Pandanews

Mediterraneo, l’invasione delle specie aliene

Il Mediterraneo è il mare più invaso del pianeta dalle specie aliene. Nel Mare Nostrum si registrano più di 1.500 specie animali e vegetali definibili aliene, in quanto non autoctone. Solo i pesci penetrati dal Mar Rosso sono…

Il Mediterraneo è il mare più invaso del pianeta dalle specie aliene. Nel Mare Nostrum si registrano più di 1.500 specie animali e vegetali definibili aliene, in quanto non autoctone. Solo i pesci penetrati dal Mar Rosso sono 78. “Il numero è in netto aumento, veicolato dai cambiamenti climatici – dice Franco Andaloro, Direttore di Ricerca ISPRA e membro del Comitato Scientifico del WWF – . stiamo appurando che ambienti fragili e deboli sono sempre più soggetti alle “bioinvasioni” . Nelle aree marine protette invece i fenomeni sono decisamente più contenuti rispetto ad altre aree, quindi dobbiamo tutelare l’ambiente per difenderci dalle specie aliene”.
Il fenomeno raggiunge grandi dimensioni soprattutto nei mari cosiddetti Levantini. “In Libano, Siria e Israele le specie aliene rappresentano oltre il 50% delle catture commerciali – continua Andaloro – . Da noi sono più rare anche perché vengono trasportate attraverso le correnti. Negli ultimi 12 anni il cambiamento climatico, modificando la corrente intermedia levantina, ha consentito a un tratto di mare orientale di raggiungere le acque del Mediterraneo centrale. Per questo motivo sono arrivate nel Mediterraneo e nei mari italiani 15 specie dal Mar Rosso. Tre di loro rappresentano un pericolo: sono il Lagocephalus sceleratus , o pesce palla maculato la cui alimentazione può risultare letale – già decine le vittime nei mari orientali –  il fugu, pesce di cui si nutrono i giapponesi preparato da un cuoco laureato che lo assaggia a tavola prima dei clienti ricevendone una scarica fortissima che vuole essere letta eroticamente (possiede all’interno dei propri organi una dose letale di tetrodotossina e in caso di errore significa la morte) e il lyonfish, il pesce leone, che è stato avvistato a Malta alcuni mesi fa e anche nei mari dello Ionio siciliano. Non è letale ma è un pesce dalla puntura estremamente dolorosa, ben più di quella della nostrana tracina”. 
Come uscirne? “Le raccomandazioni internazionali esortano i Paesi ad adottare azioni di prevenzione, mitigazione e adattamento – sottolinea Andaloro. Si riesce a fronteggiare tutto questo con le aree marine protette e con i sistemi di prima allerta che ci hanno consentito ad esempio di trovare 12 pesci palla maculati prima che raggiungessero il consumo. Ecco perché stiamo sempre più coinvolgendo i pescatori in progetti di citizen science, per acquisire informazioni di dettaglio che solo loro ci possono dare. E’ estremamente importante restituire a loro il mare. Proprio perché sentire le risorse proprie le fa custodire , piuttosto che sentirle di nessuno”.
Andaloro sottolinea anche i rischi di un “revisionismo “ in fatto di specie aliene. “C’è oggi una forte spinta ‘politica’ a non considerare più aliene dalle convenzioni internazionali le specie che non siano state introdotte volontariamente o involontariamente dall’uomo  E questo è uno scenario pericoloso soprattutto in funzione della volontà dell’Egitto di allargare il Canale di Suez: ciò aumenterà fortemente l’ingresso di specie non indigene indo-pacifiche, che stanno raggiungendo anche il Mediterraneo Centrale”.
Tra le specie introdotte dall’uomo  (volontariamente o involontariamente) molte arrivano da acquacoltura e acquariologia, o per la semplice importazione di vermi da esca. Sono ben 36 le specie non mediterranee oggi allevate e vendute per la pesca in Mediterraneo. Involontariamente le specie arrivano attraverso  le acque di zavorra, soprattutto le più piccole che viaggiano in spore, larve e cisti, o attraverso le incrostazioni degli scafi . Addirittura vi sono parassiti che sopravvivono con la specie che li trasporta e viaggiano anche quando questa finisce nelle reti e nei banchi dei mercati. “Ecco perché oggi – conclude l’esperto del Comitato Scientifico WWF – si sta cercando di adottare protocolli di precauzione che un tempo non esistevano.

La natura chiama. E a volte scrive anche. Iscriviti alla newsletter WWF

Utilizziamo cookie tecnici, indispensabili per permettere la corretta navigazione e fruizione del sito nonché, previo consenso dell’utente, cookie analitici e di profilazione propri e di terze parti, che sono finalizzati a mostrare messaggi pubblicitari collegati alle preferenze degli utenti, a partire dalle loro abitudini di navigazione e dal loro profilo. È possibile configurare o rifiutare i cookie facendo clic su “Configurazione dei cookie”. Inoltre, gli utenti possono accettare tutti i cookie premendo il pulsante “Accetta tutti i cookie”. Per ulteriori informazioni, è possibile consultare la nostra cookies policy.