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La crisi climatica nel Mediterraneo

Il Mediterraneo è una delle regioni maggiormente a rischio per gli effetti del cambiamento climatico nel mondo. Gli impatti che stanno affliggendo e affliggeranno i sistemi naturali colpiranno inevitabilmente le persone e le attività economiche, mettendo a rischio…

Il Mediterraneo è una delle regioni maggiormente a rischio per gli effetti del cambiamento climatico nel mondo. Gli impatti che stanno affliggendo e affliggeranno i sistemi naturali colpiranno inevitabilmente le persone e le attività economiche, mettendo a rischio le società.
Domani l’IPCC, il panel Scientifico dell’ONU, renderà noto un nuovo rapporto sull’impatto del cambiamento climatico sugli oceani e sulla criosfera (ghiaccio marino e terrestre, ai poli e sulle montagne), che rappresenta un nuovo documentato e autorevole nonché sconvolgente grido d’allarme. In attesa di questo report, il WWF Italia ha redatto il dossier “La crisi climatica nel Mediterraneo: alcuni dati”.

Il Mediterraneo è un mare relativamente chiuso, con stretti passaggi di comunicazione con l’Oceano Atlantico (stretto di Gibilterra) e con il mar Nero (stretto del Bosforo). È poco profondo, quindi le sue acque si riscaldano a tassi superiori rispetto a quelli degli oceani.

A causa dell’aumento della temperatura delle acque, nel Mediterraneo sono comparse e si sono sviluppate
specie tipicamente tropicali. Su circa 17mila specie, si calcola che mille siano aliene, cioè originarie di altre zone del mondo, portate dalle imbarcazioni o da altre attività umane e poi sviluppatesi grazie al clima favorevole in competizione con le specie già presenti nel nostro mare e a loro volta già sofferenti a causa dell’innalzamento
della temperatura. 
Quello che si potrebbe verificare sono morie di massa e in intere aree, anche per la carenza di ossigeno (zone ipossiche). A tutto questo si aggiunge il fenomeno dell’acidificazione, un effetto diretto dell’incremento della CO2 in atmosfera che poi si scioglie nelle acque marine formando acido carbonico e provocando una diminuzione del PH, con effetti gravi su alcune specie, soprattutto quelle che presentano scheletri calcarei (per esempio il corallo rosso).
I danni alle singole specie e la distruzione degli habitat hanno ricadute immediate e a lungo termine per le donne e gli uomini che vivono nella regione, dalle attività di pesca alla protezione dall’erosione e dalle inondazioni delle aree costiere: in termini strettamente economici si è calcolato che le sole risorse biologiche (pesca) nel Mediterraneo hanno un valore annuo di circa 500 miliardi di euro.

La temperatura delle acque superficiali è aumentata anche di 1,8 gradi e oltre, raggiungendo in estate anche i 30 °C, mentre quella delle acque profonde di 0,2 gradi; negli abissi le temperature potrebbero aumentare anche di 1 grado, un aumento enorme per quanto riguarda le profondità marine.

A provocare gravi impatti sul Mediterraneo e su tutta l’Italia è anche la fusione delle coperture di ghiaccio sulla terra: dall’innalzamentodel livello del mare alla drastica o totale riduzione delle riserve d’acqua dei ghiacciai montani su cui si basa la vita degli ecosistemi e delle comunità umane. La fusione dei ghiacci montuosi avranno anche enormi effetti sulla morfologia delle montagne, sul ciclo idrico,sulla vita delle specie animali e vegetali, nonché delle comunitàe le attivitàumane e sulla cultura di quelle zone. 

La fusione dei ghiacci terrestri (soprattutto in Groenlandia), poi, contribuisce direttamente a far innalzare il livello degli oceani e dei mari. I mareografi ci dicono che la crescita è stata di circa 18 centimetri negli ultimi 100 anni come media globale e circa 13.5 centimetri nel Mediterraneo.

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