio è possibile contribuire con un SMS al 45590 .

“La valutazione globale IPBES dice che la nostra società è in guai seri. Siamo la prima generazione che possiede gli strumenti per vedere come la Terra sia stata cambiata dall’uomo, ma anche l’ultima che può agire contro molti di questi cambiamenti, con azioni coraggiose”, ha detto Guenter Mitlacher, direttore della International Biodiversity Policy, WWF Germany.
Oltre al rapporto di valutazione globale IPBES, quasi 600 esperti di conservazione di tutto il mondo hanno anche sostenuto una Call4Nature per un’azione globale per arrestare il declino della natura. Tra loro c’era la grande scienziata e primatologa Jane Goodall, il conduttore televisivo Chris Packham e l’attrice francese Juliette Binoche. Call4Nature è una lettera aperta avviata dal WWF, che sottolinea l’urgente necessità di un’azione da parte dei leader politici per fermare l’allarmante scomparsa della vita sulla Terra.

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