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Le associazioni incontrano il ministro De Girolamo

Aprire un confronto sull’applicazione a livello nazionale della Pac (Politica agricola comune). E’ quanto chiedono le 14 Associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica (AIAB, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, FAI, Federbio – Upbio, FIRAB, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Slow Food,…

Aprire un confronto sull’applicazione a livello nazionale della Pac (Politica agricola comune). E’ quanto chiedono le 14 Associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica (AIAB, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, FAI, Federbio – Upbio, FIRAB, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Slow Food, Touring Club Italiano, Pro Natura, Società Italiana Ecologia del Paesaggio, WWF) che hanno incontrato a Roma il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Nunzia De Girolamo, il capo Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale Giuseppe Blasi, il Direttore generale delle politiche internazionali e dell’Unione europea Felice Assenza e il capo della segreteria tecnica Raffaele Borriello.

Concluso l’iter della riforma della Pac a livello europeo, le Associazioni chiedono di aprire un tavolo in vista della definizione, da parte del Governo, d’intesa con le Regioni, del quadro strategico di riferimento per la programmazione di tutti i Fondi Comunitari per il periodo 2014 – 2020. “E’ fondamentale – ha affermato la portavoce del tavolo Maria Grazia Mammuccini- avere un quadro su come il Ministero sta lavorando sulla nuova programmazione e come intende muoversi  in termini di strategia e rapporti con il parternariato.  A partire da questo primo confronto di oggi, chiediamo al ministro De Girolamo che nell’ambito del partenariato siano opportunamente coinvolte tutte le associazioni del mondo agricolo, compreso quelle del biologico, e quelle di protezione ambientale, attraverso forme di partecipazione non solo formali ma sostanziali”.

Le 14 Associazioni giudicano negativamente l’accordo raggiunto a livello europeo, in particolare il primo pilastro sugli aiuti diretti dove non si è vista una vera svolta verso un nuovo modello agricolo in grado di premiare le aziende più virtuose, che producono i maggiori benefici per la società, cibo sano, tutela dell’ambiente e capacità di creare lavoro per i giovani. L’esito finale relativamente al greening ne è la più chiara dimostrazione.

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